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Dir. Resp.
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Edizione del 09/09/2020
Estratto da pag. 1
Conte ai governatori: Nessun piano secretato sulla pandemia, si continua a distorcere la realtà
Il presidente del Consiglio Conte risponde ai governatori del centrodestra, che hanno scritto una lettera a Mattarella per chiedere conto delle informazioni...
"Si continua a distorcere una realtà. Stiamo parlando di uno studio commissionato dalla Fondazione Kessler che contemplava vari possibili scenari ipotetici sulla curva epidemiologica" relativi alla diffusione del coronavirus. Lo ha detto Giuseppe Conte in un'intervista a Stasera Italia su Rete 4, tornando sul piano del governo, datato 22 febbraio, che non è stato divulgato, e che prevedeva tre possibili scenari d'intervento, in vista della pandemia di coronavirus.

Il premier ha ribadito: "Non sono mai stati secretati, la riservatezza del lavoro non ha nulla a che fare con la secretazione, nessuno ha mai posto il segreto di Stato e tornando indietro lo rifarei, l'attività di valutazione deve essere riservata, che ci mettiamo a fare un dibattito pubblico?". L'esistenza di questo piano è stato confermata dai verbali del Cts. Dell'esistenza del documento di 40 pagine aveva parlato ad aprile il direttore generale per la Programmazione sanitaria del ministero della Salute Andrea Urbani, in un'intervista sul Corriere della sera, sostenendo che il piano non era stato reso noto "per non spaventare la popolazione".

Ma Conte smentisce questa ricostruzione: il governo non ha "secretato" le informazioni a sua disposizione nella fase iniziale dell'allarme Covid, la lettera dei governatori di centrodestra al presidente della Repubblica sul tema è "pretestuosa", perché con le autorità locali "il dialogo c'è sempre stato". I 13 presidenti hanno infatti accusato il governo, dicendo appunto di essere stati "tenuti all'oscuro".

A una domanda sulla scelta della secretazione dei documenti in questione, il capo del governo ha sbottato: "Dottoressa, non sono stati mai secretati", ha replicato. "La riservatezza del lavoro quando si lavora in questa direzione non ha nulla a che fare con la secretazione. Nessuno ha posto un segreto di Stato o di qualsiasi natura. Semplicemente si è ritenuto – e ritornando indietro lo rifarei, è il metodo più giusto, migliore – che quando si lavora, quando si fanno attività istruttorie, quando si valutano vari scenari, si acquisiscono elementi, soprattutto in un contesto del genere, l'attività di valutazione deve essere riservata, che ci mettiamo a fare, un dibattito pubblico?". Conte ha poi ribadito la valorizzazione del "modello italiano" nella gestione dell'emergenza.

I 13 governatori del centrodestra, Luca Zaia (Veneto), Attilio Fontana (Lombardia), Alberto Cirio (Piemonte), Giovanni Toti (Liguria), Nello Musumeci (Sicilia), Christian Solinas (Sardegna), Massimiliano Fedriga (Fvg), Maurizio Fugatti (Trentino), Donato Toma (Molise), Marco Marsilio (Abruzzo), Donatella Tesei (Umbria), Vito Bardi (Basilicata) e Jole Santelli (Calabria), hanno indirizzato una lettera al presidente della Repubblica Mattarella per chiedere conto delle informazioni sulla gestione del coronavirus che l'esecutivo giallo rosso avrebbe mantenuto riservate: "Dagli atti che abbiamo avuto finalmente modo di leggere – scrivono nella missiva pubblicata sul Corriere della sera – appare ormai chiaro che il governo dal momento della dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, il 31 gennaio scorso, non abbia ufficializzato un piano pandemico nazionale, da cui sarebbero derivati quelli regionali di nostra competenza. Appare ancora più grave essere stati tenuti all'oscuro dello studio che il 12 febbraio, ben 8 giorni prima del paziente 1 di Codogno, rappresentava al Cts una stima (poi rivelatasi corretta) di ciò che sarebbe avvenuto nel nostro Paese, anche in caso di una diffusione media del virus".

"Ora è il momento della chiarezza: un atto dovuto a tutti i cittadini anche di fronte all'Europa", hanno scritto i governatori.

"Mi dispiace molto la risposta di Conte, perché la nostra lettera era garbata, propositiva e aperta ad un dialogo. Dialogo che è vero c'è sempre stato, ma dopo il 90esimo minuto. Entriamo sempre in campo a partita finita sulla gestione Covid. E l'incontro di oggi con Arcuri, Boccia e Speranza ne è l'ennesima dimostrazione". lo ha detto all'Adnkronos il president
e della Regione Molise Donato Toma.

"Siamo lunghi su tutto: sulla revisione della rete ospedaliera regionale, abbiamo problemi con il recovery fund e tanti altri nodi da sciogliere – ha aggiunto il governatore del Molise – Questo non è dialogo, significa subire le decisioni del Governo. Capisco le difficoltà, ma dovrebbero essere più collaborativi. Stimo Conte come premier, è un presidente di tutto rispetto, ma le Regioni vanno coinvolte".

A proposito die possibili effetti negativi delle elezioni regionali sul governo ha detto: "C'e' una prospettiva che potrebbe essere negativa per il governo: non riuscire a fare le cose che dobbiamo fare, presentare alla commissione europea i progetti del piano di ripresa nazionale. Se mi accorgessi che non siamo in condizione di farlo, ma assolutamente non è così perché siamo determinati, allora sarei io per primo a ritenere che il governo non è efficace o efficiente e perseguire gli interessi dei cittadini".

Sul segretario dem ha detto: "c'è stato sempre un buon rapporto con Zingaretti. Ho una facilità di dialogo con tutti, sia con le forze che sostengono il governo che con i ministri e i rappresentanti dei gruppi parlamentari. Zingaretti è persona schietta e leale e mi trovo bene ma vale anche per le altre forze, c'e' un confronto costante, non farei una differenza", ha aggiunto.