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Edizione del 29/10/2020
Estratto da pag. 1
CHIUSURA IMPIANTI SCI/ La strana "discriminazione" tra Alto Adige e resto d`Italia
Mentre l’Omt, l’Organizzazione mondiale del turismo dell’Onu, certifica che acausa della pandemia da Covid-19 il turismo globale è crollato del 70% neiprimi otto mesi dell’anno rispetto al 2019, e prevede “una ripresa vigorosa”non prima della fine del 2021, in Italia stiamo subendo un’altra sindrome: laschizofrenia. Oggi, alla vigilia della prima stagione invernale tutta in eraCovid, scopriamo infatti che ci sono le Dolomiti in e quelle out. Questaschizofrenia sanitaria, e di conseguenza anche amministrativa e sociale, chenei momenti di emergenza si fa ancora più evidente, fa sì che oggi, dopo lerestrizioni imposte dal nuovo Dpcm, in Alto Adige i bar chiudano non alle 18,ma alle 20, e i ristoranti alle 22.Il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, ha detto di“recepire gran parte del nuovo Dpcm, ma con alcuni adattamenti alla realtàlocale in virtù dei margini di manovra che ci sono concessi dalla nostraautonomia e dalla legge provinciale sulla fase 2 dello scorsomaggio”. Benissimo, il Presidente conoscerà sicuramente il perimetro entro cuipotersi muovere. Anche se tutti ricordano bene il Premier Conte che alleRegioni diceva di tenersi pronte a misure semmai “più restrittive”… Mal’autonomia altoatesina non favorisce solo bar e ristoranti: in Alto Adige “gliimpianti nei comprensori sciistici possono essere utilizzati da parte di atletiprofessionisti e non professionisti. I predetti impianti sono aperti aglisciatori amatoriali, subordinatamente all’adozione di apposite linee guida daparte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome o, nelle moredell’adozione delle stesse, nel rispetto delle linee guida provinciali, avendocura di evitare ogni forma di assembramento”. E così adesso in Alto Adige,mentre altrove le piste restano off-limits, sono aperti i due comprensori diSolda e Val Senales, visto che qui gli impianti di risalita sono equiparati altrasporto pubblico locale.Non volendo ipotizzare un virus discriminante tra regioni ordinarie e regioni aStatuto autonomo, è difficile digerire queste situazioni stridenti, chefiniscono ovviamente con il penalizzare le aree più “osservanti” e premiarequelle più “autonome”, generando, se possibile, ancora più incertezze, e difatto deprimendo qualsiasi residua voglia di prenotazioni fosse rimasta. Perevitare questo prevedibile, assurdo scalino, il Governo ha chiesto allaConferenza delle Regioni di presentare al Comitato tecnico scientifico unprotocollo comune, applicabile in tutte le Regioni, autonome e non. “Va dettoche noi – dice Valeria Ghezzi, presidente Anef, l’associazione degliimpiantisti – abbiamo già da tempo predisposto un regolamento con l’aiuto diUNI, l’ente italiano di normazione. E l’abbiamo anche presentato in varie sediistituzionali. Oggi è necessario che sia accettato da tutte le Regioni e chevenga validato dal Governo. Una questione che si potrebbe risolvere in tempibrevi, poi potremo riaprire tutti”.Se lo augura perfino Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli VeneziaGiulia, altra Regione a statuto speciale, che non nasconde le pesanti criticheal nuovo Dpcm. In ogni caso, cercando di scongiurare malaugurate guerre diposizione tra i comprensori sciistici di regioni diverse, i tempi brevi sonooltremodo auspicabili, visto che la prossima settimana tutti dovrebberoiniziare le costose operazioni di innevamento programmato. Un’urgenza bensottolineata anche da Matteo Zanetti, il neopresidente di Cervino Spa: “Iltavolo Stato-Regioni è aperto: l’importante è giungere ad un accordo in tempibrevi”.© RIPRODUZIONE RISERVATA