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Dir. Resp.
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Edizione del 12/10/2020
Estratto da pag. 1
PESCARA. Cinque regioni italiane rischiano un nuovo lockdown. Non l’Abruzzo, per ora. Come spiega in un’intervista al Centro il referente sanitario regionale per le Emergenze, Alberto Albani, che parla di «allerta gialla». Ma il presidente della Regione, Marco Marsilio, convoca per domani alle 17, a Palazzo Silone all’Aquila, un vertice dell’Unità di crisi, alla presenza degli esperti del Dipartimento sanità, dei prefetti delle quattro province, dei sindaci dei Comuni capoluogo e dei direttori generali delle Asl. Si farà il punto della situazione, non escludendo delle azioni di contrasto alla pandemia, in aggiunta a quelle già varate (o che stanno per essere varate) dal governo centrale. Dottor Albani, come interpreta i dati dell’ultima settimana?«Un trend consolidato da qualche giorno, siamo allineati con il resto dell’Italia, anche se la nostra curva è più bassa rispetto a quella delle altre regioni. Bassa sì, ma in crescita, con un numero di focolai importanti e un po’ a macchia di leopardo su tutto l’Abruzzo. Stiamo quindi cercando di limitare il più possibile il diffondersi del virus attraverso un aumento dei tamponi, che è l’unico sistema che abbiamo per arrivare a tracciamenti veloci e frenare i contagi. È importante riuscire a individuare precocemente i casi positivi e a trattarli subito a domicilio con nuovi farmaci». A quali farmaci si riferisce?«Ad esempio agli antivirali, sono farmaci complessi, c’è tutta una batteria di farmaci importanti che consente di limitare e di molto gli accessi in ospedale dei pazienti che vengono individuati e trattati. Anche l’età media si è abbassata e ciò fa sì che il numero dei pazienti che deve ricorrere all’ospedale resta al momento contenuto. Questo dipende dunque dalla capacità di fare il maggior numero di tamponi possibile, senza dimentica le ormai note regole: fondamentali sono il distanziamento sociale e l’uso delle mascherine. Vedo ancora tantissime persone che purtroppo non si adeguano a quelli che sono i nostri consigli; anzi ora sono disposizioni di legge. La buona educazione della popolazione è indispensabile in questa fase».Lei parla di un maggior numero di tamponi, pensate di farne ancora di più rispetto alle medie attuali?«Sì, stiamo pensando di incrementare ulteriormente».In che modo?«Attraverso l’attivazione a pieno regime di Pescara e L’Aquila e degli istituti zooprofilattici, aumentando anche il personale che va sul territorio a eseguire questi test».Qual è l’obiettivo?«Sarà raggiunto progressivamente, contiamo di salire prima a 3.000 tamponi al giorno, per poi arrivare a 4-5mila, sempre se riusciremo a reperire le scorte».Ci sono zone in Abruzzo che vi preoccupano maggiormente in questo momento?«San Salvo ci preoccupa, perché lì c’è un focolaio nella Rsa. E abbiamo incrementato i tamponi per cogliere subito l’eventuale presenza di nuovi positivi. Per quanto riguarda l’Ortopedia dell’ospedale di Vasto è stata già messa in sicurezza». E le situazioni nel Teramano e nella Marsica?«Nel Teramano è tutto sommato abbastanza tranquilla, nella Marsica segue un po’ l’andamento regionale, con crescite a spot, ci sono focolai soprattutto familiari».Pensate di prendere ulteriori iniziative intermedie prima di arrivare a eventuali piani più drastici. Quale quadro può fornirci?«Stiamo valutando, siamo in una fase di continuo confronto con il Comitato tecnico scientifico. Una delle prime azioni potrebbe essere chiudere gli ingressi delle Rsa dove troviamo i pazienti fragili».Altre misure più drastiche? A esempio le chiusure anticipate dei locali?«Al momento non vi sono in programma misure del genere».Possiamo quindi dire che l’Abruzzo non rischia un nuovo lockdown, allo stato attuale?«Allo stato attuale no, non è stato prospettato in alcun modo e in nessuna sede».Quali consigli dare?«Ribadisco: distanziamento sociale e mascherina. Vanno poi evitate le aggregazione di persone, anche tra familiari, visto che i focolai sono perlopiù nelle stesse case. Il sabato e la domenica evitare assembramenti, sei, otto persone massimo. Limitare il più possibile cene e pranzi dai no
nni. Cose di questo genere». Ritiene che gli attuali controlli siano sufficienti? O si può fare di più? Pensiamo alla movida...«Sì, nelle zone della movida sarebbe opportuno una maggiore presenza delle forze dell’ordine. Già si sta facendo, è vero, ma in questa fase andrebbe aumentata la vigilanza. Al momento non ci troviamo in una situazione allarmante, però dobbiamo restare attenti perché il trend è in aumento».Possiamo dire che c’è uno stato di allerta? «Diciamo che siamo in una fase di allerta gialla, mettiamola così».Visto il trend, fino a che punto l’Abruzzo può reggere una seconda ondata?«Per fortuna, con l’aumento dei tamponi scopriamo molti asintomatici e quindi li stiamo trattando sul territorio. Se si mantiene questa situazione possiamo ancora reggere parecchio. Però, ripeto, dobbiamo essere attenti».Negli ultimi giorni si è fatta un po’ di confusione sul tasso di letalità del virus in Abruzzo. «Alcuni organi di stampa hanno riportato dati sulla letalità non corretti. Affinché i dati siano comparabili, devono essere messi a confronto gli stessi parametri. In particolare, il tasso di letalità deve essere calcolato dividendo il numero dei decessi per Sars-Cov2 per le persone contagiate. Le persone decedute per coronavirus, a tutt’oggi, nella regione Abruzzo sono 487, mentre le persone potenzialmente positive, in base ai dati Istat della sieroprevalenza, indicano una popolazione stimata di contagiati pari a 14-15mila unità. Il tasso di letalità, quindi, per l’Abruzzo, risulta dal rapporto 487 diviso 14-15mila, per un valore pari a 3,2-3,4%, in linea con la media nazionale».