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Edizione del 08/12/2020
Estratto da pag. 1
Abruzzo tra zona rossa e arancione. Intervista al Presidente Marco Marsilio
Il presidente Marco Marsilio con l''ordinanza n.106 del 6 dicembre 2020 ha anticipato il passaggio della Regione Abruzzo da zona rossa ad arancione. Una decisione unilaterale che ha creato frizioni con il governo, alla luce dell''imminente rivalutazione dei dati prevista per il 9 dicembre. I ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza hanno diffidato il governatore, che a Rainews.it racconta la decisione spaziando sulla situazione pandemica
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di Domenico Di Cesare

08 dicembre 2020L'ordinanza regionale di Marco Marsilio apre un solco con il governo sulla gestione della pandemia di coronavirus Covid-19: al centro del dibattito c'è l'anticipazione del passaggio da zona rossa ad arancione della Regione Abruzzo. Una decisione che ha riacceso discussioni sul confine decisionale tra le Regioni e Roma e sulla lettura dei dati e dei parametri che decretano il colore di una regione (rossa piuttosto che arancione o gialla). Al dibattito si sono uniti esponenti politici e rappresentanze, a vario titolo, degli esercizi commerciali che hanno accolto con favore la possibilità di riaprire nella giornata dell'Immacolata Concezione.

Le rassicurazioni di Marsilio che ha più volte, nelle ultime ore, sottolineato il suo rapporto costruttivo e sereno con il ministro della Sanità Roberto Speranza, ma anche con il Ministro per gli affari regionali Boccia e con il commissario Domenico Arcuri, si sono infrante nella diffida annunciata e successivamente ricevuta. "Ipotizzano addirittura responsabilità penali per l'ordinanza con cui ho riportato anzitempo la regione da rossa ad arancione. Se passasse questo principio qualcuno mi dovrebbe dire di chi sono le responsabilità penali di tutti gli altri contagiati. I nostri legali stanno valutando il tono, il merito e la misura della risposta". "Ho anticipato zona rossa in Abruzzo, ora anticipo zona arancione", sono le ultime dichiarazioni del Presidente per ribadire con fermezza la strada intrapresa.

Alle nostre domande il governatore Marsilio ha risposto sulla recente crisi con l'esecutivo e sulla situazione pandemica in Abruzzo, uno delle prime regioni in Italia ad attivare lo screening di massa tuttora in corso.

Anticipare il passaggio della Regione da zona rossa ad arancione è stato uno "strappo" col governo centrale, sebbene supportato da dati confortanti. Il bene dell'Abruzzo prima di tutto oppure la decisione è scaturita da un’opportunità politica? Ha avuto molta visibilità mediatica e una diffida.

Con il governo, sin dall’inizio della pandemia, ho avuto un rapporto leale e costruttivo e auspico che, se di strappo si può parlare, possa essere ricucito nell’interesse comune dell’Abruzzo. La visibilità fine a se stessa non mi interessa. Comprendo le motivazioni che hanno indotto i ministri Boccia e Speranza a chiedere la revoca della mia ordinanza, ma ho ritenuto di far prevalere le ragioni dell’Abruzzo, evitando che un’applicazione letterale delle norme provocasse un trattamento sproporzionato e dannoso per la nostra regione. Numeri alla mano, non aveva alcun senso impedire alle attività economiche e commerciali di riaprire in un periodo cruciale come questo.

L'Abruzzo è stata per diversi giorni l'unica regione rossa d'Italia. Quanto ha influito questo triste primato sulla credibilità della sua amministrazione? È traumatico passare da terra di vacanza a regione da evitare.

È stata l’unica per un solo giorno e sono stato io, sempre con ordinanza presidenziale, ad anticipare l’ingresso dell’Abruzzo in zona rossa, poi ratificato dal governo, perché ritenevo che fosse determinante applicare tempestivamente la disciplina più restrittiva con l’obiettivo di riportare l’Abruzzo in sicurezza e i frutti di questa scelta hanno prodotto gli effetti sperati. I dati di due successivi report della Cabina di Regia nazionale e quelli dell’ultimo fine settimana dimostrano che l’obiettivo è stato raggiunto nel minor tempo possibile, così da salvare almeno in parte la stagione natalizia. Credo, pertanto, che il senso di responsabilità dimostrato
abbia reso più credibile la Regione Abruzzo, che tornerà al più presto meta di vacanze.

 

L'Abruzzo è pioniere dello screening di massa e la Provincia dell'Aquila è stata la prima a essere interessata. La risposta dei cittadini virtuosi al momento non supera il 30%. È soddisfatto o c'è qualcosa nella comunicazione che non ha funzionato? 

Non credo ci sia stato un problema di comunicazione, certo è che il maltempo non ha incentivato alla partecipazione. In ogni caso lo screening in provincia dell’Aquila, nei suoi centri più popolosi, il capoluogo e Avezzano, andrà avanti anche nei prossimi giorni e spero che la percentuale delle persone che si sottoporranno al tampone crescerà. Ad horas abbiamo individuato 282 positivi asintomatici, ‘bombe infettive’ che avrebbero potuto contagiare altre persone. Sono certo che la partecipazione aumenterà nel prossimo test, che si terrà in provincia di Teramo, con la consapevolezza di quanto sia importante evitare nuovi focolai in famiglia e sui posti di lavoro.

Ci sono stati dei tragici episodi che hanno interessato i pronto soccorso regionali. Avete fatto delle ispezioni e cosa hanno evidenziato?

Le situazioni di difficoltà che affliggono i pronto soccorso in Abruzzo risalgono a molto prima della pandemia e purtroppo basta scorrere le pagine dei giornali degli anni precedenti per rendersi conto che, ben prima che il Covid travolgesse tutte le strutture sanitarie del mondo, si verificavano con preoccupante frequenza episodi spiacevoli e anche gravi. Da parte nostra, ci siamo mossi con determinazione e il nostro piano di potenziamento della rete ospedaliera è stato tra i primissimi ad essere approvato dal governo.