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Edizione del 22/09/2020
Estratto da pag. 1
Riforme - **REGIONI: CONFERENZA, EQUILIBRIO SPOSTATO SUL CENTRODESTRA POTREBBE PORTARE A NUOVA PRESIDENZA** =
 Stima confermata a Bonaccini, ma Toti in pole per una possibile e forse probabile successione Roma, 22 set. (Adnkronos) (Bon/Adnkronos) (di Enzo Bonaiuto) - Ancora è troppo presto, anche se qualche avvisaglia politica è già cominciata a circolare: la Conferenza delle Regioni potrebbe in un futuro più o meno prossimo vedere un cambio al vertice, richiesto dal centrodestra che oggi - escludendo la Val d'Aosta dove sarà il Consiglio regionale a eleggere il suo governatore e la provincia autonoma di Bolzano - vede amministrate ben 14 istituzioni regionali (Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, oltre alla provincia autonoma di Trento) contro le 5 a guida di centrosinistra (Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia). Un quadro che se da un lato ha interpretato il pareggio 3-3 di queste ultime elezioni regionali come una tenuta complessiva del centrosinistra che ha mantenuto le due Regioni - Toscana e Puglia - considerate in bilico, ha tuttavia visto spostarsi al centrodestra una Regione in più, le Marche, rispetto alla composizione precedente. L'attuale presidente, il governatore emiliano-romagnolo Stefano Bonaccini, esponente del Pd, peraltro recentemente riconfermato alla guida della sua Regione, gode sicuramente della stima e della fiducia di tutti gli altri governatori. Il problema non è assolutamente personale, ma semmai politico, anche se la Conferenza delle Regioni - come del resto anche l'Anci, l'Associazione nazionale dei Comuni italiani espressione dei sindaci - ha visto prevalere quasi sempre logiche 'solidaristiche' legate ai comuni interessi da rivendicare e difendere piuttosto che logiche riferibili agli schieramenti politici, registrando spinte e resistenze più a livello geografico, ad esempio tra Regioni settentrionali e meridionali sull'autonomia differenziata, che non partitico. Qualora qualche governatore, magari su 'segnalazione' o 'pressione' del suo partito, ponesse comunque una questione politica sulla presidenza Bonaccini, sarebbe difficile per la Conferenza delle Regioni non prenderne atto e andare all'elezione di un nuovo presidente, che in questo caso non potrebbe non essere un esponente del centrodestra. In 'pole position' si collocherebbe Giovanni Toti, governatore della Liguria appena rieletto con successo, che ha dalla sua una carta 'istituzionale' - è l'attuale vicepresidente della Conferenza elle Regioni - e una carta 'politica', essendo un ex di Forza Italia, vicino alla Lega di Salvini, appoggiato da Fdi della Meloni, a capo di un piccolo movimento da lui stesso fondato: Cambiamo. Molto più 'marcata' politicamente sarebbe la presidenza del leghista Luca Zaia, governatore riconfermato in Veneto e dato dagli analisti politici anche in competizione interna con il leader della Lega Matteo Salvini. In discesa le 'azioni' del governatore lombardo Attilio Fontana, mentre altri presidenti sono stati eletti comunque recentemente e non vantano un 'curriculum' di anzianità nel palazzo di Via Parigi a Roma che ospita la Conferenza delle Regioni. Quanto al friulano Massimiliano Fedriga, al siciliano Nello Musumeci e al sardo Christian Solinas, va detto che finora, anche se non vi è una disposizione statutaria in tal senso, il presidente della Conferenza delle Regioni è stato sempre scelto fra le Regioni a statuto ordinario, mai fra quelle a statuto speciale. Il gioco del 'cerino' tornerebbe dunque nelle mani di Toti, a meno che i tempi per una successione a Bonaccini non fossero ritenuti ancora maturi. ISSN 2465 - 1222 22-SET-20 12:34

 

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