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Edizione del 29/09/2020
Estratto da pag. 1
Coronavirus, figli in isolamento? In Alto Adige la retta la paga la Provincia e allo Stato chiesto di garantire il 100% di stipendio con il congedo parentale
BOLZANO. Come si deve comportare un genitore nel caso in cui suo figlio venga messo in quarantena? L’attualità del quesito è stringente: vengono trovati focolai di Covid-19 all’interno di scuole e asili quasi quotidianamente, e si può immaginare che con l’arrivo dell’autunno aumenteranno le incertezze per la difficoltà di distinguere l’influenza stagionale dal Coronavirus. In Trentino, Cgil, Cisl e Uil chiedono test sierologici più rapidi e affidabili. Finora, infatti, il tempo d’attesa per conoscere l’esito di un tampone è variabile: nel caso della famiglia della Valsugana contattata da Il Dolomiti, ci sono voluti cinque giorni per avere i risultati del tampone fatto alla figlia, e nel frattempo tutta la famiglia è rimasta a casa per una settimana. In Alto Adige, invece, sono state presentate delle proposte da parte dell’assessora provinciale alla famiglia Waltraud Deeg per rafforzare il sostegno alle famiglie. In una recente seduta della Conferenza delle Regioni, il Presidente della Provincia Arno Kompatscher e l’assessora Deeg hanno proposto la modifica del Decreto legge 111, che è stata approvata sia dalle Regioni che dal Governo, chiedendo che sia possibile per il genitore scegliere tra smart working e congedi parentali nel caso in cui un figlio venisse messo in quarantena. L’opzione è stata stabilita dal Governo a inizio settembre, ma Deeg asserisce che “attualmente quest’opportunità di scelta non viene riconosciuta ai genitori e la decisione demandata al datore di lavoro”. “In questo modo – aggiunge l’assessora -, soprattutto per quanto riguarda i bambini in età scolare, ci troviamo di fronte alla stessa situazione verificatasi in primavera”. Inoltre, Kompatscher e Deeg hanno chiesto che in caso di congedo parentale la retribuzione sia prevista al 100% dello stipendio e non al 50%, come stabilito sinora, con una copertura completa dei contributi facoltativi. “L’assistenza ai minori – afferma l’assessora – non deve essere considerata una questione secondaria e non deve avere ripercussioni negative sulla carriera lavorativa dei genitori. Con queste proposte di modifica veniamo incontro ad alcune importanti richieste espresse dai genitori”. La richiesta dovrà essere esaminata proprio in questi giorni dalla Commissione legislativa e, successivamente, dal Senato. Un’altra proposta dell’assessora Deeg è stata approvata oggi, martedì 29 settembre, dalla Giunta provinciale di Bolzano, e prevede che le spese di compartecipazione tariffaria delle famiglie ai servizi alla prima infanzia siano a carico della Provincia (con la compartecipazione dei Comuni e delle aziende) durante tutto il periodo di sospensione obbligatoria per quarantena degli asili nido. “Un’assenza per quarantena – spiega l’assessora – è una misura di tutela che va a vantaggio di tutta la società. Per questa ragione non devono quindi essere penalizzati economicamente né le famiglie né i gestori dei servizi”. Finora fortunatamente non si è verificato nessun caso positivo nei 14 asili nido, nelle 92 microstrutture e nelle 220 Tagesmütter. Intanto, però, la misura c’è e non è poca cosa.