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Dir. Resp.
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Edizione del 26/10/2020
Estratto da pag. 1
Regioni chiedono ‘modello Umbria’ su stop tamponi asintomatici. Crisanti: «Irresponsabili» //
L’Umbria lo ha già deciso la scorsa settimana, causa sistema di tracciamento travolto dal numero di casi. Ora tutte le Regioni chiedono di non fare più il tampone ai contatti asintomatici di un positivo qualora il sistema sia sotto stress. In pratica, cioè, vorrebbero il placet ministeriale per adottare quanto descritto dal commissario umbro all’emergenza, Antonio Onnis, nella conferenza stampa di giovedì scorso.La lettera «Laddove risulti impossibile il completo contact tracing – scrive il presidente della Conferenza delle Regioni Bonaccini al ministro Speranza in una lettera pubblicata da Repubblica – le Regioni potranno, attraverso i dipartimenti di sanità pubblica, riorganizzare le attività di tracciamento e screening individuando specifiche priorità di intervento tempestivo». Per priorità si intende l’isolamento dei membri del nucleo familiare del positivo. «Se questi ultimi dovessero risultare sintomatici, si dovrà eseguire il tampone rapido antigenico o quello molecolare mentre nel caso permanessero asintomatici il tampone rapido o quello molecolare si eseguirà allo scadere del decimo giorno di isolamento». Ciò varrebbe anche per gli studenti che sono in classe con un caso positivo.Verso il no Secondo il quotidiano è improbabile che il ministero assecondi la richiesta, anche perché già ora in caso di emergenza si modificano le priorità di tracciamento. Regioni, anzi, ai dipartimenti di prevenzione delle Asl che, nella prassi quotidiana, a seconda delle forze in campo, fanno quello che possono. Piuttosto da Roma si punta a reperire duemila tracciatori con un bando della Protezione civile e chiudere un accordo con i medici di famiglia per far svolgere i tamponi rapidi nei loro studi, in cambio di 10-12 euro a esame. Anche questo, anticipato da Onnis nella strategia per l’Umbria.Crisanti: «Irresponsabili» Ma la richiesta è stroncata da Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia dell’Università di Padova e teorico del ‘modello Vò’ dove si andò proprio a caccia di asintomatici per fermare il contagio. «Escluderli dal tracciamento è una catastrofe annunciata. Sono irresponsabili», dice in una intervista a Repubblica. «La vera lotta contro il virus – dice – è una lotta contro chi lo trasmette. Dopo decine di pubblicazioni sulle riviste scientifiche internazionali, rimango stupito quando ancora qualcuno ha il coraggio di sostenere che gli asintomatici non siano un problema».Bisogna tracciare Per Crisanti, che da mesi chiede di aumentare il numero di tamponi «tutti i programmi che hanno avuto successo nel contrasto del virus erano basati sul tracciamento degli asintomatici. La Cina ha fatto 9 milioni di tamponi, per prendere gli asintomatici. E oggi parliamo di modello-Wuhan». Invece le Regioni «vogliono il sigillo del governo per mascherare il loro fallimento». «Non sono stati in grado di predisporre la macchina necessaria per fare i tamponi a tutti gli asintomatici. Servono logistica, risorse, capacità di tracciare le persone. Oggi siamo in questa situazione perché da maggio a settembre nessuno ha saputo mettere in piedi un piano come quello della Cina».Caos delle Regioni Crisanti insiste sui tamponi. «Bisogna spezzare subito la catena dei contagi. Servono diagnosi con i test molecolari, integrazione con strumenti informatici per il tracciamento e logistica per consentire alle persone di accedere ai test. Se ho il dubbio di essere positivo devo poter fare il tampone subito e, con me, tutti coloro con cui sono venuto in contatto negli ultimi 5 giorni». Quanto all’ultimo Dpcm «il governo è costretto a misure coraggiose e impopolari a causa del caos delle Regioni».