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Edizione del 26/07/2020
Estratto da pag. 1
L’allarme delle Regioni: nel 2020 mancheranno entrate per due miliardi
È l’effetto del rinvio di tasse e canoni. Il governo disposto a stanziare 1,2 miliardi. La più colpita è la Lombardia
di Andrea Rinaldi26 lug 2020

C’è l’Irpef e l’Irap, le imposte sui beni del demanio marittimo e le tasse di abilitazione agli ordini professionali, le addizionali per i canoni di utenza delle acque pubbliche, il bollo auto e le sanzioni. In tutto una trentina di voci, che rappresentano le entrate tributarie ai bilanci delle Regioni a statuto ordinario e che il lockdown innescato dall’emergenza Covid-19 ha falcidiato. La Conferenza dei governatori le ha messe nero su bianco su un documento riservato e la stima del mancato introito per il 2020 è di 2 miliardi, anzi 2.010.507.164,86 euro per la precisione. Denaro che se non entrerà in cassa costringerà le giunte a sforbiciate pur di salvaguardare i bilanci: tagli destinati a settori dove la spesa non è rigida vale a dire trasporti, cultura, sport, turismo e accordi di programma per fare investimenti. La più colpita è la Lombardia, che denuncerebbe un calo del gettito di 460 milioni; per il Piemonte la perdita si aggirerebbe intorno ai 240 milioni, mentre per la Toscana sarebbero 210.

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Il governo è allora corso ai ripari stabilendo nel decreto Rilancio (34/2020, articolo 1, comma 1) un fondo da 1,5 miliardi per sterilizzare il buco a livello nazionale, ma gli addetti ai lavori ritengono le risorse non sufficienti, dato che un miliardo andrebbe solo alle Regioni a statuto speciale. Comprensibile la preoccupazione che serpeggia tra i governatori. Tanto che l’esecutivo Conte sta studiando una nuova misura tampone. Un altro documento riservato del ministero dell’Economia che sta circolando in questi giorni da Nord a Sud stabilirebbe una proposta di accordo tra governo e Regioni a statuto ordinario, cioè le escluse dal primo fondo, per un nuovo stanziamento da 1,2 miliardi. La bozza di intesa stima però «la perdita di entrate, al netto delle minori/maggiori spese e dei ristori per le Regioni a statuto ordinario — si legge — per l’importo complessivo di circa 1.700 milioni di euro per l’anno 2020», quindi 300 milioni in meno dell’ammontare calcolato dalla Conferenza delle Regioni. Per questo motivo, si legge ancora, «si prevede nel primo provvedimento legislativo utile, subordinatamente al rinvenimento della preventiva copertura finanziaria, l’integrazione del fondo per le Regioni a statuto ordinario di 1.200 milioni di euro al fine di garantire gli equilibri di bilancio». Una frase che però inquieta i governatori: i tempi infatti paiono essere lunghi e le risorse vanno trovate.Di questi denari, la quota maggiore andrà alla Lombardia (20.790.316 milioni, il 17,4% del plafond), seguita da Lazio (140.439.789 euro, l’11,7%) e Campania (126.478.105, il 10,54%). Al Veneto, una delle Regioni più colpite, andrebbero 95.356.421 euro, il 7,95%; al Piemonte 98.726.526 milioni, l’8,23% e all’Emilia-Romagna 102.078.947 euro, l’8,51%. «Se il governo fosse furbo — sussurra però un funzionario — userebbe il Mes e avrebbe i fondi già da subito, aspettare il Recovery Fund significherebbe avere quei soldi nel 2021».

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