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Edizione del 27/07/2020
Estratto da pag. 1
Caso camici, verifiche sui conti di Fontana `atto dovuto`
Il governatore: ‘Non vi è nulla di nascosto e non vi è nulla su cui basarefalsi scoop mediatici’Questa storia “è pazzesca”. Lo dice il governatore della Lombardia AttilioFontana, in un colloquio con la Stampa sull’inchiesta per frode su pubblicheforniture che lo ha coinvolto. “Ma qual è il reato? Di solito le personefiniscono indagate perché prendono dei soldi illecitamente. Io invece rischiodi passare alla storia come il primo politico che viene indagato perché i soldiha cercato di versarli” aggiunge. “Certo, quando è saltata fuori questa storiae ho visto che mio cognato faceva questa donazione, ho voluto partecipare anch’io. Fare anch’io una donazione. Mi sembrava il dovere di ogni lombardo” spiega.Alla fine “la Regione da mio cognato i camici li ha avuti gratis (unaparte,ndr) e l’unico reato che vedo veramente è una palese violazione delsegreto istruttorio e per questo probabilmente mi rivolgerò ai magistrati diBrescia”. Nel conto del governatore all’estero “non c’è niente di illecito –sottolinea -, sono capitali denunciati e scudati, un eredità di mia madre. Nonvedo di cosa dovrei vergognarmi”. Fontana ribadisce che “della fornitura nonsapevo niente. L’ho saputo solo quando mio cognato ha deciso di fare ladonazione”. Per il governatore “ormai in questo Paese la democrazia per alcuniè stata sospesa. Anzi, non esiste più”. Ogni democratico “dovrebbe indignarsiper quello che mi sta succedendo ma lo so, tanto è inutile, le regole ormaisono saltate”.Le verifiche della procura di Milano sui conti svizzeri del presidente dellaRegione Lombardia, Attilio Fontana sono un atto dovuto.Lo si apprende da fonti vicine all’inchiesta che vede il governatore accusatodi frode per la fornitura di camici, poi trasformata in donazione, da partedell’azienda del cognato Andrea Dini, anche lui indagato. Secondo quantoanticipato da alcuni quotidiani, e confermato all’ANSA, si tratta disoldi ‘scudati’ nel 2015 provenienti da due trust aperti dieci anni prima alleBahamas dalla madre ed ereditati alla sua morte dal futuro governatore.Risorse dichiarate, su cui ora i magistrati effettueranno gli accertamenti delcaso, dal momento che l’indagine sui camici è scattata proprio da un bonificodel presidente al cognato da 250mila euro. “Nelle dichiarazioni richieste dallenorme sulla trasparenza sono riportati nel dettaglio i miei patrimoni, non vi ènulla di nascosto e non vi è nulla su cui basare falsi scoop mediatici”, hasostenuto Fontana, che intende intervenire sul caso in Consiglio regionale,forse già nella seduta di domani o in quella di martedì convocate per discuteredi bilancio.“Il fascicolo sulla fornitura dei camici viene aperto sulla base di unasegnalazione di operazioni sospette trasmesso alla procura di Milano dal nucleospeciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza“: lo ha spiegato ilprocuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli, che coordina le indaginiassieme ai pm Furno, Scalas e Filippini, riferendosi alla segnalazione fattadalla Unione Fiduciaria di un bonifico poi bloccato di 250.000 euro da partedel governatore della Lombardia Attilio Fontana alla Dama spa, società delcognato, con la causale che si riferiva ai camici. Romanelli ha confermato cheil governatore è indagato solo per frode in pubblica fornitura.Fontana, in miei patrimoni nulla di nascosto“Nelle dichiarazioni richieste dalle norme sulla trasparenza sono riportati neldettaglio i miei patrimoni, non vi è nulla di nascosto e non vi è nulla su cuibasare falsi scoop mediatici”. Lo scrive su Facebook il presidente dellaRegione Lombardia Attilio Fontana, in relazione all’inchiesta sulla vicenda deicamici che lo vede indagato per frode. “Adesso qualche ora di riposo, da domanisi riprende come sempre il lavoro alla guida della Regione più bella delmondo”, aggiunge Fontana. (ANSA).“Quando è venuto a sapere della fornitura, per evitare equivoci gli ha detto ditrasformarla in donazione e lo scrupolo di aver danneggiato suo cognato lo haindotto in coscienza a fare un gesto risarcitorio”:lo ha spiegato all’ANSA Jacopo Pensa, legale di Attilio Fontana, indagato perfro
de in pubblica fornitura nell’inchiesta relativa ai camici alla RegioneLombardia. Questo risarcimento, ha spiegato Pensa, “è rimasto lettera morta”.“Non sono in grado di capire dove sia il reato ma i pm sanno quello che devonofare ed evidentemente sono state fatte indagini che hanno implicatol’iscrizione a garanzia dell’indagato”, ha concluso.Il 19 maggio, quattro giorni dopo una generica intervista di Report, Fontanacercò di fare un bonifico per arginare quello che il quotidiano definisce “ilrischio reputazionale”insito nei 75.000 camici e 7.000 set sanitari venduti per 513.000 euro allaRegione il 16 aprile dalla società Dama spa del cognato Andrea Dini e (per il10%) della moglie Roberta. Secondo la ricostruzione del Corriere, ilgovernatore lombardo tentò di bonificare alla Dama 250.000 euro, cioè granparte del mancato profitto al quale il cognato sarebbe andato incontro facendol’unilaterale gesto di tramutare in donazione alla Regione l’iniziale venditadei 75.000 camici e di rinunciare a farsi pagare dalla Regione i 49.353 camicie 7.000 set già consegnati. La milanese Unione Fiduciaria, incaricata il 19maggio da Fontana del bonifico, secondo Il Corriere bloccò il pagamento perchéin base alla normativa antiriciclaggio non vedeva una causale o una prestazionecoerenti con il bonifico, disposto da soggetto “sensibile” come Fontana perl’incarico politico. E così la fiduciaria fece una “Sos-Segnalazione dioperazione sospetta” all’Unità di informazione finanziaria di Banca d’Italia,che la girò a guardia di finanza e Procura.“Attilio Fontana “indagato” perché un’azienda ha regalato migliaia di camici aimedici lombardi. Ma vi pare normale? La Lombardia, le sue istituzioni, i suoimedici, le sue aziende e i suoi morti meritano rispetto. Malagiustizia a sensounico e “alla Palamara”, non se ne può più”. Lo scrive Matteo Salvini suTwitter.LA VICENDA Il governatore lombardo Attilio Fontana risulta indagato dalla Procura diMilano nell’inchiesta sulla fornitura da mezzo milione di euro di camici ealtri dispositivi di protezione da parte della società Dama spa gestita dalcognato Andrea Dini e di cui la moglie del presidente della Lombardia, RobertaDini, detiene una quota del 10%.La nuova iscrizione nel registro degli indagati è arrivata nella giornata incui è stato interrogato Filippo Bongiovanni, il dg dimissionario di Aria spa,la centrale acquisti regionale, indagato per turbata libertà nel procedimentodi scelta del contraente, assieme allo stesso Andrea Dini. Nelle tre ore difaccia a faccia coi pm, Bongiovanni avrebbe fornito la sua versione dei fattichiarendo che la Regione Lombardia e la sua centrale acquisti nelle fasi piùdifficili dell’emergenza Covid hanno operato in uno stato “quotidiano” dinecessità, in un’emergenza fronteggiata dalle strutture regionali con sforzi edimpegno. L’ormai ex dg ha anche messo a verbale dettagli concreti sugli sforzifatti, a suo dire, dalle strutture regionali nell’emergenza.Secondo le indagini quell’affidamento diretto senza gara della fornitura, cherisale al 16 aprile, sarebbe avvenuto in conflitto di interessi e l’ordinesarebbe poi stato trasformato in donazione solo il 20 maggio, dopo che latrasmissione Report iniziò ad indagare sulla vicenda. E Dama, comunque, avrebbevoluto guadagnare provando a vendere 25mila camici (dei 75mila totali di cui50mila donati) anche a fine maggio con un prezzo di 9 euro a camice, invece che6 euro che era il prezzo proposto ad Aria. Accertamenti erano in corso già dagiorni anche su un presunto “ruolo attivo” di Fontana, mentre numerositestimoni sono stati già sentiti dai pm nelle ultime settimane. E’ statoescluso, invece, subito dalle prime analisi un ruolo nella vicenda della mogliedel governatore. Bongiovanni, dal canto suo, avrebbe chiarito che in quellafase di piena pandemia erano state sospese tutte le procedure di verifica sulleforniture, compresa quella sui conflitti di interesse, e che questo genere diverifiche, tra l’altro, non sarebbero nemmeno spettate a lui.Qualunque impresa, dunque, che poteva fornire dispositivi di protezioneindividuale e che si era r
iconvertita per farlo, veniva in presa inconsiderazione da Aria. Bongiovanni non avrebbe mai parlato con Fontana del‘caso fornitura’, ma, pare, lo avrebbe fatto con altri in Regione. ABongiovanni è stata data la possibilità di fare dichiarazioni e gli sono statefatte alcune domande affinché desse spiegazioni a determinati passaggi del suoracconto. Non gli è stato nemmeno mostrato il capo di imputazione. Allo stato,gli inquirenti non hanno in programma di ascoltare anche Andrea Dini, mentreprobabilmente ci sarà la necessità di ulteriori accertamenti da parte delNucleo speciale di polizia valutaria della Gdf(Ansa)Tagverifica sui conti di fontana