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Edizione del 24/11/2020
Estratto da pag. 1
Natale e chiusura piste da sci, verso un`intesa europea. Le regioni alpine: danno enorme
Piste da sci chiuse, Palazzo Chigi tratta con Francia e Germania. La rivolta degli sciatori, da Thoeni a Brignone. Le categorie: colpo di grazia...
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Il timore è quello di incentivare un turismo della neve tra le Regioni, e tra gli Stati, con il ripetersi delle scene viste non più tardi di un mese fa a Cervinia, con lunghe code su seggiovie e skilift e assembramenti in biglietteria. Dopo lo stop del 24 ottobre, gli impianti sciistici sono chiusi ma l’avvicinarsi del Natale obbliga i governi a prendere una decisione. Che non potrà essere limitata localmente. Per questo il governo sta trattando per trovare un’intesa europea che consenta uno stop della ripresa delle attività. Decisione fortemente contestata dalle Regioni interessate e dalle categorie, che temono un tracollo economico.



L’intesa europeaDa giorni è in corso un’interlocuzione tra Palazzo Chigi e i leader europei, a partire da Francia e Germania, perché si arrivino a definire linee guida di coordinamento. All’opera è soprattutto il consigliere diplomatico di Giuseppe Conte, Piero Benassi. L’obiettivo è vietare le vacanze sulla neve a livello europeo, anche per evitare che si crei concorrenza tra le zone alpine o discriminazioni. Ma bisognerà vedere l’evoluzione del virus negli altri Paesi. In Francia, Emmanuel Macron si è preso dieci giorni di tempo per decidere. In Germania, la riapertura delle piste prevista per il 13 novembre è stata rinviata a dicembre. Domani i laender e la cancelliera Angela Merkel si riuniranno e tra le ipotesi sul tavolo c’è un prolungamento del lockdown. Un primo ostacolo all’eventuale accordo con Germania e Francia riguarda la possibile scappatoia in Paesi limitrofi all’Italia. La Svizzera, al momento, è l’unico Paese dell’arco alpino in cui è già possibile sciare: sono dieci le località che hanno aperto gli impianti. Tra queste Verbier, Crans Montana, Andermatt, Davos e Zermatt. Ma in Svizzera, per ora, non è consentito l’accesso ai vicini lombardi e delle altre Regioni a zona rossa. Altro Paese a rischio è l’Austria, che attualmente si trova in lockdown totale. Il governo di Vienna ha annunciato uno screening di massa, come quello dello scorso fine settimana in Alto Adige. Dal 5 dicembre saranno effettuati test a tappeto. L’obiettivo è quello di riprendere il controllo del virus, riaprendo nell’ordine le scuole e gli impianti sciistici. Ma se anche Austria e Svizzera restassero chiuse, sarà difficile evitare che gli appassionati di sci si riversino in Slovenia, in località come Kranjska Gora, dove l’attività potrebbe ricominciare già dai primi di dicembre.

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Rimborsi e alberghiMa che succederà ai turisti che hanno già prenotato gli alberghi nelle principali località di vacanza sulle nevi? Tutto è ancora da decidere. Il primo nodo da sciogliere è la possibilità di spostarsi tra le Regioni. Ancora non si sa se ci si potrà muovere liberamente o solo con autocertificazione e solo per ragioni di «famiglia». Il secondo, come abbiamo visto, è in quali Paesi esteri si potrà andare. Il comprensorio delle Dolomiti (San Martino di Castrozza, Cortina, Val Gardena) ha messo a punto una politica di rimborso delle prenotazioni, in caso di lockdown. Ma non c’è una regola generale, quindi meglio cautelarsi prima.

Le RegioniLe regioni alpine chiedono al governo di poter riaprire, in sicurezza, gli impianti di sci nelle zone gialle e arancioni. Le Regioni che affacciano sulle montagne hanno approvato, in sede di Conferenza delle Regioni e delle Provincie autonome, le linee guida per l’utilizzo in sicurezza degli impianti. Tra le misure proposte, la limitazione del numero di presenze giornaliere con un tetto di vendita degli skipass; prevendite online; riduzione della capienza di cabinovie e funivie al 50 per cento (ma non nelle seggiovie), con obbligo di mascherina; distanziamento interpersonale di un metro in tutte le fasi precedenti il trasporto.

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Il Trentino, che è zona gialla, ancora spera in una riapertura. Il governatore altoatesino Arno Kompatscher è cauto: «Stabilire ora una data per la riapertura è prematuro, ma si devono però già decidere i criteri».

Le categorieA protestare, come sempre quando si rischia di interrompere un’attività economica importante, è tutta la filiera: albergatori, maestri di sci, gestori degli impianti e amministratori dei luoghi che rischiano di perdere una fonte di reddito importante e stagionale. Non mancano nomi noti dello sci a invocare una riapertura. Gustavo Thoeni, Alberto Tomba, Federica Brignone e Lara Magoni, transitata alla politica come assessore lombarda. Confindustria Alberghi parla di «un colpo di grazia all’economia della montagna che rischia di travolgere anche il settore alberghiero». Sono a rischio 120 mila posti di lavoro. Per il sindaco di Sestrière Gianni Poncet, con gli impianti chiusi andrebbe in fumo il 70% dell’economia invernale.