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Edizione del 31/10/2020
Estratto da pag. 1
All’ospedale di Alessandria le tende dell’Esercito: con sei posti letto che possono diventare 12
Nel seminterrato del pronto soccorso di Alessandria ricavate tre zone: un’area di attesa, una di valutazione e una di posti letto
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Nel seminterrato del pronto soccorso di Alessandria ricavate tre zone: un’area di attesa, una di valutazione e una di posti letto

Ospedale di Alessandria, una tenda dell'Esercito

ALESSANDRIA. Le tende dell’esercito, allestite dalla brigata Taurinense, nel seminterrato del pronto soccorso di Alessandria avranno tre zone: un’area di attesa, una di valutazione e una di posti letto, che saranno sei ampliabili a 12.

L’iniziativa è della Regione nel progetto di supporto alla Sanità nazionale voluto dal ministero della Difesa. Gli ospedali possono decidere la destinazione d’uso in base alla specifica necessità, con l’obiettivo in generale di ridurre la pressione di ospedali e pronto soccorso.

La Protezione civile regionale doterà le strutture ospedaliere che ne hanno bisogno di brandine e moduli bagno. A ieri 30 ottobre erano stati allestiti 6 moduli da due tensostrutture ciascuno in 6 ospedali piemontesi: Rivoli , San Giovanni Bosco e Orbassano nel Torinese, Cuneo, Savigliano e Alessandria. Nei prossimi giorni saranno allestiti i moduli degli ospedali di Vercelli e Asti.

Di situazione insostenibile parlano i medici dell’Anaao Assomed, il sindacato dei dirigenti medici ospedalieri, in una lettera al presidente della Regione Alberto Cirio, a quello della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, e al ministro Roberto Speranza. «La seconda ondata della pandemia di Sars-Cov 2 si sta rivelando peggiore della prima. L’Europa è il continente che vede la meta di tutti i contagi mondiali. L’Italia non fa eccezione. La situazione piemontese è tra le più problematiche a livello nazionale. La crescita esponenziale dei casi nelle ultime settimane ne è palese ed inconfutabile dimostrazione – inizia così la lettera-appello –. Il trend dei contagi è assimilabile alla curva di saturazione sia delle degenze ordinarie sia delle unità di terapia intensiva. Abbiamo assistito al fallimento del tracciamento dei contatti sia per l’approccio metodologico errato (utilizzo dei test molecolari rispetto agli antigenici rapidi), sia per la scarsissima organizzazione dei servizi e la totale assenza di programmazione. Il sistema si è fatto trovare colpevolmente impreparato». 



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