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Edizione del 29/09/2020
Estratto da pag. 1
Vi racconto le manovrette di Franceschini
Cosa fa, dice e non dice Dario Franceschini del Pd, ministro dei Beni culturalie capo della delegazione del Pd al governo Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali e capo della delegazione del Pdal governo, ha rotto un silenzio che probabilmente si è in qualche mododivertito a vedere interpretare nei modi più diversi, come soleva fare nella DcAldo Moro nei tempi più difficili. Lo ha rotto lasciandosi contattare daRepubblica, forse non a caso, il giorno dopo un’intervista del suo collega dipartito e governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini al Corriere dellaSera un po’ impaziente nei riguardi dei grillini. “Ho il massimo rispetto –aveva detto Bonaccini – per le fibrillazioni di tutti, ma siamo qui perrisolvere i problemi del Paese, non delle singole forze politiche”. E già erauna concessione ai grillini accomunarli generalmente ad altri partiti, dimaggioranza e persino di opposizione, visto che neppure nel centrodestramancano disagi capaci di ripercuotersi sull’intero Paese.Bonaccini, si sa, era considerato prima delle elezioni regionali del 20 e 21settembre come il più probabile candidato alla successione di Nicola Zingarettialla segreteria del partito in caso di sconfitta. Che non c’è stata, o si èrivelata di tali modeste dimensioni rispetto al temuto, con la perdita della“sola” regione Marche e il salvataggio della Puglia, della Campania e dellaToscana, che molti l’hanno interpretata o scambiata – ha scritto il solito,impietoso Massimo Cacciari – per una vittoria.Problemi tuttavia ne sono rimasti sul tappeto, con la consapevolezza per primodello stesso Zingaretti, che chiede un giorno sì e l’altro pure al presidentedel Consiglio un cambiamento di passo del governo, anche a costo di aumentarele difficoltà, a dir poco, dei grillini in crisi d’identità e di voti. EBonaccini, come si è visto, lo incalza su questo terreno lasciandosiimmaginare, volente o nolente, ancora in corsa per una nuova segreteria, siapure in tempi più lunghi o meno convulsi delle previsioni antecedenti alrecente turno di elezioni amministrative.Alle impazienze di Bonaccini e – penso – dello stesso Zingaretti perfronteggiarne la concorrenza Franceschini ha opposto una certa tatticatemporeggiatrice, alla maniera del patrizio romano Quinto Fabio MassimoVerrucoso, di oltre il 200 avanti Cristo. “Sull’Europa e sui temi economici mipare che i 5Stelle abbiano fatto molti passi avanti. Certo, se nasci comemovimento anti-sistema e poi ti trovi di colpo al governo, passando da unacoalizione con la lega ad una col Pd, è normale che hai degli sbandamenti”, haosservato con comprensione Franceschini. Che si è mostrato perciò fiducioso,senza neppure bisogno di dare loro dei “consigli”, che i grillini saprannorinunciare da soli anche agli “slogan anti-Palazzo”, ora che vi stanno dentro.E non si lasciano scappare occasione -aggiungerei- per starvi sempre di più,vista la puntualità e a volte persino la smania con la quale partecipano allenomine ed altre pratiche del sottogoverno.Di questa necessaria evoluzione, chiamiamola così sfidando l’ira di chi lachiama involuzione fra i pentastellati, Franceschini ha proposto ai grilliniquesta motivazione che una volta nella Dc sarebbe stata definita “dorotea”:“Non credo che tra loro ci sia qualcuno che voglia regalare il Paese alladestra con 200 miliardi di euro da spendere”, quelli dei fondi europei per laripresa, ”e un presidente della Repubblica da eleggere” nel 2022. Magarimandando al Quirinale Conte, o facendo andare come garante proprio lui,Franceschini. Che ha però liquidato il sospetto di una sua partecipazione allacorsa al Colle come “gioco di società piuttosto sciocco”, bastandogli edavanzandogli -ha assicurato- “l’aspirazione a fare bene il ministro dellaCultura e del Turismo”. Spero a questo punto, per lui, che grillini equant’altri non lo prendano in parola.Neppure l’intervento del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco afavore dell’utilizzo rapido del cosiddetto fondo europeo salva-Stati, noto comeMes, per il potenziamento del servizio sanitario e indotto ha fatto recedereFranceschini
dalla prudenza imposta dalla persistente opposizione dei grillinia questo tipo di finanziamento. “Sul Mes – ha detto – bisogna deideologizzarelo scontro. Vediamo cosa serve alla sanità, quali progetti e quante risorseservono e poi affronteremo il tema insieme al Recovery fund”, seguendopraticamente il calendario lentissimo di Luigi Di Maio. Che nei rapporti col Pdha fretta solo di preparare insieme, con candidature comuni o simili, leelezioni comunali del prossimo anno, vista la ingloriosa fine degli accorditentati a livello regionale.Ma, a sorpresa, proprio sul terreno municipale Franceschini si è messo ditraverso rispetto a Di Maio, privilegiando un negoziato eventualmente fra ilprimo e il secondo turno. E comunque avvertendo che “ci sono dei nomi cherappresentano un impedimento a qualsiasi accordo”. Egli ha evitato così unalite in famiglia, essendo la moglie Michela Di Biase la ex capogruppo del Pd inCampidoglio, ora alla regione Lazio, decisamente contraria alla conferma cuiaspira la sindaca pentastellata di Roma Virginia Raggi. Alla quale, in unarecente intervista, la signora Franceschini ha fatto capire di potersi anchecontrapporre proponendosi alle primarie del partito. • Facebook • Twitter • LinkedIn • WhatsApp • Gmail • Facebook MessengerISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTERIscriviti alla nostra mailing list per ricevere la nostra newsletter[ ][ ][Iscriviti Ora]Iscrizione avvenuta con successo, ti dovrebbe arrivare una email con la qualedevi confermare la tua iscrizione. Grazie, il tuo Team Start MagazineErroreRispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email aTerzi