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Dir. Resp.
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Edizione del 30/11/2020
Estratto da pag. 1
‘Sulla possibilità di scaglionare, con gli ovvi limiti di ragionevolezza, gli orari di ingresso a scuola ci siamo già espressi più volte favorevolmente. Il discorso, in linea di massima, va circoscritto agli istituti superiori delle quattordici città metropolitane per i quali possiamo pensare di posticipare l’ingresso alle ore 9.15. La condizione è che i mezzi di trasporto vengano conseguentemente riorganizzati per permettere agli studenti di arrivare a scuola e poi di rientrare a casa. Non dobbiamo dimenticare che moltissimi studenti affrontano spostamenti che durano oltre un’ora. Anche per questo ritengo irrealistico pensare di allungare la settimana scolastica anche alla domenica mentre il sabato, per moltissimi istituti, è già giornata di lezione”. Così il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, rispondendo, senza citarla, alle proposte lanciate alla ministra dei Trasporti De Micheli che in un’intervista a Repubblica aveva detto: “credo sia necessario fare lezioni in presenza anche il sabato“. La domenica? “Siamo in emergenza e bisogna far cadere ogni tabù. Anche gli orari delle attività produttive dovranno essere cadenzati”.
‘Io sarei per riaprire la scuola già in dicembre, ma su questi temi non si possono fare cose diverse uno dall’altro. Di scuola si è parlato troppo poco, per me la scuola è anche socialità, relazioni e stiamo rischiando di non comprendere fino in fondo il prezzo che stiamo facendo pagare ai ragazzi. Se si dovesse decidere per i primi di gennaio è comunque tempo non lontano, ma non bisogna sottovalutare cosa significhi aver rinunciato alla didattica in presenza: il tema della scuola va messo come centrale”. Lo ha detto Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna e della conferenza delle Regioni, parlando a ‘Omnibus’, su La7.
“Riaprire le scuole il 9 dicembre, magari in fretta e furia, è un errore“, è la posizione invece del presidente del Veneto, Luca Zaia. “Ieri ho proposto che la riapertura non diventi un totem – aggiunge – fissiamo una data che sia plausibile”.
“Non ci scandalizziamo: di proposte strane ne abbiamo sentite tante. Se qualcuno vuole fare delle proposte ci convochi, ne discutiamo al tavolo contrattuale, si individuino le risorse economiche e umane che mancano a tutt’oggi anche per le supplenze e i modelli organizzativi; poi discutiamo – ha detto all’ANSA la segretaria della Cisl scuola, Maddalena Gissi –. Diversamente risulta l’ennesima provocazione che ha come unico effetto quello di demotivare chi l’attività didattica la sta svolgendo comunque e a qualunque costo per il bene dei ragazzi. E’ una provocazione per continuare a rimandare sulla scuola responsabilità che purtroppo non sono della scuola che lavora“. Sulla questione della riapertura, Gissi dice: “è arrivato il momento di rivedere il protocollo sottoscritto il 6 di agosto adeguandolo alle nuove indicazioni per avere misure di sicurezza in linea con le circolari del mistero della Salute”.
Intanto in Alto Adige lunedì riprenderà la didattica in presenza nelle scuole medie e apriranno tutti i negozi, ha annunciato l’assessore Philipp Achammer, dopo una seduta notturna della giunta provinciale. “Il prossimo passo è stato fatto, ma dobbiamo restare prudenti! Igiene, distanza e mascherina!”, scrive Achammer su Facebook. Dopo lo screening di massa, ogni settimana saranno testati a campione 4.000 altoatesini. A questi si aggiungeranno 900 persone del mondo della scuola.
‘Siamo nella fase in cui l’apertura può e deve essere strutturata. Se però sia opportuno aprire una settimana prima di Natale oppure consolidare un piano di riapertura che metta in sicurezza anche ciò che avviene prima e dopo la frequenza scolastica, lo deve decidere la politica. Ma la forte raccomandazione è non rischiare in questo momento per una riapertura che è esclusivamente simbolica. Coi simboli non si controlla un’epidemia”. Interviene così durante la trasmissione Agorà su Rai 3, il vicedirettore aggiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Ranieri Guer
ra. “La nostra raccomandazione – ha aggiunto – è stata sempre quella di ricorrere alla chiusura delle scuole come ultima spiaggia, nel momento in cui non si riesce ad arrestare l’ondata epidemica”.
“Per me e per tutta la scuola siete un punto di riferimento prezioso, avete dato un contributo positivo in termini di lavoro e di dibattito. Avete messo al centro i diritti dei vostri piccoli pazienti. Tra la Sip e il ministero dell’Istruzione c’è un protocollo di intesa che ci vede alleati. La pandemia ha reso ancora più evidente l’importanza della collaborazione e la necessità di un rinnovato dialogo tra il mondo dell’istruzione e della sanità. In questi mesi così duri parlarsi ancor di più tra salute e istruzione è fondamentale, questo è percorso verso il quale dobbiamo andare e che va rafforzato. Avere presidi sanitari vicini alle scuole tranquillizza tutti. Il mondo della pediatria che rappresenta un pezzo fondamentale del Cts e penso al prof Villani, una persona eccezionale, noi tanto dobbiamo a lui per i nostri bambini. Lo sforzo di tutti noi è dare una mano ai bambini più fragili, questo obiettivo ci pone davanti grandi responsabilità di fronte alle giovani generazioni che più che mai oggi hanno bisogno di noi. E’ il lavoro più bello che si possa fare”. Così la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, al congresso della Società italiana di pediatria. “Ci sono tanti temi da affrontare insieme, quello dell’educazione sanitaria possiamo farlo rientrare nell’educazione civica e lo faremo con la corretta educazione alimentare. L’istruzione rappresenta sempre la migliore prevenzione”, ha concluso.
E con una ordinanza depositata oggi la III Sezione del Consiglio di Stato ha respinto l’appello cautelare contro l’ordinanza n. 6569/2020 del TAR Lazio, proposto da alcuni genitori, per la sospensione dei decreti ministeriali che contengono prescrizioni per il contenimento del contagio Covid (ricorso alla didattica a distanza; disciplina delle modalità di accesso e uscita da scuola, uscite a orari scaglionati; obbligo di rimanere a casa in presenza di temperatura oltre i 37,5°; obbligo di mascherina, etc.). Ad avviso dei giudici amministrativi, “la fase di attuale recrudescenza della diffusione epidemiologica depone oggettivamente in senso opposto rispetto a quanto prospettato dagli appellanti, e verosimilmente il contenimento del contagio entro una certa soglia è causalmente da ricollegare proprio alle misure di prevenzione adottate, ivi comprese quelle applicate in ambito scolastico”.
[ Fonte articolo: ANSA ]
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