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Edizione del 03/11/2020
Estratto da pag. 1
Mattarella ai governatori: “Il dialogo sia costruttivo. Le istituzioni collaborino”
La telefonata a Bonaccini e Toti dopo le tensioni tra esecutivo e Regioni. A epidemia finita bisognerà ripensare il modello federale confuso
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La telefonata a Bonaccini e Toti dopo le tensioni tra esecutivo e Regioni. A epidemia finita bisognerà ripensare il modello federale confuso

Roma. Il presidente della Repubblica vuole accertare personalmente che cosa impedisce di prendere decisioni rapide e condivise nella lotta al Covid. Ne ha motivo. Le cronache politiche traboccano di tensioni a ogni livello che trasmettono la sensazione di un «tutti contro tutti» dentro il governo, tra Stato centrale e Regioni, tra queste e i Comuni, con l’opposizione che snobba l’offerta del premier (tardiva ma finalmente sul tavolo) di condividere il peso delle responsabilità.

È uno spettacolo di protagonismi e di partigianerie che sconcerta un Paese già scosso. Quando l’emergenza verrà superata non mancheranno certo le occasioni per definire meglio la gerarchia dei poteri, ripensando un modello federale confuso che non brilla per efficienza. Una volta sconfitto il virus, la dialettica politica potrà tornare a sfogarsi liberamente, senza la camicia di forza che oggi la soffoca, e i nostri leader avranno mille modi di regolare i loro conti in sospeso. Ma intanto adesso, che abbiamo l’acqua alla gola, bisogna fare i conti con il presente; e in attesa di giorni migliori dobbiamo sperare che i protagonisti sappiano porre rimedio ai loro stessi limiti.

Sergio Mattarella sta cercando di fare il pane con la farina che ha. In questo dramma collettivo, il presidente ritiene avventuroso esplorare soluzioni di governo diverse da quella attuale. A torto o a ragione, teme i contraccolpi destabilizzanti di una ricerca del meglio che, come dice il saggio, talvolta è nemico del bene. Ma è convinto che un sollievo immediato si possa trarre da un diverso modo di rapportarsi tra le varie istituzioni pubbliche e chi le rappresenta, a patto di frenare gli egoismi e promuovere gli atteggiamenti virtuosi.

Ecco come mai, dopo una quantità di inviti, appelli, esortazioni e richiami solo in parte raccolti, anzi spesso disattesi, il capo dello Stato ha deciso di compiere un passo in più. Ieri ha avviato un giro di contatti diretti che mirano a rassodare il tasso della coesione nazionale e, per questa via, a colmare lacune che spesso dipendono da atteggiamenti poco avveduti. I primi interlocutori non potevano che essere Stefano Bonaccini e Giovanni Toti, rispettivamente numero uno e due della Conferenza delle Regioni. Mattarella si è mostrato attento e partecipe dei problemi, senza mai sconfinare nel campo delle decisioni (che non spettano a lui). Ma col tono soft di chi viene da una lunga scuola politica, ha chiesto ai rappresentanti delle Regioni di dare una mano, di non mettersi di traverso dove già governo e maggioranza faticano a trovare la sintesi. Insomma, ha fatto leva sulla loro capacità di orientare, moderandoli, i colleghi governatori.

Oggi sarà il turno di Elisabetta Casellati e di Roberto Fico. Mattarella vorrà sapere in che modo pensano di favorire il dialogo tra maggioranza e opposizione, se ritengono che la sede più adatta per dibattere le misure anti-Covid possa essere la commissione parlamentare ristretta che molti sollecitano, sul modello del Copasir, oppure i capigruppo di Senato e Camera riuniti in seduta comune. L’importante è che si proceda. E poi, di certo, il presidente parlerà con Conte nel nome di quella leale collaborazione che ai piani alti della Repubblica c’è sempre stata, e guai se proprio adesso venisse a mancare.

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