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Dir. Resp.
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Edizione del 07/12/2020
Estratto da pag. 1
Recovery Fund ed edilizia sanitaria
[front1057475]07 DIC - Gentile Direttore,se è vero che il sonno della ragione genera mostri, è altrettanto vero che ilsonno delle Regioni ha generato il disastro (pandemico). Un sonno davveroprofondo, in particolare sulla gestione del territorio, sul personalesanitario, sulle RSA, sulla raccolta e gestione dei dati, sulla risorseimpiegate nelle sanità pubbliche, sulla impreparazione ed approssimazione ormaipalesi a tutti i cittadini, sugli eventi che hanno portato ad una mortalità daprimato. E purtroppo non sembra finita: dopo il lungo sonno l’attuale dormiveglia nonpromette nulla di buono e, se il buongiorno si vede dal mattino, attendiamo conterrore il risveglio vero e proprio che, dopo la disfatta conseguente alledistrazioni che hanno governato la sanità pubblica (non solo lombarda), lanciasegnali assai preoccupanti. C’è infatti da essere sfavorevolmente colpiti a leggere quanto riportato su QSa proposito del “piano nazionale di ripresa e resilienza” della Conferenzadelle Regioni presentato il 3 dicembre 2020 con lo scopo di fornire indicazioniper una corretta gestione dei fondi europei. Limitandoci alle proposte regionali per la gestione e superamento della attualecondizione sanitaria (Missione Salute), vengono esposte con indifferenzaconcetti generici, parole prive di significato, affermazioni inutili e banali,assenza assoluta di analisi. Neppure troppo velato, l’unico concetto che siriesce ad afferrare è il seguente: arriveranno molti quattrini e non dobbiamofarceli scappare. Piatto ricco, mi ci ficco, ecco probabilmente il senso delprogetto. Sarebbe certamente da approfondire il significato dell’obbiettivo regionaledefinito “migliorare la gestione delle risorse umane”, se non nell’evidentesottinteso che fino a questo momento le risorse umane non sono state gestitenel migliore dei modi. Finalmente un’autocritica? Giammai, nessuna spiegazionesul percorso che le Regioni intendono affrontare per migliorare la situazione ela quantità/qualità del personale, nessun ripensamento sul fatto che quasisempre i direttori generali sono nominati direttamente dalla politica per leloro caratteristiche di fedeltà e sottomissione e che, per la proprietàtransitiva, questa oggettiva realtà determina una successiva cascata di eventitesa a marginalizzare, spesso ad escludere, quello che una volta venivadefinito pomposamente “governo clinico”. Se andiamo poi ad analizzare il punto relativo al “rafforzamento dellaresilienza e tempestività di risposta del sistema ospedaliero”, scopriamo chein realtà di carenza di personale non si parla proprio, di falcidia di postiletto neppure, così come non si fa cenno ai recenti piani di riorganizzazioneche hanno depotenziato la sanità pubblica spesso a favore di quella privata. Eallora? Semplice, la soluzione escogitata dalle regioni è quella di “potenziareed ammodernare il patrimonio immobiliare e tecnologico”. Non possiamo cheessere d’accordo, condividendo il fatto che la sanità non la fanno i medici egli infermieri e tutto il personale sanitario: secondo le regioni la soluzioneper migliorare la “resilienza e tempestività” pare quella di costruire,costruire, e ancora costruire. Magari dismettendo strutture ospedaliere relativamente recenti e perfettamentefunzionanti per edificarne di nuove. Tutto molto interessante: se le soluzioniprospettate dalle migliori menti della programmazione regionale per garantire“resilienza e tempestività del sistema ospedaliero” sono queste, non possiamoche manifestare il nostro stupore davanti alla grande visione strategica,all’analisi raffinata, alla progettualità sanitaria che stanno dietro gliobiettivi della Conferenza delle Regioni. Se poi la proposta Regionale per il “sostegno alla ricerca medica, immunologicae farmaceutica” consiste anch’essa nella realizzazione di infrastrutture (ancheedilizie?), allora gli assessorati regionali alla sanità non devono avercompreso che le intelligenze sono più importanti delle strutture (edilizie?) eche magari è altrettanto importante operare al fine di trattenere nel nostroPaese alcuni tra i nostri più promettenti ricercat
ori che sono costretti ademigrare all’estero. Oppure realizzare che i ricercatori (quelli veri) percepiscono compensi damorti di fame e che magari alcuni tra i criteri di aggiudicazione di bandiregionali per la ricerca andrebbero rivisti. Nel dettaglio, sarebbe anche belloche la Conferenza delle Regioni spiegasse perché la ricerca immunologica debbavenire considerata separatamente rispetto alla ricerca medica. Interessante poi la proposta di una “digitalizzazione della assistenza medica edei servizi di prevenzione”, laddove si parla disinvoltamente di telemedicina edigitalizzazione, probabilmente senza aver compreso che oggi, proprio a seguitodi scelte regionali, la maggior parte delle strutture sanitarie viaggia per ifatti suoi dal punto di vista informatico e che magari l’assistenza on-line aipazienti domiciliari non può riguardare la totalità degli assistiti dal sistemasanitario. D’accordo quindi che una progettazione seria e responsabile sarebbeopportuna, tuttavia non solo per compiacere le software house che lavoranosotto l'ombrello delle sanità regionali. Invece il “rafforzamento della prossimità delle strutture del SSN” non sembracomprendere interventi edilizi. Tuttavia il progetto di completamento dellarete di Case della salute, degli ambulatori infermieristici (assai piùeconomici degli ambulatori medici), degli ospedali di comunità lasciaintravedere comunque qualche interessante spiraglio Anche al punto “integrazione tra politiche sanitarie e politiche sociali edambientali” ci si propone di incrementare la dotazione di posti residenziali esemiresidenziali: progetto fumoso. Che vogliano costruire qualcosa di nuovo? In definitiva, a parte un impianto complessivo debolissimo, pare proprio cheuno degli scopi principali delle proposte regionali in tema di ripensamentodella sanità sia quello di dare una mano all’edilizia in crisi. Intenzionemeritoria, non c’è dubbio, pur se nei fatti si tratta di entrare incompetizione con la proposta dell’ecobonus del centodieci per cento. Pietro CavalliMedico 07 dicembre 2020