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Edizione del 27/10/2020
Estratto da pag. 1
La rabbia contro le misure scende in piazza Scontri, molotov e feriti a Milano e Torino - Cronaca
Da Nord a Sud gruppi ultrà e di estrema destra cavalcano la frustrazione degli esercenti. Sassi e petardi sul palazzo della Regione Lombardia
di Alessandro Farruggia

In piazza per non morire di anti Covid. In piazza contro un Dpcm che non convince. Da Torino a Lecce, da Sanremo a Palermo passando per centri grandi e piccoli, da Milano a Cesenatico, da Napoli a Certaldo e poi a Verona, Cremona, Treviso, Ferrara, Modena, Bologna, Genova, Viareggio, Empoli, Bari, Pescara, Napoli, Salerno e Catania il popolo del No scende in piazza contro il mezzo lockdown che colpisce selettivamente alcune attività e non risolve nodi cruciali. Ma a Torino, Milano, Trieste e Napoli la protesta viene strumentalizzata e degenera: black bloc, ultrà, militanti di Forza nuova e pregiudicati ("non esercenti", faranno poi sapere le questure) hanno messo a ferro e fuoco i centri città.

Inatnto sul Dpcm anche nel governo c’è chi come Matteo Renzi rema contro, annunciando che chiederà modifiche a Conte, facendo perdere la pazienza al leader Pd Zingaretti, che difende il testo e definisce "eticamente inaccettabile avere i piedi in due staffe", mentre altri ministri dem come Speranza e Franceschini avrebbero voluto misure più incisive. "Chi protesta non ha capito la gravità della situazione" dice il ministro della Cultura, ma ciò non toglie che la piazza è e resterà in fermento a meno che il dl ristori sia immediato e convincente. Il Viminale è preoccupato che per la strumentalizzazione della protesta: massima attenzione, la situazione è pericolosa.

Dopo gli incidenti di Napoli, Roma e Torino dei giorni scorsi, ancora il capoluogo piemontese e poi, soprattutto a Milano, le strade del centro sono diventate teatro di guerriglia. Lanci di bottiglie, petardi e fumogeni sono iniziati in piazza Castello a Torino dove era partita una delle due manifestazioni della città. Molti dimostranti – tra loro incappucciati e antagonisti – hanno divelto le recinzioni di un cantiere, rovesciato i cassonetti dell’immondizia, danneggiato le vetrine di alcuni negozi tra cui Gucci (due nordafricani poi fermati avevano anche cercato di rubare gli oggetti). Il lancio di lacrimogeni in replica alle bombe carta e alla sassaiola è continuato per ore. Due poliziotti sono rimasti feriti, un fotoreporter è stato ferito alla testa e portato via con l’ambulanza. Il bilancio al momento in cui scriviamo è di 7 arrestati e due denunciati. Si tratta di pregiudicati, che non hanno attività di ristorazione di alcun tipo, fa sapere la questura. Tra i manifestanti violenti anche 5 ultrà della Juve e del Torino.

Oltre un centinaio di persone in serata ha manifestato anche su una delle principali arterie dello shopping di Milano, corso Buenos Aires, facendo esplodere grossi petardi, danneggiando alcuni dehors e lanciando alcune molotov. Sotto la sede della Regione Lombardia, in via Melchiorre Gioia, ieri sera circa 400 persone ha fatto partire un fitto lancio di petardi, fumogeni e sassi. Un poliziotto è stato ferito, sembra in maniera non grave, davanti alla Stazione Centrale di Milano. Il corteo è stato poi disperso e due persone sono state fermate. Tensione e qualche tafferuglio anche a Napoli e a Trieste al termine di corei pacifici.

Tornando invece alle proteste, non violente, degli esercenti, a Roma il premier Giuseppe Conte ha visto una delegazione di fieristi e ambulanti che per ore hanno protesto in piazza Montecitorio e ha promesso che oggi arriverà il decreto sui ristori economici. Ma nel governo c’è maretta. "È più facile contagiarsi sulla metropolitana che a teatro. E la chiusura dei ristoranti alle 18 è tecnicamente inspiegabile, sembra un provvedimento preso senza alcuna base scientifica. A cena il Covid fa più male che a pranzo?" attacca Renzi e il centrodestra condivide. Al malumore dei renziani si aggiunge lo scetticismo delle Regioni che chiedono al governo di "valutare se qualche correzione ci potrà essere". "Per noi – spiega il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini – era meglio chiudere i centri commerciali nel weekend che ristoranti, teatri, cinema e palestre che rispettavano le regole".

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