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Dir. Resp.
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Edizione del 03/11/2020
Estratto da pag. 1
Giuseppe Conte ha perso il tocco magico. È diventato un Re Mida al contrario,qualunque cosa faccia nessuno si fida più di lui. Fra i tanti dati inquietantidi questa fase della pandemia, questo “momento Renzi”, come descritto proprioqui sul Sussidiario, è fra i più preoccupanti. La riprova si è avuta nellatravagliatissima gestazione del nuovo Dpcm, che dovrebbe veder la luce stasera,a meno di ulteriori colpi di scena.L’impennata della malattia avrebbe imposto scelte tempestive, invece il governoha esitato e ha perso giorni preziosi. Palazzo Chigi ha deciso di cambiarestrategia rispetto a marzo, diversificando la severità delle restrizioni sullabase dei differenti livelli di contagio. Ma quelle stesse regioni che avrebberosalutato con favore questo approccio in occasione del primo lockdown hannofatto fuoco e fiamme per regole uguali per tutti, in un avvitarsi pirandellianodella trattativa.Colpisce soprattutto l’asse fra il sindaco democratico di Milano, Beppe Sala, eil presidente leghista della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Uniti nelrifiutare un lockdown totale della locomotiva d’Italia. Fra Milano e Romacircola una spiegazione spiazzante: Sala e Fontana hanno avuto il sospetto chealla fine Conte intendesse chiudere solo la Lombardia. Bruciano ancora le primezone rosse imposte a marzo (e quelle non imposte in Val Seriana), e l’invidiasociale, che per mesi ha dipinto i lombardi come untori. Di fronte allaprospettiva di essere gli unici a pagare, la resistenza opposta alle intenzionidel governo si è trasformata in una specie di linea del Piave. E sedifferenziazione sarà, la resistenza avrà almeno consentito di inserirla in unacornice nazionale capace di allontanare la puzza di fregatura.Uno scontro istituzionale salito sino a questi livelli ha fatto accenderel’allarme rosso persino al Quirinale, sceso in campo con un’offensiva a trestadi per cercare di evitare che la contesa politica finisse fuori controllo.Nottetempo Mattarella ha escogitato l’idea di un blitz in terra lombarda, nelBresciano flagellato dal Covid, per lanciare un fortissimo richiamo adaccantonare ogni tipo di partigianeria e di egoismo. Secondo stadio, ilcolloquio con il presidente ed il vice della Conferenza delle Regioni,Bonaccini e Toti, perché con 14 regioni su 21 in mano al centrodestra ilgoverno si trova in difficoltà. Terzo elemento dell’offensiva quirinalizia, ilcolloquio fissato per oggi pomeriggio con il presidenti di Senato e Camera,Casellati e Fico, alla ricerca di quel dialogo fra maggioranza ed opposizioneche da inizio pandemia a oggi è totalmente mancato.La moral suasion sfoderata dal Capo dello Stato ha due diversi piani dilettura: se da un lato rappresenta un puntello al governo (meglio questogoverno che il vuoto di potere, è trapelato dal Colle nel giorni scorsi),dall’altro per Conte significa un duro richiamo a cambiare passo, a essere ilprimo a fare passi concreti di unità e di condivisione delle scelte.In Parlamento il premier ha ripetuto l’offerta di un tavolo di discussione,rimediando l’ennesimo no dal centrodestra. Come segno di buona volontà, lamaggioranza ha votato quatto proposte contenute nella mozione dell’opposizione.Ed è la prima volta da febbraio a oggi.Non è che al centrodestra sia mancato il senso di responsabilità: ha votato afavore del primo dei tre scostamenti di bilancio chiesti dall’esecutivo,astenendosi sugli altri due. Ma è evidente che creare le condizioni per fare unpasso in più tocca soprattutto a Conte. Ci sono regole ferree nella politica:se sei in difficoltà, e hai bisogno di aiuto, devi scendere a patti, devipagare un prezzo politico. Se hai bisogno dei voti dell’opposizione inParlamento (anche in vista della legge di bilancio) e se vuoi un atteggiamentopiù morbido delle regioni, devi fare accordi. Una voce incontrollata checircola riferisce della richiesta del centrodestra di fissare le elezionipolitiche in tarda primavera 2021, prima del semestre bianco di Mattarella.Sarebbe un prezzo alto da pagare, ma sorprenderebbe solo le anime candide.Manca oggi la legittimazione dell’avversario. La rottura
del 2019 fra Conte eSalvini ha aperto ferite non ancora rimarginate. Smetterla con lademonizzazione, e aprire una discussione sul dopo sarebbe un primo passo.Sarebbe un bene per il paese.© RIPRODUZIONE RISERVATA