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Dir. Resp.
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Edizione del 04/08/2020
Estratto da pag. 1
Come gestire (in trasparenza) il Recovery Fund. La ricetta di Zucchelli
Il Ciae (Comitato interministeriale per gli affari europei) ha iniziato adespletare il suo nuovo compito attribuitogli dal presidente del Consiglio:elaborare piani e gestire le risorse economiche provenienti dal Recovery fund(circa 200 miliardi).Compito che, nel nostro ordinamento giuridico spetterebbe al Consiglio deiministri o tutt’al più al Cipe, l’uno e l’altro luoghi della collegialità digoverno trasparente. Per capire, occorrono prima poche parole di spiegazione suquesto organo.Il Ciae è stato costituito presso la presidenza del Consiglio dalla Legge 24dicembre 2012, n. 234 (Norme generali sulla partecipazione dell’Italia allaformazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unioneeuropea).Fin dalla denominazione si comprende che esso ha come funzione quella diconcordare le linee politiche del governo per la partecipazione dell’Italiaalla fase ascendente della produzione normativa della Ue. La fase, in pratica,nella quale sulla base del programma stilato dalla Commissione le varie Ddggpreparano le direttive o i regolamenti o comunque gli atti europei.È convocato e presieduto dal presidente del Consiglio dei ministri o, per suadelega, dal ministro per le Politiche Europee e vi partecipano sempre ilministro degli Affari esteri e il ministro dell’Economia e delle finanze,mentre tutti gli altri ministri solo quando sono invitati in occasione dellatrattazione di materie di loro competenza.Possono essere invitati anche il presidente della Conferenza delle regioni,dell’Associazione nazionale dei comuni italiani e dell’Unione delle provinced’Italia quando vengono trattate materie di loro competenza.Come si vede è un organismo che ha compiti diversi e non omologabili con quellidi gestione, anche politica, di risorse. L’idea di attribuirgli la competenzaalla programmazione e gestione delle spese coperte da Recovery fund è talmentebizzarra, fuori luogo, francamente assurda (come attribuire al ministero dellaDifesa le campagne agricole a favore delle nettarine) che evidentementenasconde un retro pensiero e uno scopo interessato.Occorre chiedersi quale, e si comincia a comprenderlo se si pensa che ilpresidente reale dell’organo, perché di fatto sempre delegato a presiederlo, èil ministro delle Politiche Europee, attualmente l’on. Vincenzo Amendola,dirigente di partito del Pd, quindi pretoriano di ferro della forza politicache aspira ad essere il vero governo del Paese. Si aggiunga che anche il Mef èin quota Pd, e che rimarrebbe l’unico esponente 5S del ministro degli AffariEsteri a presidiare il bidone.Il valore aggiunto di questa soluzione sta quindi nella composizionedell’organo. Di fatto esso è un direttorio formato da tre persone. Gli altriministri sono chiamati dal presidente solo ove si tratti di materie di lorocompetenza, come anche i rappresentanti degli enti locali. Per gli scopioriginari questa formula era ragionevole, ma per gestire i fondi è inquietante.L’impressione che qualcuno si sia guardato intorno e abbia afferrato il primoorgano a portata di mano per affidargli l’incarico, sarebbe erronea. Ilprogetto è fine. Di fatto, il Ciae permette una gestione quasi segreta deifondi, nella più assoluta riservatezza anche all’interno del medesimo governo,stante la mancata partecipazione alle riunioni di tutti i ministri incontemporanea anche quando si trattano fondi di competenza di altri ministeri,come avviene in Cdm o nel Cipe.La definizione di linee di politica economica nazionale e di piani e programmiche la conducono a compimento, specie se in occasione della disponibilità dicosì ingenti risorse trasferite al nostro bilancio pari alla somma di diverseleggi di stabilità, deve essere presa necessariamente con l’assunzione diresponsabilità politica collegiale. Nel confronto e anche nello scontro diinteressi pubblici di cui ciascun ministro è portatore si raggiunge lacondivisione di una politica generale, di cui ogni ministro assume poi lapropria responsabilità per i singoli atti.Per non parlare della trasparenza delle istruttorie e delle decisioni, che sonoassicurate nei lavori del Consiglio dei
ministri o del Cipe, ma non certoall’interno di un organo così ristretto e autoreferenziale.La visione unitaria della gestione di queste ingentissime risorse èindispensabile, ma all’interno di un organismo così ristretto e sostanzialmentesegreto nei suoi lavori, questa visione si perde a favore, nel migliore deicasi, di visioni parcellizzate e non coordinate, il che conduce ad una erroneaallocazione delle risorse, nel peggiore, a gestioni interessate, che bene siprestano a utilizzazioni a favore degli amici o elettorali. Sempre ad unaassenza totale di trasparenza e informazioni.www.lettera150.it