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Edizione del 09/10/2020
Estratto da pag. 1
Congresso Fimmg. Ultimatum a Governo e Regioni:?“Ora basta annunci e promesse, diteci quale ruolo volete per noi”. Bocciato il modello unico delle Case di Comunit?. La relazione del segretario Silvestro Scotti
di Luciano FassariDal palco del 77° Congresso nazionale del sindacato il leader dei medici difamiglia ne ha per tutti e rilancia il ruolo della categoria: “Valorizzazionesempre descritta nella volontà di tutti ma mai realizzata nella pratica”. E poila stoccata sull'avvio della diagnostica di primo livello negli studi dei mmgmai decollata. Sulla formazione lanciata la proposta di "corsi formazionelavoro". E sul vaccino antinfluenza: “Una programmazione più efficiente dellegare regionali, una sintesi successiva in Conferenza delle Regioni con unaeventuale distribuzione solidale, ove necessaria, avrebbe creato meno problemia medici e pazienti”. LA RELAZIONE[front8405463]07 OTT - “Governo e le Regioni, nei loro diversi modelli organizzatividecentrati, chiariscano una volta e per tutte quale ruolo vogliano dare allaMedicina Generale: non vogliamo più accettare che questa valorizzazione siasempre descritta nella volontà di tutti ma mai realizzata nella pratica dellavita quotidiana di questi medici e dei cittadini che essi assistono”. Ilsegretario della Fimmg, Silvestro Scotti dal palco del 77° Congresso dellaFimmg in corso in Sardegna si appella al Ministro della Salute, RobertoSperanza, presente al Congresso dopo aver partecipato al Cdm di questa mattinache ha varato il decreto Covid, affinché si faccia luce sul futuro dellacategoria travolta dall’emergenza Covid e in balia di quelli che Scotti,nemmeno poi tanto sotto traccia, bolla come attacchi al ruolo del medico difamiglia. Una relazione accalorata, quella di Scotti che ha toccato tutti i temi caldid’interesse della categoria, dal ruolo nell’emergenza Covid a quello delfuturo. In prima analisi il segretario Fimmg ha parlato di quanto successo all’iniziodell’emergenza Covid quando i medici di famiglia erano sprovvisti delleprotezioni: “Durante quel periodo, in cui le cose dovevano essere sequenziali,anzi ovvie, come quella che un’azienda sanitaria dovesse proteggere tutte leproprie risorse umane, comprese quelle della Medicina Generale, è invece statonecessario intervenire con una legge, per ottenere -come un diritto nostro ecome un dovere per i direttori generali- che anche i medici convenzionatifossero protetti. Ma su questo va detto e non nascosto che l’emanazione di unalegge dello Stato non sempre garantisce la sua dovuta applicazione”. “Noi – ha incalzato - per questo oggi chiediamo con forza che siano rimossidai loro incarichi i direttori generali che non assolvono a un dovere di legge a un dovere che rimane qualora fossero medici, anche un dovere etico edeontologico rispetto ad altri Medici chiediamo al Governo che ci sia unacommissione di inchiesta perché non si continui a far finta di niente rispettoalla tutela di un settore strategico come il nostro, rispetto al dover gestireanche per noi la sicurezza nell’attuale fase endemica del SARS-CoV-2”. Il segretario Fimmg ha toccato poi la vicenda della diagnostica di primolivello per i medici di base, che nonostante lo stanziamento della scorsa Leggedi Bilancio è ancora al palo. “Noi rilanciamo, vogliamo la diagnostica neinostri ambulatori anche la possibilità di fare i tamponi rapidi, vogliamo ilsuperamento dei piani terapeutici, vogliamo un collegamento con la sanitàdigitale che crei quell’integrazione vera, cosiddetta “ospedale-territorio”,anche se avrebbe più senso dire “territorio-ospedale””. “Un investimento – ha denunciato - che oggi rimane fermo nonostante fossecontenuto nella legge finanziaria dell’anno scorso: mi riferisco ai famosi 236milioni di euro. Ebbene Ministro, appare paradossale, che nonostante una leggefinanziaria di stanziamento, nonostante una legge che prevede che una parte diquel finanziamento possa essere utilizzato per dare migliori capacità di cura,anche a distanza in periodo Covid, alla medicina di famiglia, a tutt’oggiquelle leggi restino inascoltate”. Ma nel suo discorso il leader Fimmg ha parlato anche del futuro della medicinagenerale riferendosi in particolare ai plurimi tentativi di cambiare le normesulla formazione dei mmg. “Assistiamo ad un dibattito parlamentare che mett
econtinuamente in discussione, con decine di emendamenti, il destino, il futuro,la consistenza stessa della Formazione per diventare Medico di MedicinaGenerale, non appare la soluzione ai nostri problemi anzi dissuade i giovanidall’identificarsi in una figura che in ogni momento potrebbe essere resaequipollente ad altre discipline che, per carità, mantengono le propriepeculiarità di accesso ma mai le concedono a chi si è formato in MedicinaGenerale e ambiscono invece a creare la possibilità, con modelli di formazioneconseguentemente discutibili, di accedere al ruolo di Medico di Famiglia”. “Forse il Parlamento - incalza Scotti - potrebbe impegnare meglio il suo tempoa ragionare su come accelerare l’ingresso dei nostri giovani, rendendo il Corsodi Formazione in Medicina Generale, un corso di Formazione lavoro chiamandolouna volta e per tutte per quello che è specializzazione in medicina generale e,conseguentemente programmandone i numeri e le risorse per le borse in coerenzacon i fabbisogni. Fabbisogni che non sono legati ad una maggiore richiesta/offerta di Medici di Medicina Generale quanto piuttosto al notevole ricambiogenerazionale, totalmente trascurato fino a pochi anni fa e ancora oggiaffrontato con soluzioni di finanziamento tampone da definire ogni anno,insufficienti alle carenze che ormai sono presente sul territorio e che ilCovid-19 potrà solo accelerare”. E poi rivolgendosi direttamente a Speranza ha detto: “Noi ci appelliamo a Lei,perché il Governo e le Regioni, nei loro diversi modelli organizzatividecentrati, chiariscano una volta e per tutte quale ruolo vogliano dare allaMedicina Generale: non vogliamo più accettare che questa valorizzazione siasempre descritta nella volontà di tutti ma mai realizzata nella pratica dellavita quotidiana di questi medici e dei cittadini che essi assistono”. “Temi come la sanità digitale e il suo sviluppo – ha detto Scotti -, oggifinalizzata a far riprendere le cure ai nostri assistiti sia di primo che disecondo livello, ricordando a noi e agli altri che la telemedicina trovaparticolare utilità e forza nei sistemi retti dal rapporto fiduciario,l’investimento verso una Medicina Generale che si dota di personale percostituire i microteam per migliorare il processo assistenziale e ridistribuirei carichi di lavoro aumentando efficacia ed efficienza, e infine l’investimentosui professionisti con la qualificazione di una quota capitaria che oggi nonappare più sufficiente né a motivare i medici già presenti nel processo, né igiovani che dovrebbero aspirare ad entrarci qualificazione che dovràsottolineare il merito, la produttività, la capacità organizzativa,l’erogazione di servizi assistenziali aggiuntivi allo standard ovvero capace diprodurre salute per i nostri assistiti ed economia di scala per il ServizioSanitario Nazionale qualificazione che deve far riattivare la leva tipica di unsistema libero professionale, ossia la competitività tra i professionistirispetto al valore di una scelta fatta dal cittadino che non sia semplicementenumerica ma pesata sulla qualità di assistenza erogata”. “Per tutto questo – ha chiosato - serve che ci sia attenzione verso la MedicinaGenerale rispetto agli investimenti quali il Recovery Found e, se si decidessedi richiederli, del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità”. E in questo senso per il segretario la soluzione è il microteam che “diventa ilsoggetto capace di rispondere, nell’arco della giornata, alle richieste delcittadino offrendo una capacità di presa in carico a maggiore specificitàassistenziale grazie all’azione non più del solo medico ma del medico e delsuo team, composto da figure diverse e specifiche per caratteristiche efunzioni assistenziali, un team consolidato dall’estensione della fiduciarietàriconosciuta al medico e trasferita anche ai collaboratori presenti nel suostudio”. Bocciate quindi le Case di comunità come unico modello. “L’Italia è,caratterizzata da un’offerta di mobilità, da tempi di percorrenza, alternanzadi territori rurali e metropolitani, isole e comunità montane, con unadiversità tale di logistiche che la ris
posta alla prossimità non potrà maiessere unica. Il sistema ha bisogno delle capacità della medicina di famigliadi poter adattare la propria offerta autonomamente ai territori nei qualis’inserisce”. Ma il leader Fimmg ha toccato anche la questione dei rapporti con le altreprofessioni, vedi infermieri di famiglia e il dibattito sui vaccini in farmacia. “Sembra quasi che qualcuno in questo paese abbia deciso un task shiftingfunzionale senza soprattutto consultare i cittadini affermando con chiarezzache cosa si vuole faccia un medico, faccia un infermiere, faccia un farmacistapiuttosto che confonderli nei ruoli in un europeismo funzionale di facciataperché sempre mono direzionale”. “Dopo aver discusso dell’infermiere di famiglia nel Distretto a dipendenza, delfarmacista vaccinatore – ha precisato -, perché non si discute delladistribuzione dei farmaci diretta dai sistemi di cure primarie, prevista inEuropa? Noi riteniamo che, con queste rivalutazioni, contraddiciamo irisultati che l’attuale assetto delle professioni sanitarie realizza nel nostroServizio Sanitario Nazionale, considerato per risultati e spesa tra i primi almondo forse grazie anche alla coerenza dei ruoli e delle funzioni specificheofferte, fino ad oggi, ai cittadini nostri pazienti”. Infine Scotti è tornato sul tema dei vaccini antinfluenzali in farmacia. “Annidi faticose campagne vaccinali e di counselling sui pazienti, di lavoro sugliesitanti, oggi sembrano spazzate via con una corsa al vaccino da parte deinostri pazienti spinti più dalle paure che, in molti casi dalla necessità, aiquali comunque dobbiamo dare risposte e dobbiamo porci il problema di che tipodi risposta dare. Confrontarsi con posizioni che affermano che per vaccinare dipiù servano più punti di accesso è veramente la soluzione? Non avere ancorasistemi sincroni tra chi vaccina e chi deve monitorare l’uso delle dosivaccinali e la garanzia degli aventi diritto all’accesso alla vaccinazione, cipermette davvero di avere punti di accesso non fiduciari, erogatori di unavaccinazione occasionale in assenza di informazioni cliniche personali suifattori di rischio? Noi crediamo di no. Crediamo invece che una programmazionepiù efficiente delle gare regionali, una sintesi successiva in Conferenza delleRegioni con una eventuale distribuzione solidale, ove necessaria, avrebbecreato meno problemi a medici e pazienti”. Luciano Fassari07 ottobre 2020