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Dir. Resp.
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Edizione del 10/09/2020
Estratto da pag. 1
Infermiere di famiglia/comunit?. Il vademecum della Fnopi
Nel documento delle Regioni, approvato oggi dai Presidenti, che ricalca le ormedel position statement della Fnopi si chiariscono cosa è, cosa non è, e qualisono le potenzialità e le peculiarità anche formative, organizzative ecollaborative di questa figura, che di fatto esiste da anni in molte realtàlocali, ma che ora andrà codificata, organizzata, normata e formata in tutte leRegioni. IL POSITION STATEMENT[front343881]10 SET - È arrivato dalla Conferenza delle Regioni il via libera al documentoche rende uguale la figura dell’IF/C su tutto il territorio e che ora potrà edovrà essere attuato su tutto il territorio nazionale in modo omogeneo. Un documento che segue la strada tracciata dal Patto per salute 2019-2021 edalle proposte della Fnopi messe nero su bianco in un modello consegnato aGovernatori e ministro della Salute: “La proposta di linee di indirizzo –scrivono le Regioni - è stata redatta dal sottogruppo tecnico a partire daldocumento ‘Position statement su Infermiere di Famiglia e Comunità della Fnopi,in cui la descrizione delle competenze dell’IF/C risulta completa e in lineacon gli orientamenti Europei per quanto riguarda i due ambiti di competenza(famiglia e comunità) ritenuti strategici per la promozione della salute egestione della cronicità/fragilità sul territorio”.Il documento delle Regioni e il position statement della Fnopi (pubblicato comeulteriore ebook della Federazione) chiariscono bene cosa è, cosa non è, e qualisono le potenzialità e le peculiarità anche formative, organizzative ecollaborative di questa figura, che di fatto esiste da anni in molte realtàlocali, ma che ora andrà codificata, organizzata, normata e formata in tutte leRegioni. Ma le Regioni hanno anche sottolineato che dell’IF/C c’è bisogno infretta per l’urgenza determinata dal fenomeno epidemico da SARS-CoV-2 e per le“potenzialità determinate dall’introduzione di tale professionista sanitarioper il potenziamento delle cure primarie” e per questo hanno messo a punto illoro documento.“È necessario applicare subito l’innovazione - sottolinea la presidente FnopiBarbara Mangiacavalli in linea con le Regioni - per dare spazio il piùvelocemente possibile alla nuova figura per l’assistenza sul territorio, ancheprevedendo percorsi formativi ad hoc diffusi in tutte le Regioni: l’infermieredi famiglia/comunità non è una figura improvvisata, ma un professionistapreparato per poter assistere al meglio i pazienti fragili e le loro famiglie.Ringraziamo i presidenti delle Regioni, la Commissione salute e il suocoordinatore Icardi per l’impegno e il risultato ottenuto. Vogliamo dare ilnostro contributo al Paese e lo vogliamo fare assieme a tutti gli altriprofessionisti della salute – aggiunge – consapevoli che tutte le energiedovranno essere orientate a garantire il diritto alla salute dei cittadini: laFederazione è pronta a collaborare da subito con Governo, Parlamento, Regioni eAssociazioni di cittadini e pazienti per dare attuazione concreta a questoprofessionista essenziale per il territorio”.Ma vediamo qual è l’identikit di questa nuova figura, delineato in una notadella FnopiChi è l’infermiere di famiglia/comunità (IF/C)È un professionista della salute che riconosce e cerca di mobilitare risorseall’interno delle comunità, comprese le competenze, le conoscenze e il tempo diindividui, gruppi e organizzazioni della comunità per la promozione dellasalute e del benessere nella comunità. Cerca di aumentare il controllo dellepersone sulla loro salute. È di riferimento, secondo le Regioni, per tutta la popolazione (ad es. persoggetti anziani, per pazienti cronici, per istituti scolastici ed educativiche seguono bambini e adolescenti, per le strutture residenziali nonautosufficienti, ecc.…) con particolare attenzione alle fragilità per cuisecondo le Regioni è opportuno concentrare il focus dell’IF/C su tale targetidentificato attraverso l’analisi dei dati epidemiologici e sociodemografici. Inoltre, in particolari condizioni epidemiologiche, quale quella da COVID-19attuale, il suo intervento può essere orientato alla gestione di un target dipopo
lazione specifica, ad es. per il tracciamento e monitoraggio dei casi diCOVID-19 coadiuvando le USCA, in collaborazione con medici di medicina generalee Igiene Pubblica e nelle campagne vaccinali. Lavora in modo proattivo, come illustra il modello Fnopi recepito dalleRegioni. Non aspetta solo le prescrizioni, ma intercetta autonomamente i suoiassistiti di cui conosce le problematiche di salute. La finalizzazionedell’azione fondamentale degli IF/C mira al potenziamento e allo sviluppo dellarete sociosanitaria con un’azione che si sviluppa dentro le comunità e con lecomunità.L’IF/C fa una valutazione dei bisogni di salute; prevenzione primaria,secondaria e terziaria; conosce i fattori di rischio prevalenti nel territoriodi riferimento, la relazione d’aiuto e l’educazione terapeutica; stende pianiassistenziali infermieristici, individua quesiti di ricerca infermieristica. Ma orienta anche ai servizi, fa una valutazione, indicazione e prescrizione deipresidi necessari.Monitora l’aderenza terapeutica, l’empowerment e valuta i sistemi di telemonitoraggio. È lui che attiva consulenze infermieristiche, si occupa dellaformazione dei caregiver e delle persone di riferimento. Soprattutto collaboraa strategie assistenziali di continuità ospedale territorio, definisce econtribuisce a protocolli, procedure, percorsi e progetta e attua gruppi diauto mutuo aiuto. Chi non è l’infermiere di famiglia/comunità (IF/C)La Fnopi spiega che non è l’infermiere di studio del medico; non è l’infermiereche garantisce solo prestazioni (siano esse in AID e ADI), ma collabora contutti e può erogare prestazioni correlate alle sue specifiche competenzeclinico assistenziali. Al contrario di altre professioni sanitarie, l’infermiere di famiglia ecomunità (e in generale l’infermiere) non è una figura tecnica perché il suointervento non si esaurisce con la prestazione erogata a fronte di una bisogno,ma agisce in modo preventivo, proattivo e partecipativo rispetto al paziente eanche alla sua famiglia perché questi siano in grado di comprendere la lorosituazione e di affrontarla secondo i parametri necessari all’assistenza e allatutela della salute, ma anche da punto di vista sociale e di integrazione peruna qualità di vita migliore. E non va confuso nemmeno con l’infermiere ADI, ma svolge una funzione integratae aggiuntiva, anche se può erogare direttamente cure infermieristichecomplesse.Come si forma, come si attiva e dove lavora l’IF/CLe sue competenze secondo la Fnopi sono definite in percorsi formativispecifici post-laurea (tra cui Laurea Magistrale, Dottorato, Master di I e IILivello: oggi sono formati così oltre 6mila infermieri). E per le regioni sono competenze di natura clinico assistenziale e di tipocomunicativo-relazionale. L’IF/C deve possedere capacità di lettura dei datiepidemiologici e del sistema-contesto, deve avere un elevato grado diconoscenza del sistema della Rete dei Servizi sanitari e sociali per creareconnessioni ed attivare azioni di integrazione orizzontale e verticale traservizi e professionisti a favore di una risposta sinergica ed efficace albisogno dei cittadini della comunità. Le Regioni riconoscono la necessità di considerare rilevante prevedere unpercorso di formazione specifica con l’acquisizione di titoli accademici, maperché l’IF/C sia subito operativo propongono di individuare infermieri per iquali sia possibile valorizzare l’esperienza acquisita, la motivazione el’interesse all’ambito territoriale dell’assistenza. A titolo di esempio avereun’esperienza (almeno due anni) in ambito Distrettuale/territoriale,domiciliare o con esperienza di percorsi clinico-assistenziali (PDTA), diintegrazione ospedale-territorio, di presa in carico di soggetti fragili. L’IF/C secondo il modello Fnopi può attivarsi su prescrizione ma ancheautonomamente in particolare per quanto riguarda la promozione di modelli diprossimità e di proattività anticipatori del bisogno di salute rivolti a tuttala popolazione, malata o sana.Questo deve avvenire in un bacino di utenza definito che sia coerente con lecondizioni geografiche e demografiche del territ
orio di riferimento e checondivida con gli altri attori principali del territorio tra cui Mmg eAssistenti sociali La sua azione si svolge a casa delle persone, negli ambulatori infermieristici,nelle strutture intermedie e afferisce ai servizi infermieristici del distrettodi riferimento. Le Regioni sono d’accordo: “l’IF/C è inserito all’interno dei servizi/strutturedistrettuali e garantisce la sua presenza coerentemente con l’organizzazioneregionale e territoriale (Case della Salute, domicilio, sedi ambulatoriali,sedi e articolazioni dei Comuni, luoghi di vita e socialità locale ove siapossibile agire interventi educativi, di prevenzione, cura ed assistenza).Agisce nell’ambito delle strategie dell’Azienda sanitaria e dell’articolazioneaziendale a cui afferisce, opera in stretta sinergia con la medicina generale,il Servizio sociale e i professionisti coinvolti nel setting di riferimento inuna logica di riconoscimento degli specifici ambiti professionali e diinterrelazione ed integrazione multiprofessionale”.10 settembre 2020