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Edizione del 20/08/2020
Estratto da pag. 1
Troppi contagi: in Sardegna aleggia il rischio "chiusura"
Ai ventisei casi nella struttura di Santo Stefano e quelli dei luoghi della movida smeraldina, si aggiungono i 25 migranti infetti nel Cpa
Sono ormai diversi i focolai di Covid accertati in strutture turistiche e luoghi di intrattenimento nel Nord Sardegna. Ed è così che l'Isola da Covid free diventa terra di diffusione del virus. Un virus per lo più importato, si faccia attenzione, come nel caso delle tre ragazze romane arrivate positive da Ibiza che prima di tornare in patria si sono aggregate a un gruppo che si fluidificava di locale in locale a Porto Cervo e Porto Rotondo, favorendo il passaggio del virus. Il risultato è che, come sottolinea la Regione Lazio, "il 30 per cento dei nostri contagi arriva dalla Sardegna". E nell'Isola, per l'alchimia dei flussi estivi, il Coronavirus arriva con aerei e traghetti (dove solo da qualche settimana si sono attivati i controlli con test rapidi ndr) insieme alla spesso irresponsabile voglia di vacanza: i positivi sono giovani per lo più tra i 18 e 35 anni, spensierati attori di movida estiva e veicolo del temibile virus. Una delle giovani romane, tornata a casa, è stata ricoverata allo Spallanzani con una grave polmonite bilaterale. L'altro focolaio che contribuisce a fare della Sardegna la regione con il più alto indice di contagio in Italia è quello scoppiato nel resort di lusso dell'isola di Santo Stefano, nell'arcipelago della Maddalena: su 470 tra ospiti e dipendenti costretti al tampone e alla quarantena, 26 sono risultati positivi, gli altri saranno presto "liberati". 

Come era timore di molti, i 37 contagi della giornata di mercoledì dicono che la Sardegna è tornata ai numeri di aprile. E già un importante organo di stampa quale è il Corriere della sera parla della possibilità (senza però conferma alcuna) che il governo decida per la chiusura dell'Isola - con interruzione dei collegamenti non essenziali via mare e aria - prima che la situazione sfugga di mano. Quello che restava come un problema sostanzialemnte economico, visto che una fetta interessante dell'economia dell'Isola è legata al turismo - e quello del Nord Sardegna per lo più nelle mani di imprenditori non sardi -, oggi si presenta come una possibile bomba sanitaria pronta a deflagrare nell'Isola dove affollati resort e locali notturni, poco avvezzi evidentemente al rispetto del distanziamento e dell'uso delle mascherine, diventano luoghi di incontro e fatale trasmissione del virus oltretirreno.

E i casi sardi non finiscono qui perché l'Isola, come noto, è meta di migrazioni soprattutto dall'Algeria, Paese del Maghreb dove si contano moltissimi casi di Covid. Nel centro di prima accoglienza di Monastir, nel Sud Sardegna, sono già 25 i giovani migranti trovati positivi al virus. Secondo il sindacato di polizia Siap, "la cosa più grave è che non si riesca a tenere separati e sotto controllo i positivi accertati, oltre 25. Oramai la promiscuità è totale", sostengono. Nei giorni scorsi c'erano state delle fughe poi rientrate dalla struttura, ma tra questi non erano state rilevate positività al virus. Da sottolineare anche i tre giocatori del Cagliari Calcio, Bradaric, Ceppitelli e Cerri, contagiati dal covid e in isolamento domiciliare. 

In un'intervista al Corriere della sera, il presidente della Regione, fotografa la situazione e assicura che la Sardegna "non ha mai avuto una circolazione virale autoctona. Tutti i casi sono di importazione o di ritorno - afferma Christian Solinas -, persone già positive testate una volta giunte in Sardegna o sardi infettati durante le vacanze all'estero. Dai dati ufficiali il numero maggiore dei casi si registra comunque in altre regioni del Paese e il nostro sistema sanitario sta gestendo in modo ordinato e tempestivo la situazione".

Ma il governatore sardo-leghista ne ha anche per il governo contro il quale punta il dito: "Se il governo avesse accolto il modello che avevo proposto già mesi fa per accompagnare l'ingresso sull'isola di ciascun passeggero con un certificato che attestasse l'esito negativo del tampone - spiega - oggi non ci sarebbe la recrudescenza del virus". Allora "tutti mi vennero contro, contestando l'incostituzionalità, l'impossibilità o la scarsa a
ttendibilità della mia proposta, salvo poi riproporla oggi con colpevole ritardo per tutta l'Italia". Ha prevalso "la linea del governo e di alcune regioni di una riapertura senza controlli".