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Edizione del 25/11/2020
Estratto da pag. 1
"Caro Zingaretti, non lascio Azione per l`accordo su Roma"
Intervista a Carlo Calenda: "Legittimo che i Dem scelgano un loro candidato, lo dicano. Ma non mi possono chiedere di lasciare il mio movimento". E sul governo: "Incapace sul recovery fund: dopo la manovra via Conte, avanti Draghi"
Simona Granati - Corbis via Getty ImagesROME, ITALY - MAY 27 : Carlo Calenda with megaphone intervenes at the Young Doctors' demonstration, on May 27, 2020 in Rome, Italy.Students, medical interns and young doctors protest in front of the Chamber of Deputies in Montecitorio to denounce the lack of attention of the government relaunch decree to the demands of young white coats. Many Italian businesses have been allowed to reopen, after more than two months of a nationwide lockdown meant to curb the spread of Covid-19. (Photo by Simona Granati - Corbis/Corbis via Getty Images).“Io sicuramente non lascio Azione, non ci penso proprio. Il Pd può scegliere tra tre opzioni: la prima, appoggiarmi; la seconda, proporre un candidato del Pd e chiederci di appoggiarlo, la terza, fare l’accordo con il M5s. Tutte opzioni legittime. Chiedermi di lasciare Azione vuol dire che non vogliono appoggiarmi. Amen. Zingaretti è insieme segretario del Pd e governatore del Lazio. Perché a me chiede di lasciare Azione?”.Carlo Calenda è più determinato che mai nella sua scelta di correre come sindaco della capitale, anche dopo le ultime interlocuzioni, per niente risolutive, con il segretario Dem Nicola Zingaretti. In questa intervista l’eurodeputato chiede anche un netto cambio di passo sul governo, “incapace” di gestire il recovery fund. L’appello al Pd e a Italia Viva: “Dopo l’approvazione della manovra economica, è tempo di ‘chiamare giro’, puntando ad un altro governo guidato da Mario Draghi” e sostenuto da una replica italiana della “maggioranza von der Leyen” che l’anno scorso a Strasburgo ha eletto la presidente della Commissione europea: “Popolari, cioè Forza Italia, Pd, Italia Viva e la parte più responsabile del M5s, tipo Patuanelli...”.Onorevole, è vero che il Pd sta aprendo ad una sua candidatura a sindaco di Roma a patto però che lei svesta di panni politici di Azione? E come risponde?Io sicuramente non lascio Azione che è un movimento che sta crescendo: non ci penso proprio. Il Pd può scegliere tra tre opzioni: la prima, può appoggiarmi, se pensa che io sarei un bravo sindaco; la seconda, può proporci un candidato del Pd; la terza, può fare l’accordo con i cinquestelle. Ma certamente non ha alcun diritto di chiedermi di lasciare Azione. Aggiungo che Zingaretti fa il segretario del Pd e il governatore del Lazio, quindi perché a me chiede di lasciare Azione per candidarmi sindaco di Roma? Il Pd dica cosa vuole fare: c’è Zingaretti in campo per Roma? C’è Sassoli, Gualtieri o Gentiloni? Discutiamone. Io non metterò mai la mia agenda davanti a quella della capitale. Il punto è che il Pd deve fare chiarezza tra queste tre opzioni, dica quella che vuole seguire.Nel Pd si richiama l’esempio di Veltroni, che quando si candidò sindaco di Roma si spogliò dei panni di segretario del partito.Non c’entra. Io ho costruito Azione da un anno, andarsene via vorrebbe dire distruggerla e io non ho alcuna intenzione di farlo. Ripeto: Zingaretti è segretario di un partito, il Pd, e governa il Lazio. Chiedermi di lasciare Azione vuol dire che il Pd non mi vuole appoggiare come sindaco di Roma. Legittimo. Se il Pd vuole appoggiare Sileri con il M5s, come si mormora, se Zingaretti stesso si vuole candidare... Sono tutte opzioni legittime ma il Pd deve decidere. Dirmi ‘ti appoggiamo se te ne vai da Azione’ non è una decisione, la risposta la conoscono già da molto tempo.Veniamo alle questioni europee. Il recovery fund è impigliato nei veti di Polonia e Ungheria. Oggi Conte ribadisce di essere ottimista. Lei pensa che l’Ue sia stata un po’ timida con Orban?Da molto tempo, sostengo che bisogna mettere Polonia e Ungheria nella condizione di andarsene dall’Ue, attivando quanto previsto dall’articolo 7 del Trattato e cacciando Orban dal Ppe. L’Europa si fonda sullo stato di diritto, non è ammissibile che qualcuno abbia i vantaggi stando in Europa, perché questi paesi sono i maggiori benefici dei fondi europei, e in cambio non solo violano lo stato di diritto ma sistematicamente tengono bassi i salari e usano i fondi europei per tenere basso il livello dell
a tassazione. Così ci prendono aziende che delocalizzano in Polonia e Ungheria. Questa situazione va risolta: non è solo il recovery fund, è molto oltre.Piano ripresa italiano: si discute sugli eventuali ritardi da parte di Roma, ma il commissario Gentiloni assicura che sono solo 6 i paesi europei che l’hanno presentato. Lei che idea si è fatto?Mi sono fatto l’idea che stanno a ‘caro amico’. Non solo non c’è un piano presentato ma nemmeno discusso. Lo presentano a qualcuno o ne parlano Conte e Casalino per conto loro?Il premier dice che lo presenterà in Parlamento prima del Consiglio europeo di dicembre.Ma prima di presentarlo in Parlamento, dovrebbe definire le linee generali, discuterne in una dimensione ampia nel governo e con le Regioni, avendo chiari gli obiettivi. L’incapacità del governo si dimostra anche in episodi magari marginali ma non proprio: oggi per esempio è stato approvato in Commissione al Parlamento europeo, con ben 496 sì, il mio rapporto sulla politica industriale dell’Unione europea. Lì dentro ci sono tutti gli elementi del recovery fund, da come si possono usare i fondi europei come crediti di imposta alla revisione della concorrenza e una serie di altre cose. Ne ho parlato con Francia e Germania, ma non con l’Italia. Non è normale. Tranne che con il ministro Enzo Amendola, con cui ci siamo sentiti a cose fatte, io non ho avuto alcuna interlocuzione con il governo, nessuna indicazione. Il governo italiano è totalmente assente da queste discussioni di natura strategica. E io non credo che questo governo sia in grado di affrontarla.Quindi?Lo dico al Partito Democratico e a Italia Viva: è arrivato il momento che si cominci a ragionare sul fatto che siccome dal recovery fund dipendono i prossimi dieci anni dell’Italia e la sua possibilità di farcela, se loro non pensano che questo governo com’è fatto possa farcela, forse è arrivato il momento di ’chiamare i giri”.Dire basta? Nuove elezioni o nuovo governo?Puntare ad un altro governo più ampio, con una personalità come Mario Draghi. Perché dall’impostazione che daremo al recovery fund dipenderà il futuro dell’Italia e io non credo che Conte sia in grado di farlo: lo abbiamo visto da come è andata a finire con il piano Colao o gli Stati generali dell’economia. Se c’è un momento per cambiare passo, cambiare squadra, cambiare governo secondo me è subito dopo l’approvazione della legge finanziaria.Con Forza Italia in maggioranza.Certo coinvolgendo Forza Italia e replicando in Italia la coalizione von der Leyen, cioè Popolari, liberal-democratici, social-democratici e quella parte del M5s più responsabile, vedi Patuanelli, persone che si sono distaccate dalla filosofia del no a tutto. E’ il momento di farlo ora se vogliamo impostare un recovery fund come si deve, sennò continueremo con quello che è successo finora, con misure che non funzionano, non arrivano, con Conte che si auto-investe di un ruolo, unico padre della patria che gestisce tutto con Arcuri e quattro amici al bar. Ma questo non può essere consentito in primo luogo dal Pd e Italia Viva.Si riferisce anche alle divisioni nella maggioranza per esempio sul Mes? Tra l’altro, martedì prossimo in Eurogruppo tornerà la discussione sulla riforma del Mes e i partner europei torneranno a chiedere la firma dell’Italia, anche su questo c’è tensione tra Pd e M5s.Non solo. C’è anche la questione di quanto è stato speso finora dei 9,5 mld stanziati sulla sanità. noi abbiamo fatto un’interrogazione parlamentare, ma il ministro non ha mai risposto. Mi sto riferendo alla capacità del governare quanto è stato fatto: le Regioni hanno delle responsabilità, certo. Ma è possibile che il governo le abbia tirate fuori solo dopo l’arrivo della seconda ondata di pandemia? Perché il ministro Speranza a giugno non ha avvertito che le terapie intensive non erano state fatte, che non ci sono i medici di medicina generale? Fatto dopo, diventa uno scaricabarile. Dunque, la capacità organizzativa, di pianificazione di questo governo è deficitaria e ritengo che la responsabilità a questo punto vada inquadrata bene. Io non sono s
tato d’accordo ma capisco la logica di Italia Viva e del Pd nel 2018, ‘salviamo l’Italia da Salvini’. Io sarei andato alle elezioni dopo il fallimento del governo giallo-verde, come è noto. Però adesso non si può pensare che da qui al 2023 andiamo avanti con un governo che è chiaramente inadatto a gestire la situazione.Ultima: lei è eurodeputato. Sta facendo molto discutere la proposta del presidente del Parlamento europeo David Sassoli di valutare la cancellazione del debito contratto dagli Stati per affrontare il covid, tenendo conto della sostenibilità del debito. Cosa ne pensa?Che è sbagliata e inopportuna. Rischia di aiutare chi vuole fermare il Recovery fund senza peraltro spiegare come e chi dovrebbe cancellarlo.

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Angela Mauro

Special correspondent on European affairs and political editor

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