ladigetto.it
Dir. Resp.
Tiratura: n.d. - Diffusione: n.d. - Lettori: 333
Edizione del 06/11/2020
Estratto da pag. 1
Bolzano: la situazione Covid discussa in Consiglio provinciale
Riuniti in video conferenza, i consiglieri hanno fatto domande, alle quali il presidente Arno Kompatscher e l'assessore Thomas Widmann hanno risposto

Il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano si è riunito questo pomeriggio in videoconferenza per ascoltare dal presidente della Provincia Arno Kompatscher gli ultimi aggiornamenti sulla situazione relativa alla pandemia Covid-19 e i relativi provvedimenti a livello provinciale.In avvio di seduta, il presidente Josef Noggler ha invitato a osservare un minuto di silenzio in ricordo delle vittime dell’attacco terroristico di Vienna.«È triste – ha detto – che una città così aperta al mondo, che incarna con il suo carattere l’essenza dell’Europa, sia stata colpita così duramente. «L’attacco, come molti altri nel recente passato, colpisce l’idea europea di base di apertura e libertà. Non lasceremo che questi valori ci vengano sottratti dai terroristi.» Egli ha quindi dato la parola a Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit), primo firmatario della richiesta di seduta straordinaria, il quale ha spiegato che il senso della seduta era un confronto sulla situazione ma anche su come proseguire. Ha chiesto quindi se era possibile discutere la mozione presentata due giorni fa e allegata alla richiesta, e il presidente Noggler ha ritenuto necessaria una votazione in merito. Knoll ha spiegato che era sensato, alla fine della seduta, che il plenum si esprimesse su una decisione concreta, da lui riassunta in una proposta di mozione, che poteva anche essere integrata: la sua proposta era che il Consiglio fosse coinvolto nelle decisioni che riguardavano misure d’emergenza.Gert Lanz (SVP) si è espresso per la discussione della mozione, ma non per un voto. La proposta non corrispondeva a quanto desiderato: per questo ha chiesto di affrontarla nella prossima seduta di Consiglio, che comincerà martedì. Knoll si è detto d’accordo, mentre Josef Unterholzner (Enzian) si è espresso per una votazione. Sven Knoll (STF) ha quindi ricordato che la richiesta di una seduta straordinaria era stata sostenuta da un terzo dei consiglieri: non si trattava più di dividere fra maggioranza e opposizione, ma di reagire alla crisi. In tutto il mondo, essa aveva imposto di prendere decisioni in fretta. In primavera, la cittadinanza era a favore di molte misure, ma ora la contrarietà stava crescendo, e non si distingueva più tra misure necessarie o meno. Pertanto, diventava ancora più opportuno che tali misure, a volte limitanti dei diritti fondamentali dei cittadini, fossero prese con il coinvolgimento del Consiglio. Per esempio, molti erano contrari al coprifuoco notturno, che può avere senso in una grande città, ma non in un piccolo paese di valle.In primavera la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionali diverse ordinanze; una ragione in più perché il Consiglio faccia la sua parte assumendosi la sua responsabilità, in modo da aumentare anche l’accettanza fra i cittadini. È inoltre necessaria maggiore chiarezza, a fronte dell’attuale caos di provvedimenti. Knoll si è detto preoccupato per la chiusura dei negozi, e anche per il fatto che chi non sta lavorando si muove di giorno, invece che alla sera quando si vuole imporre il coprifuoco.Inoltre, le persone tendono a usare di meno le misure di sicurezza incontrandosi con i famigliari, e anche questo è un problema. Brigitte Foppa (Gruppo Verde) ha ribadito che il Consiglio rappresenta tutti i cittadini, anche quelli meno in luce, e che in primavera è emerso chiaramente quali sono i gruppi della popolazione maggiormente colpiti: questo non deve più ripetersi, per questo è importante il coinvolgimento di consiglieri e consigliere, che pure hanno importanti informazioni. I Verdi sosterranno in linea di massima le misure, ma la decisione di andare per conto proprio non è stata una delle migliori, e la popolazione è molto confusa: le misure devono essere comprensibili e non sovrapposte, e la comunicazione migliorata. La Giunta ha creato una situazione preoccupante con un’impronta quasi autoritaria, bisogna invece puntare a soluzioni che abbiano il
consenso della popolazione. Paul Köllensperger (Team K) ha condiviso la posizione di chi l’aveva preceduto: proprio nei momenti di crisi è importante coinvolgere l’assemblea parlamentare. In primavera si era impreparati, ma ora è possibile pianificare le misure, e i diritti fondamentali vanno garantiti, come il parlamentarismo. Tutte le misure vanno esaminate, e bisogna tenere conto dell’opinione dei cittadini, rappresentata dal plenum, anche per ottenere maggiore consenso e fare in modo che le misure vengano rispettate, a fronte dell’obiettivo di evitare il sovraccarico del reparto di terapia intensiva. In Consiglio si può creare un più ampio consenso di quello che riscuote l’one-man-show del presidente Kompatscher. È giusto sapere su che basi e su quale documentazione vengono prese le decisioni, che altrimenti non vengono condivise. In Austria e altri Paesi le scuole vengono lasciate aperte, ora pare che forse sarà così anche in Alto Adige, ma fino a ieri sembrava che dovessero essere chiuse. Pare che manchi una strategia per tutelare le persone dal rischio di contagio, e mancano anche i test rapidi, nonché una strategia particolare per i gruppi a rischio. Anche Diego Nicolini (Movimento 5 Stelle) si è detto d’accordo sulla necessità di coinvolgere Consiglio e opposizione, non tanto per una migliore cornice giuridica ma piuttosto per impattare meglio sulla popolazione. Non è chiaro se la Giunta ha un quadro della situazione: pare che le scelte vengano fatte su pressioni delle lobbies o per distinguersi politicamente; la chiusura dei negozi sembra più fatta con un occhio alla futura stagione sciistica che al pericolo attuale; inoltre pare che 5 assessori fossero contrari a questa misura. Bisogna tenere d’occhio anche la situazione economica, e pertanto non si spiegano le misure più radicali di quelle nazionale. Questo Sonderweg ha creato nella popolazione una confusione enorme. Sulle scuole sembra che ci sia stato un dietrofront, ma la confusione si sarebbe evitata se ci fosse stato confronto con l’opposizione: non è nelle scuole che si diffonde il virus. Si guardi alla ben più grave situazione della Lombardia: «Come mai noi andiamo in crisi con 33 persone in terapia intensiva?» Andreas Leiter Reber (Die Freiheitlichen) ha ritenuto che il Consiglio avrebbe dovuto essere coinvolto molto prima, ora è tardi. La situazione è già sfuggita di mano; si sapeva che ci sarebbe stata una seconda ondata, ma ci si è sbattuti contro, soprattutto a causa della comunicazione scadente. Poche settimane fa ci sono stati ancora matrimoni e gruppi di anziani che facevano il Törggelen, senza che fosse attivato un sistema di allerta che limitasse le cose non indispensabili. Kompatscher aveva parlato di un piano pandemico statale: esso va messo a disposizione per sapere tra il resto quali discipline di aiuti vengono previste per economia e lavoratori. È importante sapere chi e come paga, bisogna fare anche dei calcoli economici. Franz Ploner (Team K) ha ribadito che il fatto che la Giunta prendesse le decisioni in autonomia ne limitava l'accettanza e l’efficacia. Si poteva pensare che un lockdown potesse essere efficace, anche se non c’erano evidenze scientifiche, tuttavia la decisione in merito doveva nascere dal confronto. Tutti i gruppi riconoscono la necessità che si debba ridurre la curva: non ci sono più singoli hotspot, tutta la provincia è coinvolta dalla pandemia e tutti sono in pensiero per la salute propria e dei propri cari. È giusto rispettare le misure di sicurezza - lavarsi le mani, mascherina, aerazione, distanza - soprattutto a fronte dei tanti asintomatici. Bisogna tenere conto anche delle persone che vivono in strutture e dei ragazzi che vanno a scuola; Kompatscher ha ritenuto le misure prese «necessarie», ma questo non è confermato, sono state chiuse attività dove non ci sono state diffusioni di contagi. Se la strategia per i test dà maggiore priorità alle persone deboli e in attività e se si riducono i tempi per la comunicazione dei risultati, tutto questo migliorerà la situazione: qui bisogna intervenire, aumentando anch
e la chiarezza. Istituzioni ed esperti si sono detti contro i divieti, per evitare la diffusione del panico; i test sistematici possono proteggere tutti ed evitare che ci sia troppa solitudine soprattutto tra gli anziani.  A tal proposito, va segnalato che in una RSA ne sono morti 74, e chi è rimasto ha paura.Josef Unterholzner (Enzian) si è augurato che la Giunta e il presidente della Provincia fossero consapevoli del messaggio che trasmettevano ai cittadini, e di quanto questi fossero arrabbiati. Nel 2018 sono morte 53.200 persone per patologie alle vie respiratorie, e di questo non si è parlato; molti muoiono anche per cause diverse. Ed ecco perché molti cittadini non capiscono queste misure, dopo che per tutta l’estate è stato detto che non ci sarebbe stato un secondo lockdown. La Provincia si è allineata al trend dell’Europa che parla solo di coronavirus, e nel frattempo i tassi di suicidio, depressione e la violenza domestica stanno aumentando. Egli aveva comunicato queste informazioni alla Giunta, che però non aveva risposto: dovrebbe invece ascoltare i rappresentanti del popolo.  Secondo Ulli Mair (Die Freiheitlichen) è importante tenere una seduta in questa forma, coinvolgendo anche i consiglieri, che già nella prima fase del lockdown si erano detti disponibili a collaborare con la Giunta. Ha chiesto quindi al presidente della Provincia fino a che punto era disponibile ad accogliere le richieste dei consiglieri e delle consigliere, e se c’era un piano per la pandemia. C’erano stati molti errori di comunicazione, e non si capiva come mai i negozi dovessero chiudere, quando lo Stato lasciava aperta questa possibilità. In questo senso, si era sicuri che gli esercenti potessero comunque ottenere gli aiuti dello Stato, avendo seguito una regolamentazione diversa? In quanto al futuro, quando sarà possibile capire l’efficacia delle misure adottate? Sandro Repetto (Partito Democratico - Liste civiche) ha ribadito che i cittadini si sentono confusi, disorientati e perplessi, anche per via delle diverse ordinanze che parlavano di una via sudtirolese opposta a quella nazionale, fino all’ultima ordinanza che deviava dalla classificazione statale per colori. Bisogna capire come vengono interpretati i dati, e va chiarito se Bolzano diventa zona rossa per la dovuta concentrazione di positivi o perché i cittadini di Bolzano sono più contagiati. Bisogna promuovere maggiore trasparenza: la Giunta deve dare dati quotidiani, offrendone anche un’interpretazione, senza trasmettere dati asettici. I negozi di vicinato sono duramente colpiti, nonostante abbiano messo in atto tutti gli accorgimenti possibili: diventava ancora più fondamentale offrire trasparenza, e questa è garantita anche dal coinvolgimento del Consiglio. Secondo Hanspeter Staffler (Gruppo Verde) la comunicazione attualmente è fuori controllo. A fronte del lockdown, se tutto va bene i dati relativi alle nuove infezioni dovrebbero migliorare nelle prossime settimane, ma a fine novembre/inizio dicembre il lockdown sarà sciolto, e tuttavia il virus sarà ancora esistente, e più virulento per via delle basse temperature. Ci sarà allora un nuovo lockdown dopo qualche tempo, e via così: lockdown, interruzione, lockdown, interruzione fino alla primavera 2021. Un altro scenario sarebbe mantenere il lockdown fino a primavera. Deve essere chiaro che bisognerà convivere con questa situazione per molti mesi, e comunicarlo con trasparenza.L’organo di esperti preposto deve fare calcoli e stime sulla prospettiva, e condividerli con il plenum. Staffler ha poi chiesto come sono stati spesi i fondi speciali stanziati a maggio, chiedendone rendicontazione. Magdalena Amhof (SVP) ha evidenziato che nessun collega dell’opposizione aveva detto cosa avrebbe fatto di meglio o cosa proponeva per cambiare la situazione e il clima tra la popolazione. Era stato detto che non ci sarebbe stato un secondo lockdown se le persone avessero rispettato le regole, dalla mascherina al lavaggio delle mani: tante persone avevano aderito, ma molte no, quindi era stato necessario un ulteriore passo. Si chiude ma
si lasciano aperte le scuole e gli asili nido, le scuole dell’infanzia, e questa è una decisione molto coraggiosa a favore delle famiglie e dei giovani che hanno bisogno di istruzione e contatti sociali. Questa mattina c’è stato un notevole numero di test, è stata aumentata la capacità anche grazie al sostegno di farmacisti e medici di base, questo va detto. L’opposizione dovrebbe fare meno critiche e più proposte. Myriam Atz Tammerle (Süd-Tiroler Freiheit) ha ribadito la necessità di avere informazioni: i consiglieri vogliono essere coinvolti, perché ogni giorno ci si chiede «cosa sarà deciso domani?». Non basta che la Giunta riferisca ogni due mesi, bisogna che informi i consiglieri ma anche che chieda la loro opinione. È importante che le scuole dell’infanzia rimangano aperte, ma sarebbe giusto permettere la libera scelta tra mandare i figli in presenza a scuola o preferire la didattica a distanza: ci sono famiglie che hanno dovuto sottoporsi più volte a tamponi, quindi lo preferirebbero. Poiché ci sono tanti positivi, forse sarà indispensabile per tutti sottoporsi ai test: anche qui sarebbe importante coinvolgere i consiglieri, così come informarli sulle decisioni relative alla chiusura o apertura dei confini Alessandro Urzì (L’Alto Adige nel cuore - Fratelli d'Italia) ha ribadito l’importanza delle informazioni, in particolare per le famiglie in cui le persone lavorano, così come della possibilità di ristori per il commercio: quali sono previsti, e con che tempi? Ha quindi criticato la strada separata scelta dalla provincia di Bolzano: per la popolazione italiana, che segue i TG nazionali, questa differenziazione «così scientifica nel creare un corto circuito di informazione» è fonte di grande confusione, e non si capisce perché. Il consigliere ha chiesto inoltre qual è il piano di stralcio delle spese superflue per destinare questi fondi alle esigenze attuali legate all’emergenza, chiedendo di consegnare al Consiglio provinciale un documento dettagliato. Ha chiesto infine quanto peserà la differenziazione della Provincia al momento di chiedere gli aiuti dello Stato. Maria Elisabeth Rieder (Team K) ha ribadito che l’opposizione ha desiderio di partecipare e di essere coinvolta, come dimostrano le proposte fatte: il suo gruppo in primavera ha presentato una exit strategy e delle interrogazioni per capire come ci si prepara nella sanità, ha presentato idee sul management della crisi, la gestione dei gruppi di rischio, le modalità di trasporto degli scolari, i test per i lavoratori, «ora non ci si può certo accusare di non fare proposte. Il problema è vedere come queste vengono accolte». Secondo Riccardo Dello Sbarba (Gruppo Verde) la situazione è difficile e chi è chiamato a prendere decisioni ne sente la responsabilità: nessuno decide a cuor leggero, e non è il caso di sparare sulla Croce rossa.Egli si attiene alle decisioni della legge provinciale 4/2020, i cui allegati la Giunta aveva la facoltà di poteva modificare: tuttavia le modifiche dovevano essere conseguenti alla verifica della situazione epidemiologica («considerando che il diritto alla salute è il primo tra i diritti fondamentali») ed essere certificate dal Comitato di esperti ed esperte. Questo, invece, non viene mai citato, così come non viene citata eventuale documentazione da esso prodotta: «Si è effettivamente riunito? Ha fatto pareri scritti?», ha chiesto il consigliere. Nel Comitato ci sono anche persone note a livello nazionali, come Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di microbiologia dell’Università di Padova, «che è quello che ha salvato il Veneto»: se i consigli venissero da lui, sarebbero certamente autorevoli. Al contrario, in un’intervista Crisanti sostiene di non essere mai stato interpellato da Kompatscher, e che la Provincia non ha agito bene. Franz Locher (SVP) ha ricordato che l’8 maggio era stata adottata un’ottima decisione, scegliendo una strada propria: c’era stato inoltre un ampio consenso; erano state adottate buone misure e bisognava vedere come proseguire per il futuro. Inoltre, il Consiglio si era riunito regolarmente
negli ultimi 8 mesi, e questo aveva permesso a ogni consigliere di avanzare delle proposte. Va detto che nemmeno gli esperti sanno quali sono le misure migliori, né qui né in Europa: se fosse così facile decidere, non ci sarebbe piú il virus in tutta Europa. In questi mesi la Giunta ha agito per il meglio, facendo il possibile anche per le strutture turistiche e l’economia. Importante è che la scuola rimanga aperta, perché molti genitori lavorano, così come importante è mantenere le attività economiche. Bisognerebbe mantenere aperti anche i mercati dei contadini. Ha quindi preso la parola il Presidente della Provincia Arno Kompatscher, che ha ringraziato per il dibattito sottolineando l'importanza del confronto parlamentare e ricordando che la scorsa settimana aveva proposto una videoconferenza per il sabato successivo, proprio per informare prima di firmare le ordinanze. Ai consiglieri che gli si erano rivolti via chat aveva sempre cercato di rispondere, era stato risposto a un centinaio di interrogazioni spiegando le misure. In questo momento era in corso la conferenza Stato-Regioni sulle minori entrate 2020-21, ha aggiunto Kompatscher, facendo poi riferimento al desiderio delle persone che le varie attività, le scuole, i negozi fossero aperti, ma bisogna tenere presente la realtà: la situazione è critica, come avrebbe spiegato l’assessore alla Sanità. L’assessore Thomas Widmann ha fatto riferimento ai 30 test al giorno effettuati in primavera e alla disponibilità di 37 letti in terapia intensiva. Allora si era stati colti di sorpresa, anche riguardo alle dotazioni, e si era cercato di fare il possibile per difendersi, migliorando nel tempo la situazione. In quanto alla strategia per la seconda ondata, è stata aumentata la capacità di fare i test, sia tamponi che sierologici, che sono oggi più di 4.000; ci sono poi 77 posti di terapia intensiva, ampliabili a 100; con l'aiuto delle cliniche private è stata ampliata la disponibilità per pazienti «normali». In quanto al personale, molti collaboratori sono stati assunti dal nord Italia. Ora si mira a due obiettivi fondamentali: permettere che continui la vita sociale ed economica anche con il virus – e tuttavia se tutti avessero rispettato le regole non ci sarebbero stati tanti danni economici e sociali, – e impedire il crollo del sistema sanitario. A chi fa paragoni con la Germania e l’Austria, va chiarito che i contagi in Alto Adige sono in confronto 5 volte di più, e fino a pochi giorni fa erano 8 volte di più. L’Alto Adige è l’unica regione che sta ancora seguendo la tracciabilità; va detto che se ogni positivo può avere tra i 20 e i 30 contatti, stanti gli attuali numeri ci sono circa 10.000 persone da contattare ogni giorno. I pazienti in terapia intensiva sono 33, ha informato l’assessore. Le previsioni ci dicono che si arriverà al limite del sistema sanitario come in primavera, pertanto è stato necessario adottare misure rapide e concrete, per seguire gli avvenimenti e reagire alla curva dei contagi immediatamente. In quanto alle domande dei consiglieri, la proposta di management della crisi del Team K contiene proposte contrastanti, quasi una lista dei desideri, inoltre da un lato chiedono test, dall’altro osteggiano i test PCR ritenendoli non attendibili. È importante rispettare le regole base di lavarsi le mani, tenere le mascherine e stare a distanza, il che consentirebbe di vivere quasi normalmente. Tutti devono dare una informazione chiara, che la popolazione possa rispettare, anche per tutelare il sistema sanitario. L’intervento a Sesto Pusteria con test a tappeto e limitazione degli spostamenti ha fatto scendere il tasso di diffusione sotto lo 0,6 in due settimane e mezzo, e questo dimostra l'efficacia di certi interventi. Bisogna agire tutti insieme in questo senso. I pazienti in terapia intensiva sono sempre più giovani e non tutti hanno patologie pregresse; rispetto alla prima ondata ci sono meno persone in terapia intensiva ma più ricoverati, per questo a fronte dei 1.700 letti ospedalieri bisogna stare attenti a non raggiungere di nuovo il limite: «A
iutateci affinché la popolazione segua le disposizioni e prenda sul serio il virus». Il presidente Arno Kompatscher ha evidenziato che la strategia della propria strada dalla Provincia di Bolzano era poi stata seguita anche da altre regioni, che avevano chiesto un margine di movimento proprio. Andava detto che la Provincia aveva messo a disposizione contributi diretti a vari soggetti e imprese per 300 milioni di euro. Egli ha poi fatto riferimento al documento scientifico nazionale, disponibile nel web, che presenta i vari scenari, sulla base di previsione del CTS e del Dipartimento della Sanità: il documento parla già di zone rosse e gialle. L’Alto Adige, con un tasso di contagio dell’1,92, rientra nella zona rossa: sulla base di questi dati la Provincia ha adottato misure che corrispondono sua al documento scientifico che al DPCR. Misure analoghe, compresa la chiusura di attività commerciali, ristoranti, bar, sono attuate in tutta Europa: non va dimenticato che il problema non è l'ingresso nel negozio di per sé, ma il fatto che le aperture inducono a spostarsi per lo shopping. Questo vale anche per i mercati contadini. In quanto agli scolari, il problema è l’utilizzo del trasporto pubblico, per questo viene portata avanti la didattica a distanza nelle scuole superiori. La situazione è molto seria, e le misure sono conseguenti; attualmente la Conferenza Stato-Regioni fa due sedute al giorno ed è emerso che alcune regioni passeranno da giallo a rosso, il che comporta misure estreme. Bisogna evitare situazioni peggiori, vanno evitati i contatti, ci sono troppe persone che non l’hanno capito; con la citata campagna bisogna cercare di raggiungere anche queste. La Provincia non ha voluto deviare dallo Stato, ha anticipato le misure, vista la situazione; la Germania ha un ottavo di quota di infezioni rispetto alla provincia di Bolzano, ma sta riflettendo su misure più severe. È contraddittorio accusare la Provincia di voler chiudere gli anziani e nello stesso tempo chiedere per loro una maggiore tutela, va considerato che nelle RSA il virus arriva da fuori.È vero che le persone ascoltando i media statali pensano che le misure valgano anche qui, e bisogna che tutti i consiglieri si impegnino a far capire che non è così, che in Alto Adige vale l’ordinanza del Presidente della Provincia, non il DPCR, e tuttavia il decreto ristori permette un indirizzo anche nel caso di limitazione delle attività a livello provinciale. In quanto ai parrucchieri, anche gli altri presidenti di Regione non capiscono come mai nelle zone rosse non si possa lasciare il proprio domicilio se non per motivi di salute, lavoro e necessità, ma lo si possa lasciare per andare dal parrucchiere. È vero che mascherina, distanza e altre regole base dovrebbero essere sufficienti, ma purtroppo non tutti hanno rispettato questi comportamenti. Chi prende le decisioni ha una grande responsabilità, e gli ultimi mesi non sono stati una passeggiata in questo senso; egli è consapevole dei problemi delle famiglie, delle aziende, ma sa anche cosa succede se non si prendono misure, «vale a dire che muoiono persone, anche giovani: di questo un governatore deve tenere conto». Egli sarà giudicato sia che prenda decisioni sia che non le prenda; accetta volentieri le proposte di collaborazione, ma non è vero che lo Stato nella zona rossa permette maggiori libertà; capisce la frustrazione delle persone che vogliono chiarezza, i consiglieri possono aiutare a rispondere a tutte le domande perché le ordinanze non possono coprire tutto. Tutte le misure sono rendicontate, in parte sono finanziate dallo Stato e in parte dalla Provincia. In quanto alla libertà di scelta, tutti sarebbero d’accordo, ma nessuna scuola riuscirebbe a farlo. In quanto alla chiusura dei confini, una limitazione della mobilità non risolve la situazione, come riconosciuto da tutti gli Stati; per quanto riguarda le scuole, si punta per lo più alla didattica in presenza, ma sarà previsto l’obbligo di mascherina; non sono escluse singole chiusure in caso di infezioni. Tutti vogliono certezza sui ristori, ed è certa
la possibilità di accedere a quelli statali: non appena ci sarà chiarezza sulla relativa entità, la Provincia verificherà dove è necessario intervenire, anche se la situazione di bilancio è difficile proprio in seguito alle spese dovute alla pandemia. In quanto alle misure sanitarie, non sono inventate da Zerzer, ma frutto di confronto tra esperti, e il comitato viene consultato. Crisanti ha chiesto misure più rigide, ed è proprio ciò che ha fatto la Provincia di Bolzano. Il presidente Kompatscher ha ringraziato per il dibattito e invitato tutti a diffondere il messaggio della necessità di rispettare le regole basilari, oltre alle disposizioni di chiusura, comprese quelle necessarie nei comportamenti privati: davanti a certi atteggiamenti bisogna avere il coraggio di essere intolleranti, e vanno evitati i contatti sociali non necessari. Il presidente del Consiglio provinciale di Bolzano Josef Noggler ha ringraziato a sua volta il presidente Kompatscher e l’assessore Widmann per le loro prese di posizione, dando appuntamento per ulteriori approfondimenti alla sessione di lavori di novembre, che inizierà martedì prossimo.

© Riproduzione riservata