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Dir. Resp.
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Edizione del 17/10/2020
Estratto da pag. 1
Elezioni Roma, e se ci fosse davvero l`ipotesi Zingaretti sindaco?
Tra voci più o meno confermate, rifiuti eccellenti, alleanze che non decollanoe candidature ipotizzate ma non ancora formalizzate, la corsa verso ilCampidoglio in casa centrosinistra sta assumendo sempre più i contorni di unautentico rompicapo. L’ultima ipotesi, rilanciata oggi dalla Stampa ma inrealtà dibattuta da diversi giorni da chi si interessa delle cose politicheromane, porta dritta al Nazareno e a Nicola Zingaretti che alla fine –sostengono alcuni – potrebbe essere il jolly a sorpresa con cui il Pd tenteràdi tornare a governare Roma. Una suggestione dall’evidente impatto politicoconsiderato che stiamo parlando del segretario di uno dei principali partiti sucui poggia la maggioranza di governo e pure del presidente della regione Lazio.Ma andiamo con ordine, proviamo a riavvolgere il nastro e a partire da alcuneragionevoli certezze. Innanzitutto da Carlo Calenda che sarebbe pronto adannunciare nei prossimi giorni la decisione di presentarsi (c’è chi dice giàdomenica prossima, in diretta tv da Fabio Fazio). Com’è di tutta evidenza, lasua accelerazione sta costringendo il Partito democratico a provare a risolverela questione molto prima del previsto. D’altro canto alle elezioni capitolinemancano ancora otto mesi: non ci sarebbe in teoria alcuna fretta di sceglieresubito il nome del candidato sindaco. In nessun’altra delle città che andrà alvoto la prossima primavera – da Torino a Napoli, passando per Milano e Bologna– il dibattito si è acceso a tal punto e anche, dalle parti del centrodestraromano, i tempi appaiono molto meno serrati. Tanto che oggi Matteo Salvini hadichiarato che i nomi dei candidati a sindaco nei vari comuni a scadenzaarriveranno entro fine ottobre o anche entro metà novembre. Ergo: dibattitointerno sì, fretta di scegliere subito no.La seconda è il rapporto con i cinquestelle: Zingaretti, insieme a GoffredoBettini, è stato ed è il massimo teorizzatore dell’alleanza strutturale puresui territori con il Movimento. Non è difficile ritenere dunque che la primascelta del Pd a Roma fosse, e sia ancora secondo molti, l’accordo con ipentastellati. Lo aveva dichiarato in tempi non sospetti in questa intervista aFormiche.net il braccio destro di Zingaretti alla Regione Lazio, DanieleLeodori, e lo ha ribadito pochi giorni fa a Repubblica anche Michela Di Biase.“Il tentativo da esperire è cercare un profilo unitario dentro l’alleanza digoverno”, ha affermato la capogruppo dem alla Pisana. Obiettivo che però mal siconcilia con la ricandidatura di Virginia Raggi: l’attuale sindaco al momento èin campo e sembra non avere alcuna voglia di fare un passo indietro, nonostantei mal di pancia di una parte non irrilevante dei cinquestelle capitolini e,sembrerebbe, la freddezza di un pezzo dei vertici nazionali.La terza certezza è nota: i big che di volta in volta sono stati chiamati incausa per correre a Roma – da David Sassoli a Enrico Letta – hanno semprecategoricamente smentito. A parte dunque gli aspiranti concorrenti alleprimarie – che peraltro non si sa neppure se si faranno -, il Pd nella capitaleun candidato forte e disponibile a spendersi sembra non averlo.E torniamo così a Zingaretti e all’idea che alla fine possa essere il suo ilnome giusto. Anche in questo caso le interpretazioni possibili paiono tre. Laprima, non necessariamente in ordine di importanza, è che si tratti soltantodell’ennesima voce, priva però di vere possibilità di realizzazione. Il suocarattere e la sua lunga esperienza politica potrebbero far propendere perquesta ipotesi: Zingaretti non è uomo da passi avventati ma, al contrario, si èsempre mosso con grande prudenza. Forse troppa, dicono i suoi detrattori, anchese in verità poi spesso i risultati sono dalla sua parte. Ipotizzare che in unmomento di emergenza come questo decida di lasciare la regione e forse pure lasegreteria – che tra l’altro ha appena blindato con il voto delle scorseregionali – per partecipare a un’elezione per di più difficilissima e piena diincognite, oggettivamente non è facile.Ma non è detto che sia questa l’interpretazione giusta ovviamente. A priori nonsi pu
ò certo escludere che il segretario dem ambisca a governare Roma,innanzitutto perché già una volta un pensierino ce lo aveva fatto. Anzi, moltodi più: nel 2012 arrivò ad annunciare la sua candidatura a sindaco della cittàeterna salvo poi deviare successivamente sulla Regione Lazio per la cadutaanticipata della giunta allora guidata da Renata Polverini. E poi Zingaretti èromano e Roma è sempre stata il centro di gravità della sua azionepolitica. Per lungo tempo è rimasto lontano dal palcoscenico nazionale e anchequando ha assunto la guida del Pd ha continuato a mantenere anche un profilolocale (non è un caso, forse, che sia rimasto in Regione senza entrare algoverno di cui pure è uno degli azionisti fondamentali).E, infine, c’è la terza ipotesi: che in fondo la notizia della sua possibilecandidatura, smentita per onor di cronaca ufficiosamente dal Nazareno, servasoprattutto a guadagnare tempo, a frenare in qualche modo la corsa di Calenda –che, lo ricordiamo, ancora non ha sciolto la sua riserva – nell’attesa o nellasperanza che nel frattempo maturino le condizioni per un’alleanza con icinquestelle. Ovvero che Raggi rinunci oppure che sia abbandonata al suodestino dai vertici del Movimento.Fantapolitica? Potrebbe essere. Ma nel gioco di società in cui si stannotrasformando in casa centrosinistra le prossime elezioni capitoline tuttosembra davvero ancora possibile.