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Edizione del 13/01/2020
Estratto da pag. 1
Sanità, pochi medici per l’Italia che invecchia
L’Istituto nazionale di statistica la definisce “piramide rovesciata”. La struttura per età della popolazione italiana mostra infatti un forte sbilanciamento: il numero delle...
L’Istituto nazionale di statistica la definisce “piramide rovesciata”. La struttura per età della popolazione italiana mostra infatti un forte sbilanciamento: il numero delle persone anziane è sempre più in crescita, mentre invece non si arresta il calo delle nascite. Al primo gennaio del 2018 l’indice di vecchiaia, ossia il numero di anziani presenti ogni cento giovani, ha così raggiunto la quota record di 168,9. Uno squilibrio non da poco visto che, come nota lo stesso Istat, l’invecchiamento della popolazione sta «serrando con forza ancora maggiore i nodi tuttora non sciolti della sostenibilità del Sistema Paese».

LE PATOLOGIE CRONICHE

A cominciare da quelli che riguardano la tutela della salute: tra gli ultra 75enni soffre di patologie croniche degenerative l’85,2% della popolazione, mentre la comorbidità si attesta al 65,4%. Questo vuol dire che, mettono in guardia i geriatri, il sistema sanitario nazionale dovrebbe farsi carico di «un importante aumento del numero assoluto di over 75 con molteplici malattie croniche, che spesso rendono indispensabile il ricorso agli ospedali, con 1,3 milioni di ricoveri all’anno e una degenza media di 9 giorni, senza contare i tanti malati complessi di età compresa tra 65 e 75 anni».

Ma il sistema sanitario non è affatto in grado di farsene carico. I Pronto soccorso sono sempre più in affanno, il numero dei posti letto in geriatria è sufficiente per appena 3.560 pazienti, e i geriatri specialisti sono appena 2.500. La “bomba” sociale e sanitaria che potrebbe esplodere nei prossimi anni è però nota da tempo. La Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg) e la Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio (Sigot) già due anni fa avevano contribuito a redigere un documento ministeriale sul “ricorso dei pazienti geriatrici al Pronto Soccorso e al ricovero ospedaliero”. Il testo, trasmesso il 28 marzo del 2018 dal Ministero alla Commissione Salute della Conferenza delle Regioni per poi approdare alle Conferenza Stato Regioni, non è stato ancora neanche calendarizzato. 

Eppure, le proposte dei geriatri non richiedono grossi investimenti. «Innanzitutto - spiega Raffaele Antonelli Incalzi, presidente della Sigg - chiediamo di rendere il Pronto soccorso più a misura di anziano, con dei percorsi dedicati e con l’infermiere geriatrico. E’ poi necessario associare al Pronto Soccorso servizi geriatrici specifici, come avviene già in alcuni ospedali italiani. In questo modo, caricando subito questi pazienti sull’Unità di geriatria si alleggerisce il Pronto Soccorso».

E’ poi urgente riorganizzare anche le strutture ospedaliere, sempre più in affanno per la carenza di medici specialisti. «Bisogna rendere disponibile un maggior numero di posti letto in geriatria - aggiunge Antonelli Incalzi - cui destinare proprio i malati più complessi, nei quali la multimorbilità e l’acuzie si associa a un grado rilevante di disabilità. Naturalmente con 3.560 posti letto di geriatria è chiaro che non si può far fronte a queste necessità». 

Per il momento gli anziani vengono presi in carico nei reparti di medicina generale. «Se proprio dovessimo limitarci ai pazienti che hanno un particolare giovamento atteso dal ricovero in ambiente specialistico geriatrico - rimarca il presidente della Sigg - dovremmo arrivare a triplicare il numero attuale, intorno agli 11mila letti. Un obiettivo da programmare creando le competenze non solo mediche, ma anche infermieristiche».

MANCANO GLI SPECIALISTI

Ma anche aumentando il numero degli specialisti. Ne servirebbero infatti almeno 7mila. «Il documento - prosegue - raccomanda anche un’espansione dei corsi di specializzazione, perché se non si formano le persone con le competenze specifiche, non è possibile realizzare l’obiettivo». 

Intanto i geriatri rivolgono un appello al ministro della Salute Roberto Speranza e al presidente delle Regioni e delle Province Autonome Stefano Bonaccini. «Abbiamo fortemente sollecitato l’approvazione del documento - rimarca Antonelli Incalzi - spe
ro che il ministro attuale abbia la sensibilità per tenerne conto. Aspettiamo fiduciosi».

 

Lunedì 13 Gennaio 2020, 00:00

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