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Dir. Resp.
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Edizione del 14/12/2020
Estratto da pag. 1
Italia delle Regioni
La rigenerazione urbana è una funzione dei Comuni, impatta sugli investimentidei territori ed il modello di governance è quello del bando periferie, conrisorse attribuite direttamente ai Comuni”. Così il delegato all’Urbanistica esindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, nel corso della riunione  della CommissioneUrbanistica dell’Anci, presieduta dal presidente e consigliere comunale diTorino, Stefano Lo Russo.“Non è condivisibile – spiega Occhiuto – l’impianto del disegno di legge indiscussione al Senato che invece prevede una forte centralizzazione regionale.Peraltro – aggiunge il delegato Anci – far dipendere lo sviluppo e latrasformazione urbana da un altro livello di governo lede l’autonomia politicae istituzionale del Comune e dei Sindaci”.“E’ di tutta evidenza – dice da parte sua Stefano Lo Russo – che perun’accelerazione degli investimenti di rigenerazione, trasformazione e recuperodel patrimonio edilizio delle Città, non sia pensabile un’intermediazioneregionale che rallenterebbe il processo attuativo in una materia di esclusivaelezione comunale.  Si chiede un ripensamento al Parlamento per scongiurare ilrischio di rallentare la capacità di spesa delle risorse che l’UE destinerà alnostro Paese, proprio su questo asse strategico, per la sostenibilità sociale eambientale delle nostre Città”.Il nuovo delegato sui progetti per la rigenerazione urbana e sindaco di Pessagocon Bornago, Alberto Villa ha ribadito l’esigenza di “semplificare il piùpossibile le procedure su questi temi, per far sì che le proposte si traducanoin azioni veloci ed efficaci per il bene delle nostre comunità”.La riunione, a cui hanno partecipato anche molti assessori all’urbanistica,lavori pubblici e politiche abitative delle grandi Città, dopo la relazionetecnica del vice segretario generale dell’Anci Stefania Dota, ha affrontato eapprovato i documenti sui altri importanti temi all’ordine del giorno quali gliemendamenti su eco bonus e appalti per legge di bilancio 2021 e prossimiprovvedimenti governativi, il progetto di riforma del testo unico sull’ediliziae la proposta di anticipazione ai Comuni del finanziamento per il sostegno agliaffitti.Le regioni si sono occupate di Opere Pubbliche: 5104 stazioni appaltanti e 217operatori economici – rispondendo ad un’indagine realizzata da Conferenza delleRegioni e delle Province autonome, Confindustria, Ance e Luiss – hanno fornitouna vera e propria radiografia delle difficoltà del sistema dei contrattipubblici nel nostro Paese.Emerge un giudizio critico sul Codice dei contratti pubblici del 2016 cherisulta di difficile applicazione, che ha rallentato la realizzazione degliinvestimenti pubblici e che ha aggravato gli adempimenti burocratici. Anche ildecreto sblocca cantieri non sembra aver risolto le principali criticitànormative preesistenti (lo pensa l’81% dei Responsabili unici del procedimento,Rup, più giovani e le percentuali scendono al salire dell’età, fino a uncomunque robusto 62% nella fascia dei più anziani).  Perplessità anche sullanormativa anticorruzione: solo il 13 % dei Rup che hanno un ruolo di direttore/dirigente apicale la ritiene utile e rispondente ad esigenze di trasparenzaRispetto al grado di criticità delle varie fasi del ciclo dei contrattipubblici l’attenzione dei Rup si concentra su gara e aggiudicazione.Tra le misure che potrebbero far funzionare meglio il sistema gli oltre 5000Rup consultati indicano una razionalizzazione del numero delle stazioniappaltanti e secondo le 217 imprese è fondamentale un percorso diqualificazione e professionalizzazione delle stazioni appaltanti.Sono questi solo alcuni dei dati della ricerca che è stata illustrata nel corsodell’evento on line “Perché  in Italia le opere pubbliche sono ferme?” daBernardo Giorgio Mattarella (Professore Ordinario di Diritto Amministrativopresso la LUISS “G. Carli”). In apertura dei lavori il Vicepresidente dellaConferenza delle Regioni, Giovanni Toti, ha ricordato che “Oggi – attraverso idati di questa ricerca – più di 5000 Responsabili Unici del Procedimento (RUP)ed oltre 200 imprese di diverse dimensioni inviano
al mondo delle istituzioniun messaggio univoco: semplificate davvero e fate presto”.I lavori sono poi proseguiti con una tavola rotonda, moderata da GiorgioSantilli (Il Sole 24 ore), a cui hanno partecipato Giuseppe Busia (PresidenteANAC), Fulvio Bonavitacola (Coordinatore della Commissione Infrastrutture,mobilità e governo del territorio della Conferenza delle Regioni e delleProvince autonome), Giulio Veltri (Consigliere di Stato), Stefan Pan (Delegatodel Presidente di Confindustria) e Edoardo Bianchi (Vicepresidente ANCE).L’intervento di Paola De Micheli (Ministra delle Infrastrutture e deiTrasporti) ha concluso i lavori.Prendendo spunto proprio dai dati presentati oggi, Fulvio Bonavitacola(Commissione infrastrutture Conferenza delle Regioni) si è soffermato su“alcuni tabù che insieme Stato e Regioni hanno il dovere di sfatare. Il primo èche appesantimenti burocratici e complessità delle procedure possanorappresentare un antidoto alla corruzione. Il secondo è che il processo diresponsabilizzazione del dirigente pubblico coincida con un aggravio normativoche invece, al contrario, ha generato il fenomeno diffuso della “paura dellafirma” ed una fuga dalla responsabilità. Infine il tema delle “procedure digara e delle aggiudicazioni” che ha bisogno di un serio tagliando. Temi su cuicome Conferenza delle Regioni abbiamo fatto diverse proposte concrete persemplificare i procedimenti e rendere più celere il processo che porta allarealizzazione delle opere pubbliche.  Siamo stati finora inascoltati, ora ciauguriamo che l’atteggiamento dell’esecutivo cambi”.Per Stefan Pan (Confindustria) “l’uscita dalla crisi economica provocata dallapandemia non può prescindere da un effettivo rilancio della politicainfrastrutturale e dal miglioramento dell’efficienza programmatica erealizzativa degli investimenti in opere pubbliche. Giocano un ruolodeterminante l’efficienza dei processi decisionali, l’adeguamento professionalee tecnologico della pubblica amministrazione, una migliore qualità progettualee un’efficace regolazione del mercato dei contratti pubblici. Per il buonfunzionamento complessivo della politica infrastrutturale non si può ricorrerecontinuamente a correttivi o a deroghe, ma serve un sistema normativo eregolatorio il più possibile semplice, chiaro, flessibile e ragionevolmentestabile nel tempo”.Infine Edoardo Bianchi (Vicepresidente Ance) ha rimarcato “Da oltre venti anniil mercato dei lavori pubblici è afflitto da una schizoide ipertrofia normativae da una progressiva carenza di risorse perché destinate prioritariamente afavore della spesa corrente. In tutto il settore vige una presunzione dicolpevolezza che ha definitivamente bloccato ogni cosa. Serve chiarezza sullacentralità, per ora solo a parole, delle infrastrutture per rilanciare ilPaese”.©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate dipubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere allaRedazione