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Edizione del 13/09/2020
Estratto da pag. 1
Bonaccini si prepara, Zingaretti pure
Il Governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini apre al possibile rientro nel Partito di Matteo Renzi e Pierluigi Bersani. Dopo l’election day si ballerà.
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“Non me ne frega niente di fare il segretario”, dice Stefano Bonaccini alla Festa dell’Unità a Modena. Lo dice intervistato da Lucia Annunziata. Ma in realtà si sta posizionando proprio per una eventualità del genere. Adesso addirittura difende Nicola Zingaretti, ma dopo l’election day la musica può cambiare radicalmente.

L’Huffington Post scrive: “A Modena, alla Festa dell’Unità, arriva quello che potrebbe essere considerato il padrone di casa. Stefano Bonaccini si presenta con la consueta divisa d’ordinanza: Rayban da vista, giacca e camicia sbottonata fino al secondo bottone. Si siede per il suo dibattito e dice una cosa d’assoluto buon senso, rispondendo a Lucia Annunziata che lo intervista: “Se mi chiedi se devono rientrare Renzi e Bersani io dico rientrino pure. Noi dobbiamo riportare quelli che sono usciti e non ci votano più, non Renzi e Bersani in quanto tali. Perché il Pd non può rimanere al 20% e se rimane al 20% nei prossimi anni vuol dire che, quando si voterà per le politiche, noi non vinceremo le elezioni”.

Beh insomma, per uno che dice di non voler fare il segretario, affermare, seppure implicitamente, che si augura il rientro di Renzi e Bersani non è cosa da poco.

Il fuoco di sbarramento parte subito. Parte Michele Bordo, vicecapogruppo del Pd alla Camera: “Sembra Tafazzi, dimentica che Renzi è uscito per distruggere il Pd”. Tocca poi a Roberta Pinotti: “Fino qualche mese fa molti candidati avevano problemi a mettere il nostro simbolo nell’alleanza perché simbolo di sconfitta. La politica è vincente quando guarda avanti, ed è vicina ai problemi, invece di tornare a formule del passato”. Arturo Scotto attacca: “Se metti Renzi e Bersani sullo stesso piano significa che non hai chiaro cosa è successo”. Tutti messaggi fatti circolare dalle truppe zingarettiane e opportunamente segnalati ai giornalisti.

Come sempre, l’analisi più scomodamente lucida arriva dal Papa Nero del Pd Goffredo Bettini. Dice “Dobbiamo prendere atto delle cose e capire con chi lavorare. Ci sono moderati già fuori dal Pd. Calenda ci massacra e colpisce nei punti più dolorosi. È auspicabile che un Renzi torni nel Pd, per dire? Credo di no. Abbiamo due riformismi diversi. Moderati poi non ce ne sono più l’unico vero moderato che combatte è Berlusconi, forse. Volete che governiamo con lui?”.

Bonaccini aggiusta il tiro, dà atto a Zingaretti di aver “rimesso in piedi il Partito e di aver dato un contributo non banale al governo”, lo copre sul fronte del Sì al referendum, ne condivide il tentativo di arruolare Giuseppe Conte fra i leader possibili del centrosinistra, una figura che potrebbe allargare il campo a un pezzo del mondo Cinque Stelle.

Poi però afferma: “Di Saviano non ho apprezzato i toni, non è giusta quella critica a Nicola e il Pd, ma c’è una cosa che condivido: non possiamo pensare di passare i prossimi anni in una situazione di un Partito e di una coalizione che vive di anti, noi ci vogliamo far votare non per quanto fanno schifo gli altri, ma perché dobbiamo essere attraenti noi. Come abbiamo fatto, vincendo, in Emilia-Romagna”. 

E conclude: “Non me ne frega niente di fare il segretario”. In realtà dopo l’election day si vedrà, ma intanto Stefano Bonaccini sa di poter avere il sostegno degli ex renziani. Per quanto riguarda Dario Franceschini, dipenderà dal risultato dell’election day e dalla tenuta del Governo. Nicola Zingaretti, però, non sta fermo. E sa di aver dalla sua la stragrande maggioranza della direzione. (Leggi qui L’agguato sventato a Zingaretti ed il regalo di Salvini).

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