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Edizione del 04/09/2020
Estratto da pag. 1
Batterio killer in ospedale e neonati morti, arrivano gli ispettori del ministero della Salute. Le accuse degli `007` regionali
Si terrà oggi il sopralluogo degli ispettori del Ministero della Salute presso l’Ospedale ‘Donna e Bambino’ di Borgo Trento a Verona a seguito dell’inchiesta aperta sulla diffusione del batterio killer (il citrobacter) che ha provocato la morte di 4 neonati. Entro la serata di oggi l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona ha anche fatto sapere che invierà alla Regione Veneto la relazione interna con le controdeduzioni necessarie alla Direzione di Area per decidere se e quale azione intraprendere.
La relazione è molto attesa dal governatore del Veneto Luca Zaia, che ha saputo dall’accaduto dai giornali (come dichiarato in un’intervista a La Stampa). «Non è possibile riparare allo strazio di chi ha perso un bambino, però abbiamo il dovere di fare luce e di assumere ogni iniziativa necessaria ad evitare che ciò si ripeta», ha spiegato Zaia durante l’intervista. Figure come quella del direttore sanitario dell’ospedale «non sono alle dipendenze della Regione perciò non possiamo agire direttamente. Chiediamo però che si intervenga, senza caccia alle streghe ma con tutto il rigore richiesto dalla gravità del caso».
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Sull’accaduto, intanto, va avanti l’inchiesta della procura della Repubblica che ha già raccolto le prime deposizioni dei genitori di alcune piccole vittime. Acquista anche la relazione, di 52 pagine, della Commissione Ispettiva regionale depositata dopo il 28 agosto: secondo la relazione finale la contaminazione, partita da fattori ambientali ha avuto una «iniziale sottostima» e «il riconoscimento tardivo del problema».
A sostegno di questa valutazione vi è la ricordanza – annotata nel report – che il primo caso di positività al Citrobacter segnalata all’interno dell’Ospedale della Mamma e del Bambino di Verona risale al 10 gennaio di quest’anno «e nessuna comunicazione è stata inviata ad Azienda Zero», l’organismo della Regione Veneto che coordina la sanità regionale. Dopo le prime notizie di stampa del novembre 2019 relative alla morte della piccola Nina «nessuna segnalazione – precisano gli esperti – su eventi epidemici è stata inoltrata» fino a una mail del 22 giugno scorso inoltrata dal Risk Manager aziendale all’Unita’ Rischio Clinico di Azienda Zero. Nella segnalazione si segnalano quattro casi di infezione da Citrobacter koseri presso la Terapia Intensiva Neonatale e uno presso la Terapia Intensiva Pediatrica nel corso del 2020. La relazione segnala quindi che «solo in data 22/6/2020 l’Uoc Rischio Clinico di Azienda Zero sia stata portata formalmente a conoscenza di cinque casi cumulativi».
Tra le concause dell’infezione dovuta al batter vi è una «apparente insufficiente adesione alle procedure di igiene delle mani», il «possibile utilizzo anche dell’acqua di rete, sia da operatori che da familiari, per l’igiene delle mani» e «anche per altre procedure che riguardano la gestione dei neonati». Nel dossier inviato al commissario dell’azienda ospedaliera di Verona e per conoscenza al governatore del Veneto Luca Zaia a firma del direttore generale dell’Area Sanità della Regione Veneto, Domenico Mantoan, si ricorda che «per quanto riguarda le figure della direzione di supporto al direttore generale, in particolare per quanto riguarda la figura del direttore sanitario, la risoluzione per inadempimento del contratto risulta non discrezionale e procedimentalizzata in quanto in caso di manifesta violazione di leggi o regolamenti o del principio di buon andamento e di imparzialità il direttore generale risolve il contratto dichiarando la decadenza» del dipendente. L’invito esplicito è quindi quello di «assumere iniziative cautelari quali nella fattispecie la sospensione del rapporto contrattuale».
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venerdì, 4 settembre 2020 - 13:39© RIPRODUZIONE RISERVATA