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Edizione del 09/11/2020
Estratto da pag. 1
(ANSA) - TORINO, 09 NOV - Con i 2.876 positivi di oggi, il Piemonte supera i 100mila casi dall'inizio della pandemia. E fa segnare un numero record di ricoverati, il 25% in più rispetto al picco della scorsa primavera nelle degenze ordinarie o di terapia sub intensiva. In un mese si è passati da 216 a 4.540 pazienti. Il rischio è di superare, entro una settimana, i limiti massimi di ricezione del sistema ospedaliero. Per questo prosegue senza sosta all'allestimento dei 458 posti letto di Torino Esposizioni. La fine dei lavori è prevista per il 20 novembre.   A fare il punto sull'emergenza Coronavirus in Piemonte è Gian Antonio Cibinel, coordinatore dell'area Dea del Dirmei, il Dipartimento interaziendale malattie ed emergenze infettive. "La media giornaliera di nuovi casi positivi al Covid-19 nella settimana dal 2 all'8 novembre è di 3.588. Il picco di presenze in Pronto soccorso si è avuto il 5 novembre e, da qualche giorno, assistiamo a una modesta diminuzione. La media giornaliera di pazienti in attesa di ricovero al Pronto soccorso nelle ultime due settimane è stata pari a 450-500 persone".   "Abbiamo ancora una settimana per evitare scene che dobbiamo assolutamente impedire, ovvero i malati rimandati indietro dagli ospedali per impossibilità di ricevere e curare, e quindi il collasso del sistema", sostiene il deputato Pd Enrico Borghi.   "La Regione attivi subito il potenziamento della medicina/assistenza territoriale, attraverso la creazione di una task force o una cabina di regia, o il sistema rischia il collasso in tempi brevissimi - è la richiesta del Nursing Up -.   Senza un cambiamento radicale, si potrebbe arrivare a toccare il fondo prima del previsto".   Allontana le polemiche il governatore, Alberto Cirio: "stiamo lavorando con le misure che ci sono per fronteggiare questa emergenza con la prudenza e l'attenzione di sempre", dice mettendo fine alle discussioni sulla colorazione delle regioni italiane. "Non ho mai contestato che il Piemonte fosse zona rossa. I dati li conosco, è la Regione che li fornisce noi in modo puntuale al ministero - osserva -. La considerazione è che i sacrifici importanti, come quelli che i piemontesi stanno facendo, bisogna farli rispetto a un quadro omogeneo. Il problema non è il Piemonte zona rossa, ma la colorazione dell'Italia venuta fuori dopo una riunione in Conferenza delle Regioni molto lunga, in cui si chiariva che il virus si sta diffondendo in modo omogeneo ovunque, sulla base della quale sembrava che il problema fosse solo nostro". (ANSA).  Â