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Edizione del 27/10/2020
Estratto da pag. 1
Confcommercio e Confesercenti: "Il Governo riveda le sue scelte" - Cronaca
Cna: "Roma mantenga le promesse di indennizzo". Lega: "Si vanno a colpire attività già in ginocchio dopo la primavera"
Confcommercio e Confesercenti sono pronte a ricorrere al Tar contro il Dpcm di domenica "e le norme che penalizzano interi settori economici e per costringere il Governo a rivedere le sue scelte". Lo rendono noto Mauro Mambelli e Danilo Marchiani, presidenti delle due associazioni di categoria dei ristoratori. "Un decreto che uccide bar, ristoranti, cinema, teatri e palestre. Ancora una volta si vanno a colpire attività economiche già messe in ginocchio dalla pandemia, che hanno lavorato duro e sostenuto ingenti investimenti per rispettare i protocolli. Eppure, oggi si trovano costrette a chiudere, per imposizione del Dpcm o perché i costi, con tutte le restrizioni imposte, diventano insostenibili". Dice il capogruppo comunale della Lega Samantha Gardin. "La difesa della salute e della tenuta del sistema sanitario sono naturalmente una priorità. Detto questo le misure adottate dal Governo sono ingiuste nei confronti di chi in questi mesi ha investito importanti risorse per assicurare il rispetto delle procedure di sicurezza". Il Dpcm non piace alla Confartigianato che, per voce del presidente Riccardo Caroli e del segretario Tiziano Samorè, si appella "al Governo per una modifica e per il rispetto della promessa di indennizzi". Pierpaolo Burioli e Massimo Mazzavillani, presidente e direttore generale Cna affermano che "la ripresa dei contagi è preoccupante e ha spazzato via quel cauto ottimismo che ci aveva indotto a pensare che il peggio fosse passato, ma non è stato così. Il nuovo Dpcm penalizza troppo duramente palestre, piscine, cinema, teatri, ristoranti, bar, pasticcerie e gelaterie". "Ci appelliamo – chiudono Azione Ravenna, Italia Viva, Pri e + Europa – affinché il Governo cambi questo provvedimento, condividendo la richiesta del Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, che chiedeva la chiusura delle serrande alle 23 per i locali pubblici e, per tutte le altre strutture, decisioni sulla base dei dati epidemiologici".

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