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Edizione del 01/12/2020
Estratto da pag. 1
Nuovo Dpcm, Natale blindato: spostamenti tra regioni vietati dal 19 dicembre al 10 gennaio
Il duello vero e proprio andrà in scena questa mattina, quando i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza riuniranno in videoconferenza i governatori regionali. Ma già nelle ultime ore, come da copione consolidato di tutta l’emergenza-Covid, le Regioni (in primis quelle di centrodestra) sono andate all’attacco delle misure restrittive che sta mettendo a punto l’esecutivo. Trovando porte sbarrate.
La stagione sciistica resterà ferma fino al 10 gennaio, a dispetto delle richieste dei governatori del Nord. E non ci sarà alcuna “zona bianca” da qui all’Epifania, come invece ha invocato il ligure Giovanni Toti.
La linea del governo, che verrà messa nero su bianco nel Dpcm che Giuseppe Conte firmerà giovedì, resta invariata: dal 19 dicembre al 10 gennaio - per scongiurare una terza ondata dell’epidemia che potrebbe essere innescata dai pranzi e dalle cene delle Feste «con troppi parenti provenienti da varie zone del Paese» - saranno vietati gli spostamenti tra una Regione all’altra. Anche dello stesso colore. Con una deroga certa: sì al ritorno alla propria residenza o domicilio. E un’altra ancora da discutere, ma al momento improbabile: la possibilità di raggiungere i parenti di primo grado.
La giornata (che ha fatto segnare 16.377 nuovi contagi e 672 morti) è stata aperta dai cannoneggiamenti dei vari governatori di centrodestra per la riapertura della stagione sciistica. Ecco Toti: «Apriamo lo sci a chi va in albergo o in una seconda casa». Ed ecco Luca Zaia: «Se il principio fondante del Dpcm è evitare l’assembramento, è difficile spiegare i motivi per cui la pista da sci è chiusa, mentre lo “struscio” e l’happy hour è aperto».
Concetti ribaditi dalla Conferenza delle Regioni che ha «valutato la richiesta di chiudere i confini alpini» per impedire agli italiani di andare a sciare a Nord. E oggi tornerà alla carica per «semplificare» i parametri con cui vengono decretate le zone rosse, arancioni e gialle. Inoltre i governatori chiederanno, come ha spiegato Toti, «di accorciare i tempi di uscita» dalle zone di rischio e di «non chiudere i confini tra Regioni di diverso colore». Ci sarà poi la proposta di colpire «gli assembramenti come principio cardine delle misure restrittive», per non penalizzare le attività commerciali. A cominciare da bar e ristoranti. Una posizione da cui si è dissociato Nicola Zingaretti, presidente del Lazio: «A chi dice “riapriamo tutto”, rispondo che errare è umano perseverare è diabolico».
Dal governo non è arrivata alcuna risposta ufficiale, in vista del vertice di oggi. Ma è filtrata, mentre l’Unione europea ha fatto sapere che non darà raccomandazione sullo sci, una netta contrarietà: «Non c’è spazio per trattare. Le piste non aprono perché è insostenibile tutto ciò che vi ruota attorno: rifugi pieni, hotel affollati, balli...», ha detto un ministro che ha confermato anche la chiusura degli «alberghi di montagna» fino al 10 gennaio.
Che l’aria sia questa, l’ha capito il presidente della provincia di Bolzano Arno Kompatscher, corso a invocare i ristori: «È ormai evidente che per l’avvio della stagione sciistica mancano tutti i presupposti. Per questo chiediamo aiuti ai settori colpiti dallo stop». Sulla stessa linea il piemontese Alberto Cirio.
Natale, spostamenti e ricongiungimenti famigliari
Il governo non negherà, oggi, aiuti ai settori colpiti. Ma non intende allargare le maglie dello stop agli spostamenti: dal 19 dicembre al 10 gennaio saranno chiusi, appunto, i confini regionali per evitare le «migrazioni natalizie». Potrà varcarli solo chi ha la residenza o il domicilio in un’altra Regione. Molto difficilmente (ma si saprà tra domani e giovedì) chi deve raggiungere i genitori anziani. Il permesso, nel caso varrà comunque per un solo figlio con il suo nucleo familiare.
La benedizione di Bruxelles
Confermato il coprifuoco fino alle 22, anche la notte di Natale e del 31 dicembre, per evitare i cenoni della Vigilia e le feste di Capodanno. Una scelta che vi
ene raccomandata dalla Commissione europea che chiederà domani ai Ventisette di «evitare cerimonie religiose con grossi assembramenti, sostituendole con iniziative online, in tv o alla radio». Ed è proprio di questo che oggi parlerà la Cei.
Il governo, per ridurre il rischio costituito dal pranzo del 25 e di Santo Stefano e dai pomeriggi con tombolate e panettone, farà inoltre una «forte raccomandazione» a «non invitare parenti non conviventi». Insomma sarà un Natale, come ha detto spesso Speranza, «con solo gli affetti più stretti». Per dirla con Boccia: «Per evitare la terza ondata dobbiamo continuare con il rigore e il distanziamento sociale. Io a Natale resterò a Roma: il momento dell’abbraccio con i miei genitori e parenti in Puglia arriverà in un giorno diverso».
Ultimo aggiornamento: 1 Dicembre, 07:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA