ilmattino.it
Dir. Resp.
Tiratura: n.d. - Diffusione: n.d. - Lettori: 70298
Edizione del 31/12/2020
Estratto da pag. 1
Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni e dell'Emilia Romagna: ritiene che l'Italia sia in ritardo nell'acquisto dei vaccini dopo che la Germania li ha acquistati fuori dal contesto Ue?«Stanno arrivando le dosi previste nell'ambito del piano europeo, che ha visto l'accordo di tutti gli Stati. La campagna vaccinale, peraltro, è iniziata in anticipo rispetto alle previsioni di solo due mesi fa. Guardiamo a ciò che dobbiamo fare noi, presto e bene, e cioè un'organizzazione efficiente per vaccinare, da subito ed entro due mesi, tutto il personale sanitario, quello dei servizi socioassistenziali e i degenti delle Rsa; dopodiché va avviata la vaccinazione di massa della popolazione, partendo ovviamente dagli anziani e dalle categorie più fragili ed esposte. Pensiamo a vaccinare i tantissimi che lo vogliono fare nel minor tempo possibile».
APPROFONDIMENTI
IL RETROSCENA
Conte-Renzi, la distanza aumenta. Iv pronta alla crisi. Monta...
DDL BILANCIO 2021
Manovra, le misure: assegno unico figli, bonus auto, partite Iva,...
LA CONFERENZA
Conte: «Escludo l'obbligo del vaccino, senza fiducia di un...
Conte-Renzi, la distanza aumenta. Iv pronta alla crisi. Monta l'insofferenza PdLe scuole saranno in grado di aprire il 7 gennaio con questa tabella di marcia?«Sì. Parlo dell'Emilia-Romagna che è la situazione che conosco: abbiamo potenziato il trasporto pubblico locale mettendo in strada oltre 500 bus aggiuntivi e definito orari d'ingresso variabili lì dove serviva, lavorando ai tavoli provinciali coordinati dai prefetti insieme a enti locali, scuole e aziende di trasporto. Come Regione abbiamo investito oltre 20 milioni di euro e saremmo stati pronti a partire con una presenza in aula del 75%; dopodiché in Conferenza delle Regioni e con Comuni e Province abbiamo raggiunto l'intesa col Governo per partire col 50% di studenti delle superiori in presenza».Tuttavia il virus è ancora tra noi...«Bisognerà ovviamente monitorare l'andamento epidemiologico dei prossimi giorni, ma penso ci siano le condizioni per riaprire il 7 gennaio. La scuola, come la salute, deve tornare in cima alle priorità del Paese: e questo non perché la si possa considerare sicura al 100%, niente lo è col virus in circolazione, ma perché la vita dei nostri figli, il contrasto della dispersione scolastica e il successo formativo debbono essere una delle priorità».Presidente Bonaccini Conte ha dichiarato che se verrà meno la fiducia di un partito andrà in Parlamento. L'allusione è a Iv. E' d'accordo con il premier?«Credo che il Paese adesso abbia bisogno di uscire da una pandemia senza precedenti e di ripartire, non certo di una crisi di Governo al buio; con la più grande campagna di vaccinazione della storia da realizzare, insieme a un piano straordinario di investimenti per oltre 200 miliardi di euro col quale ricostruire il Paese, definendo ciò che il Paese stesso sarà nei prossimi 20-30 anni, servono stabilità e coesione. Dimostriamo a noi stessi e al mondo che siamo un Paese serio, che sa fare le cose, altrimenti ne usciremo a pezzi».Il Recovery va cambiato, anche il Pd chiede modifiche?«Un piano di questa portata va condiviso con il Paese, non definito all'interno di un palazzo a Roma o solo negli uffici ministeriali. Serve il confronto con il mondo del lavoro, dell'impresa e dei saperi. E serve un protagonismo diretto dei territori: senza la collaborazione con Regioni e Comuni nessun Governo riuscirà mai ad attuare progetti per una mole tale di investimenti in sei anni, così come richiesto, se non si vogliono perdere i fondi europei».Quelle chieste da Renzi le condivide?«Non entro nel merito delle varie proposte di questi giorni. Più in generale, sono d'accordo sul fatto che serva un cambio di passo sul Next Generation EU. Faccio due esempi per capirci. Nove miliardi per potenziare la sanità pubblica del Paese non sono sufficienti, come ha sottolineato anche il ministro Speranza, e i casi sono due: o si prendono i 36 miliardi del Mes, come ho proposto fin dal primo gi
orno, o si stanzia una quota di pari importo o quasi del Recovery Fund».Qual è l'altra proposta?«Secondo esempio, ieri il ministro Boccia e il capo della protezione civile Borrelli erano con me nel modenese per un sopralluogo nei comuni alluvionati e ogni anno il Paese spende oltre 4 miliardi per riparare i danni delle calamità: non è credibile investire più per i risarcimenti che per la prevenzione e io chiedo che il Recovery debba contenere questo cambio di paradigma. I progetti li abbiamo pronti e vogliamo realizzarli il prima possibile».Ritiene utile la mega cabina di regia prevista da Conte per la gestione dei progetti?«Mi sembra sia già stato deciso di prendere una strada diversa. Io chiedo un coinvolgimento diretto di Regioni ed Enti locali affinché, attraverso procedure semplificate, possano programmare e realizzare la parte di investimenti che competono al territorio. Nel 2012, dopo il terremoto dell'Emilia, facemmo così e nonostante sia stato per danni il secondo più disastroso dopo quello dell'Irpinia, oggi la ricostruzione è quasi completata».Insomma decentrare il potere più che accentrare?«Se guardo ad altri modelli di ricostruzione gestiti da Roma i risultati sono purtroppo diversi. La mia regione è sempre stata in grado di programmare e spendere i fondi europei al 100%, mi aspetto di essere messo nelle condizioni di poter fare altrettanto con le risorse del Recovery, per non trovarci all'ultimo minuto a cercare scorciatoie impossibili».De Luca già si è vaccinato per dare l'esempio, lei?«Ho subito detto che sarei pronto a vaccinarmi immediatamente. Ma sono stato positivo, curando la polmonite a casa per 40 giorni, e adesso per alcuni mesi dovrei essere immunizzato: credo quindi che non risulterò fra i primi. Ma ripeto: lo farò non appena sarà il mio turno».Ritiene utile che i politici facciano da testimonial?«Ritengo utile qualsiasi iniziativa dimostri ai cittadini che vaccinarsi è sicuro e indispensabile. Il vaccino è il solo strumento che può davvero sconfiggere il virus».Si temono defezioni sul fronte delle categorie destinate a ricevere i primi vaccini il ruolo delle Regioni quale dovrà essere?«In Emilia-Romagna il 95% del personale sanitario ha già aderito alla campagna vaccinale e l'opera di sensibilizzazione proseguirà. Domenica 27, il giorno del Vaccine Day, ero in un ospedale di Modena e proprio fra medici e infermieri si percepiva benissimo l'importanza storica del momento, l'orgoglio e l'emozione per ciò che stava avvenendo. I medici e il personale sanitario sono le persone più autorevoli e credibili per dimostrare col proprio esempio cosa bisogna fare per battere il virus e mettere in sicurezza se stessi e gli altri».C'è chi comincia a parlare della necessità di un nuovo partito che superi l'esperienza del Pd per rimettere insieme i cocci della sinistra, cosa ne pensa?«Da domani 1 gennaio in Emilia-Romagna facciamo partire la campagna vaccinale vera e propria dopo il V-Day di domenica scorsa; contemporaneamente stiamo definendo l'erogazione di circa 40 milioni di ristori regionali ad attività economiche, piscine e palestre, cultura, taxisti e Ncc, operatori del turismo invernale colpiti dalle restrizioni anti-Covid, aggiuntivi rispetto ai ristori nazionali; due settimane fa abbiamo sottoscritto un nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima con tutte le rappresentanze sindacali e d'impresa, con professionisti e banche, università ed enti locali: una strategia per lo sviluppo dopo la pandemia condivisa prima ancora che la pandemia sia finita».Non ha risposto alla domanda...«Mi interessa occuparmi di queste cose, dare risposte concrete a cittadini e imprese, costruire un futuro per le generazioni più giovani. La politica e i partiti hanno un senso se si occupano di questo».Il ministro Provenzano ha detto a Il Mattino che fino ad ora i criteri di ripartizione della spesa sanitaria hanno penalizzato il sud è che vanno rivisti. È d'accordo?«Proprio la pandemia ci ha insegnato che in Italia c'è una priorità: investire sulla sanità pubblica e universalistica, che curi e assista chiunque, il povero come i
l ricco. Sulla base di livelli essenziali delle prestazioni che debbono essere garantiti ovunque e alla stessa maniera, al Sud come al Nord. Sono pronto a discutere di qualsiasi cosa serva ad elevare la qualità dei servizi ospedalieri e territoriali. E basta divisioni, per far ripartire il Paese serve unità». © RIPRODUZIONE RISERVATA