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Edizione del 14/10/2020
Estratto da pag. 1
Scontro aperto sui trasporti. Scuola, l’idea delle Regioni è scaglionare gli ingressi
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Oggi incontro De Micheli-enti locali. La ministra: «I fondi c’erano»
Il trasporto pubblico locale è evidentemente un problema. Poche le corse, troppi gli assembramenti. E così il Comitato tecnico-scientifico lo mette sotto accusa. Così non va. Ma subito si scatena lo scaricabarile. Di chi è la colpa? Del governo che lesina i fondi o degli enti locali che hanno dormito d’estate?
La ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, Pd, non ci sta a finire nel tritacarne. Oggi terrà una riunione con enti locali e aziende e spiegherà la posizione del governo, condivisa con Giuseppe Conte, molto preoccupato al riguardo. Che la situazione sia «critica» lo ha ammesso apertamente anche il presidente del Consiglio, ma alla domanda che si sta sentendo rivolgere, sul perché si è arrivati sin qui, vuole una risposta chiara. E la vuole dal ministero.
De Micheli a sua volta è pronta a chiedere conto del miliardo e 200 milioni stanziati per gli enti locali attraverso il decreto Rilancio e il decreto Agosto. «Che fine hanno fatto quei soldi?». Il parco mezzi è rimasto lo stesso? L’8 settembre De Micheli aveva poi annunciato risorse aggiuntive per il trasporto pubblico e scolastico nella prossima legge di Bilancio, ma prima vuole sentire che cosa hanno da dire gli interlocutori. Il governo aveva anche raccomandato di organizzare al meglio gli ingressi a scuola e al lavoro, differenziando gli orari, per decongestionare il traffico e alleggerire bus, tram e treni. Eppure la materia è complicata, come confermano le parole del sindaco di Bari, Antonio De Caro, presidente dei Comuni italiani: «Ho chiesto al governo di scaglionare gli ingressi e le uscite dalla scuola, perché se tutti gli studenti e i pendolari salgono sull’autobus alla stessa ora, è chiaro che il trasporto pubblico si intasa». Al solito, le competenze si sovrappongono.
Secondo le società del trasporto, in media non si raggiunge neppure l’80% della capienza, come autorizzato, bensì poco più del 60%. Quando però hanno sentito che si ipotizza di scendere al 50%, le società, raggruppate nell’associazione Asstra, hanno fatto presente che in questo modo si lascerebbero a terra 275 mila persone al giorno, costringendole a prendere un mezzo privato.
Una soluzione, come proposto da alcuni governatori tra cui Luca Zaia, sarebbe il ricorso alla didattica a distanza per le ultime classi della superiori. Ma la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, non ne vuol sentire parlare: «Che ci siano delle criticità è evidente, ma la soluzione non è certo lasciare gli studenti a casa». Ed è polemica anche qui. «Serviva a diminuire i picchi di utenza nelle grandi aree urbane. Il ministro, in modo sbrigativo e irresponsabile, ha frapposto un netto diniego. Ma se non diminuisce l’utenza, per abbassare la capienza occorre incrementare le linee. E non sono all’orizzonte stanziamenti aggiuntivi», replica la commissione Trasporti della Conferenza delle Regioni.
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