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Edizione del 18/10/2020
Estratto da pag. 1
Scuola, cosa cambia alle superiori: ingresso posticipato alle 9, turni pomeridiani e più didattica a distanza
Conte: «La scuola asset fondamentale». Nel nuovo Dpcm indicazioni per alleggerire i trasporti pubblici locali con orari allungati (ingresso dopo le...
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«La scuola continuerà in presenza, asset fondamentale»: il presidente del Consiglio fa tirare un sospiro di sollievo a milioni di studenti, genitori e professori annunciando, nella conferenza stampa per presentare il nuovo Dpcm, che la scuola non chiuderà. Dopo la scelta del governatore Vincenzo De Luca e lo scontro a distanza con la ministra Lucia Azzolina, si temeva che la decisione di richiudere le classi potesse passare dalla Campania a tutto il territorio nazionale. E invece così non sarà. Alla fine, per alleggerire il peso sul trasporto pubblico, il compromesso trovato e introdotto nel Dpcm è stato quello di modulare ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni alle superiori, anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani e di disporre comunque l’inizio delle lezioni non prima delle 9.



La didattica a distanza Sulla didattica a distanza invece è stato previsto che le scuole superiori possano incrementarla - ma rimane complementare a quella in presenza - solo in caso di criticità delle situazioni sanitarie locali e comunque comunicandolo al ministero dell’Istruzione. Stamane l’incontro convocato dal ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, era partito in salita. «Il ministro dei Trasporti dice che non si può incrementare ulteriormente l’offerta del trasporto pubblico. E contemporaneamente il ministro dell’Istruzione dice che per rimodulare gli orari e scaglionare l’ingresso e l’uscita degli studenti della scuola superiore, alleggerendo così la pressione sul trasporto pubblico, dovremmo fare incontri con qualche migliaio di dirigenti scolastici. A questo punto, mentre il virus avanza, tra due settimane staremo ancora parlando di cosa fare», era sbottato il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro. Sulla stessa posizione le Regioni. «Riteniamo possibile e necessario, proprio per salvaguardare la scuola in presenza, soprattutto per le scuole d’infanzia, elementari e medie - ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini - incidere maggiormente sugli scaglioni di ingresso e uscita dalle scuole». Sono state le stesse Regioni a chiedere un’indicazione puntuale nel Dpcm sulla possibilità di rafforzare negli istituti superiori, soprattutto per le ultime tre classi, la didattica integrata già sperimentata in questo mese, «perché non rientra nelle prerogative né dei sindaci né delle Regioni organizzare i tempi e le modalità organizzative delle autonomie scolastiche».

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Gli interventi mirati La ministra Lucia Azzolina, dal canto suo, è stata irremovibile e ha ribadito quanto va dicendo giorni. «La scuola in presenza è fondamentale per tutti, dai più piccoli, all’ultimo anno del secondo grado», anche perché questi ultimi hanno gli esami di maturità, ha detto. L’idea della ministra - e che poi è entrata nel Dpcm - è che non vada presa nessuna misura generalizzata, ma interventi mirati, territorio per territorio, e d’intesa con dirigenti scolastici e famiglie. Soddisfatti i presidi, che sottolineano: «Gli orari di inizio delle lezioni delle scuole secondarie di secondo grado devono tenere conto del contesto- spiega il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli- la situazione dei trasporti pubblici locali nelle aree metropolitane è molto diversa da quella dei piccoli centri».

L’università Il ministero dell’Università e della ricerca, dal canto suo, ha costituito una cabina di re
gia per valutare l’impatto dell’emergenza sanitaria sul sistema della formazione superiore e della ricerca. Le università, sentito il Comitato Universitario Regionale di riferimento, stabilisce il Dpcm, predisporranno, in base all’andamento del quadro epidemiologico, piani di organizzazione della didattica e delle attività curriculari in presenza e a distanza. «Le università sono luoghi sicuri, la didattica è già al 50% a distanza, le lezioni sono controllate, con uso della mascherina e distanziamento, tutto è stato programmato con protocolli specifici e la massima attenzione, è impossibile fare di più all’università», ha evidenziato il ministro Gaetano Manfredi. Intanto il Comitato Priorità alla Scuola ha organizzato per lunedì presidi e flashmob in 13 città di 10 regioni. «La chiusura delle scuole, e il passaggio alla didattica a distanza, sarebbe accettabile solo in caso di un lockdown totale di tutto il Paese», dicono i promotori. «La scuola deve rimanere aperta, è una priorità di questo paese assieme al lavoro», è il parere anche di Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità.