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Edizione del 13/11/2020
Estratto da pag. 1
Lockdown leggero, il piano del governo in tre punti (e lo scontro con De Luca)
Nel piano anche gli ospedali da campo. Ma il governatore dice no. La Campania lascerà la zona gialla per diventare arancione o rossa
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La pressione sui pronto soccorso è insostenibile. L’assalto quotidiano di migliaia di persone spaventate, che sperano di essere ricoverate anche con sintomi lievi, rischia di far collassare il sistema. «Un problema esplosivo che va affrontato subito», ha avvertito il commissario Domenico Arcuri nella videoconferenza Stato-Regioni. Per alleggerire le strutture sanitarie il governo accelera e prepara un piano in tre punti: moltiplicare i Covid hotel, reclutare tutti i 24 mila operatori sanitari che hanno dato disponibilità e allestire ospedali da campo nelle aree di maggiore criticità.



La rete dei medici di famiglia non sta funzionando, è la presa d’atto del governo, ma arginare l’assalto ai pronto soccorso di chi è positivo al tampone e ha sintomi lievi è diventato prioritario. Ecco perché Francesco Boccia sprona ad aprire un covid hotel in ogni provincia. «Abbiamo solo 1.185 posti in tutta Italia e ne servono almeno 20 mila» ha detto il ministro degli Affari regionali, ipotizzando sequestri di immobili da trasformare in strutture che accolgano chi ha bisogno di isolarsi dai familiari e chi viene dimesso dai pronto soccorso. «Dobbiamo prepararci alla crisi dei reparti ospedalieri», ha avvertito Arcuri.

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La tensione con i governatori è di nuovo forte. La riunione ha visto uno scontro durissimo tra Boccia e il governatore Vincenzo De Luca, nervoso perché oggi stesso la Campania lascerà la zona gialla per entrare in una fascia superiore di rischio, arancione o rossa. Napoli è allo stremo, gli ospedali scoppiano eppure il presidente ha detto no al ministero della Difesa che offriva alla Regione un ospedale da campo. E Boccia ha perso la pazienza: «Enzo guarda che è un aiuto, non un affronto. Se non accetti io ti faccio scrivere da Borrelli, il commissario metterà nero su bianco che a te l’ospedale da campo non serve... Ma se dici no, te ne assumi la responsabilità». E via così, una botta dopo l’altra. De Luca ha lamentato che il governo gli avrebbe mandato solo sette medici e il ministro lo ha redarguito: «Perché la Toscana è riuscita a reclutare medici e infermieri e voi no? Il bando lo abbiamo fatto per tutti». Poi Boccia lo ha spronato a fare nuove restrizioni e l’esponente del Pd ha opposto un altro rifiuto: «Quando ho fatto il lockdown mi si sono incendiate le strade! Senza ristori ci sarebbero altri scontri». E il ministro lo ha invitato a distinguere: «Una cosa sono i ristoranti veri, un’altra è il lavoro nero. Eppure ricorderai che a marzo il governo aiutò tutti». Sullo stallo della Campania è scontro. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sferza a distanza De Luca: «Dalla Campania arrivano immagini terribili, gli ospedali sono al collasso, non è una gara di battute tra chi è più sceriffo».

Giuseppe Conte ammette i «sacrifici importanti» che il lockdown «leggero» del Paese richiede ai cittadini. Bonaccini, Zaia e Fedriga hanno varato ordinanze coordinate che assestano una stretta su commercio, assembramenti e mobilità. Eppure oggi stesso, dopo l’analisi dei dati in cabina di regia, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia rischiano di passare a un grado maggiore di allerta. Il problema è che il Dpcm ha previsto risarcimenti per le chiusure nazionali e non per quelle decise dai governatori. E il presidente della Conferenza delle Regioni, Bonaccini, chiede al governo un tavolo ad hoc.