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Edizione del 30/12/2020
Estratto da pag. 2
Niente sci almeno fino a metà gennaio. Il Cts: rinviare le elezioni in Calabria
Niente sci almeno fino a metà gennaio. Il Cts: rinviare le elezioni in Calabria parere degli esperti: «Prima di decidere sulla riapertura dovremo valutare la curva dei contagi» LUCA MONTICELLI Pubblicato il 30 Dicembre 2020 ROMA. Dopo la neve, buon tempo viene. Vecchio adagio che, soprattutto in questi giorni di nevicate record, non vale per gli impianti sciistici chiusi a causa delle restrizioni anti Covid. Una beffa per gli operatori del settore, come ha scritto ieri Deborah Compagnoni su questo giornale, e uno scherzo del destino per gli appassionati di sci. Come se non bastasse, dalla riunione del Comitato scientifico di ieri è arrivata un'altra pessima notizia per il settore: la riapertura dei comprensori di risalita slitterà. Era prevista dal Dpcm il 7 gennaio ma gli esperti hanno confermato i rilievi al piano delle Regioni già evidenziati prima di Natale. Secondo il Cts è necessario attendere una valutazione dello stato epidemiológico e dell'evoluzione della pandemia nella prima decade di gennaio per esprimere un parere. Il rischio di contagio è alto e il virus circola troppo. Ora la palla passa al ministro della Salute, Roberto Speranza, che ne discuterà prima all'interno dell'esecutivo e poi nella Conferenza StatoRegioni. Al tavolo del Comitato ieri è stato citato più volte l'esempio del Veneto, che ha molti comprensori invernali ma che proprio in questo periodo vive una fase di emergenza. Il Cts auspica anche il rinvio delle prossime elezioni regionali in Calabria perché giudica non opportuno affrontare una campagna elettorale. Il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ospite di Agorà su Raitre, si augura che il semaforo verde alle discese possa accendersi prima dei mondiali di sci previsti a Cortina a febbraio, «sarebbe un segnale positivo». Nel frattempo, assicura, «il governo non abbandona nessuno, capisco la rabbia di chi è chiuso, a gennaio faremo il quinto Decreto Ristori». La curva dei contagi resta critica, nelle ultime 24 ore salgono a Ð .212 i nuovi casi di coronavirus in Italia e 659 sono le vittime, però il bollettino del ministero registra 128.740 tamponi, quasi il doppio rispetto a lunedì. La positività è in calo dal 12,5% all'8.7%i. In diminuzione i posti occupati in terapia intensiva e i ricoveri ordinari. La regione con più casi è sempre il Veneto (+2.655), seguita da Lazio (+1.218) e Sicilia (+995). Tornando agli impianti sciistici, gli esperti del Cts chiedono una riorganizzazione del sistema per scongiurare le file nei momenti di maggior afflusso, magari con biglietti venduti solo su prenotazione, fissando un numero massimo di persone sulle piste ogni giorno. Obbligo di mascherina e capienza ridotta del 50% su cabinovie, funivie e seggiovie. Queste ultime potranno essere occupate al 100% solo se aperte, con il divieto di abbassare la calotta antivento. Provvedimenti di prevenzione e protezione che alcuni gestori degli impianti avevano peraltro già iniziato a offrire ai clienti. Oltre alla sanificazione, infatti, gli accessi contingentati e le prenotazioni obbligatorie tramite app sono misure attive in molte realtà delle Dolomiti. Il settore è in rivolta, si sente penalizzato più di altri. «Ci saranno aziende che chiuderanno», dice Enrico Ghezze, responsabile del Consorzio di Cortina-Cristallo. Il vice presidente della Valle d'Aosta, Giovanni Bertschy, si appella al governo: «Abbiamo bisogno di riprendere l'attività almeno nella seconda parte della stagione. Chiederemo corposi indennizzi per il danno economico subito». Arno Kompatscher, alla guida della Provincia di Bolzano, pensa di riaprire Ð gennaio e si rivolge alla Conferenza delle Regioni: «Discutiamo insieme le osservazioni del Cts e le nostre proposte, e prepariamo la ripresa per dare certezze alle imprese». -tit_org- Niente sci almeno fino a metà gennaio. Il Cts: rinviare le elezioni in Calabria