ilsussidiario.net
Dir. Resp.
Tiratura: n.d. - Diffusione: n.d. - Lettori: 25711
Edizione del 31/12/2020
Estratto da pag. 1
Dopo le richieste arrivate dal Comitato tecnico scientifico, riguardantimodifiche al protocollo delle Regioni sulle riaperture degli impianti (insintesi: mascherina ovunque, cabinovie e funivie al 50% di occupazione, skipassa numero chiuso), ieri si è riunita la Conferenza delle Regioni e delleProvince autonome, che in serata ha riapprovato il protocollo di apertura degliimpianti da sci, rivisto adesso con i suggerimenti del Cts. “Ora sappiamo comepotranno aprire gli impianti da sci – dice Roberto Failoni, assessoreprovinciale al Turismo di Trento -, rimane solo da capire il quando”. Dopo il via libera della Conferenza delle Regioni, il protocollo dovrebbeottenere un nuovo ok dal Comitato, che comunque baserà ogni decisionesoprattutto sui dati del contagio, ancora non esattamente tranquillizzanti. Lastagione, insomma, resta ancora incerta: “Tramontata la data del 7 gennaio –continua Failoni -, come Regioni chiediamo con forza al Governo l’aperturadegli impianti, e conseguentemente l’avvio della stagione invernale, per lunedì18 gennaio. Ci sembra una proposta seria, che tenga conto anche dellasituazione epidemiologica. Adesso tocca al Governo decidere, il mondo dellamontagna ha bisogno di certezze, non possiamo continuare a vivere nel limbo piùassoluto”.“Sarebbe davvero la possibilità estrema, per salvare almeno le settimanebianche, il carnevale, e tirare avanti magari fino a Pasqua, il 4 aprile”,conferma anche Tullio Serafini, presidente dell’Apt Campiglio-Rendena.La situazione resta incerta. Un’impasse ben riassunta dal sindaco diCourmayeur, Roberto Rota: “Non possiamo pensare che i costi fissi di gestionedi una stazione – ha dichiarato – possano essere assorbiti in 30-40 giorni diapertura”. “Sicuramente il fatto di non avere certezza sulla data di riaperturadelle piste da sci sta creando un danno enorme, non solo alla società diimpianti di risalita, ma a tutto l’indotto, quindi a tutte le attività sullepiste e in paese. Il non avere una certezza di riapertura pregiudica leprenotazioni: tutto questo sta diventando insostenibile”.La sensazione di impotenza è diffusa tra gli operatori della montagna-neve,anche se non manca chi vuole sperare ancora. Come il neopresidente dellasezione Impianti a fune di Confindustria Trento, Luca Guadagnini, che vedenelle abbondanti nevicate che hanno trasformato in cartoline natalizie leskiaree, oggi deserte, un segnale di ottimismo: “La neve naturale potrebbeconsentire il prolungamento di qualche settimana della stagione, recuperando inprimavera parte delle perdite, soprattutto in alta quota. Anche se ormai èchiaro che la riapertura degli impianti non avverrà il 7 gennaio. Speriamo dipoter riaprire non appena la curva epidemiologica lo consentirà”.© RIPRODUZIONE RISERVATA