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Edizione del 05/12/2020
Estratto da pag. 1
Conte alla maggioranza: "Risultati in Ue non possono non favorire coesione". Franceschini: "Scelte di sinistra, l`alleanza è inesorabile"
La pandemia “ha cambiato molte cose” e ha trasformato unâ??alleanza “nata esclusivamente contro e per evitare il rischio di un governo di estrema destra in Italia” in una alleanza stretta “attorno a qualcosa di più profondo, attorno a valori condivisi“. Non è “ancora un centrosinistra, ma questa alleanza è inesorabile se vogliamo tornare a governare, al di là della legge elettorale”. Mentre la maggioranza si avvicina al test decisivo di mercoledì 9 dicembre, il giorno in cui alle Camere si voterà la risoluzione sulla riforma del Mes, il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, usa parole distensive per dissipare le polemiche attorno al governo. Anzi, rilancia l’azione dell’esecutivo, sottolineando che “abbiamo visto cambiamenti politici in Europa profondi e inimmaginabili fino pochi mesi fa”. Concetti che ricalcano quelli espressi dal premier Giuseppe Conte nella sua lunga intervista a Repubblica, in cui ha parlato di un’Italia che â??con questo governo sta dimostrando di poter essere protagonista in Europa“. Ã? il suo messaggio alla maggioranza: l’Ue, e il Recovery Fund, come nuovo amalgama dell’azione di governo. “Questa consapevolezza non può non favorire la coesione tra le forze politiche di maggioranza e al loro internoâ?, ha detto Conte. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti parla di una “una grande opportunità ” che arriverà con il Next Generation Ue: “Si può aprire una stagione nuova nella quale allâ??orrore del populismo si sostituisce unâ??altra prospettiva”. Ma, avverte “dobbiamo essere efficienti ed efficaci, non dobbiamo tirare a campare“.
I democratici ne hanno discusso oggi allâ??evento organizzato da Italianieuropei “Il cantiere della sinistra“. Questa notte il Movimento 5 stelle si è invece riunito in un’assemblea congiunta: il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha provato a ricompattare i parlamentari, ricordando che non si può dare il fianco a chi vuole sostituire Conte e che “mettendoci a scrivere da oggi fino a mercoledì, una soluzione per la risoluzione la possiamo trovare”. Nel presente il tema divisivo è sempre quello della riforma del Mes. Lâ??opera di sartoria all’interno della maggioranza serve proprio a trovare la tranquillità sui numeri in Parlamento, visto che tra i Cinquestelle c’è sempre chi non vuole dare il via libera. L’ipotesi più consistente è che la mediazione in maggioranza possa essere una risoluzione che dia il via libera alla riforma del Mes, ma ricordando che sarà poi il Parlamento a decidere se lâ??Italia accederà o meno al fondo. Questa formula, però, potrebbe non piacere a Italia Viva.
Anche il ministro Franceschini parla ai suoi e ricorda: “Abbiamo visto cambiamenti politici in Europa profondi e inimmaginabili fino pochi mesi fa. La crisi – sottolinea – è stata affrontata con criteri profondamente di sinistra: redistribuzione, tutela delle fasce più deboli, ammortizzatori sociali”. “E queste cose – aggiunge – le abbiamo fatte non con un governo del Pd ma con un governo che ha messo insieme forze della sinistra con forze che sono in una fase indeterminata, di grandi cambiamenti, i 5 Stelle hanno perso metà dei consensi. Eppure abbiamo portato al governo politiche che stanno nel nostro campo con molta attenzione allâ??equità e a non abbandonare nessuno”. Franceschini è certo che si stia forgiando “qualcosa di più” di una semplice alleanza e “penso che nella discussione sui temi che stiamo facendo, oggi vada allargato il campo. Non perché è un centrosinistra, almeno non lo è ancora, ma perché questa alleanza è inesorabile se vogliamo tornare a governare”. Il ministro invoca una presa di coscienza dell’attuale situazione: “Lâ??unico tema che cambia è se fare lâ??alleanza prima o dopo le elezioni, perché difficilmente potremo arrivare ad avere la maggioranza a Camera e Senato quando il nostro campo, con le sue divisioni, non arriva neanche al 30 per cento“.
Di una “fase nuova” parla anche il segretario Zingaretti: “Occorre sicuramente definire con più forza e più capacità di coinvolgimento, un pensi
ero politico, una visione di quelle forze che devono e possono ricomporsi non con ingegnerie organizzative ma dentro e una visione”. Esiste un minimo comun denominatore? Secondo Zingaretti sì: “Noi non dobbiamo tornare alla stagione pre Covid, per quella normalità perduta non era soddisfacente e non era la nostra”. “Quindi tutto il lavoro del governo non deve avere come orizzonte di tornare alla stagione precedente, questa deve essere la scintilla che piò coinvolgere nella consapevolezza che c’è un obiettivo: costruire un equilibrio diverso perché quella normalità fatta di stagnazione economica, blocco della mobilità sociale, di uno Stato anchilosato e burocratico, non era accettabile”. Secondo il segretario Pd si sta aprendo uno “spazio positivo” dove inserirsi, visto che “la sirena populista dellâ??odio si è rivelata inefficace e strumentale di fronte al Covid, lâ??antieuropeismo non è la soluzione, c’è una difficoltà delle ricette sovraniste e populiste”. Però questa fase “non durerà ” e per questo, spiega, “dovremo essere in grado di fare una proposta che però non può essere riproporre il punto di partenza del gennaio 2020“.
I vertici Cinque stelle intanto sono al lavoro per ricompattare il Movimento. Oggi è uscito allo scoperto il deputato Fabio Berardini: “Voterò contro e spero che ci siano altri colleghi ad avere lo stesso coraggio”, ha scritto su Facebook. Poco dopo è arrivato il post del suo collega Trizzino: “Voterò con convinzione il mandato al presidente Conte che ha bisogno di ricevere piena fiducia dal Parlamento e quindi ampio spazio di manovra in Commissione Europea”. “Il Parlamento non può essere ostaggio di quattro ragionieri e di 30 presuntuosi giovani neolaureati”, ha aggiunto il deputato. “Sarebbe da irresponsabili votare contro il governo e il presidente del Consiglio che chiede il mandato di andare in Europa a sbloccare i 209 miliardi del recovery fund”, ha avvertito sempre Di Maio. Nel frattempo, dopo le tensioni di ieri nate dalle parole di Beppe Grillo (che però ha bocciato l’ipotesi di accedere al Mes, non la sua riforma), dal Pd oggi arrivano messaggi di coesione.
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