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Edizione del 18/07/2020
Estratto da pag. 1
Gualmini: "Candidata sindaco a mia insaputa" - la Repubblica
Il suo nome circola come ipotesi unitaria per le amministrative a Bologna del 2021 Lei precisa: " Più smentisco, più questa voce prende
BOLOGNA. «Io candidata sindaca a Bologna? Sono candidata a mia insaputa, più smentisco e più mi tirano in ballo, ma il mio posto adesso è in Europa». Fa un passo di lato Elisabetta Gualmini. La parlamentare Ue il cui nome circola insistentemente in casa dem come super-candidata unitaria capace di metter d’accordo le correnti in lite per la successione a Virginio Merola, prova a tirarsi fuori dalla partita. E a cancellare il suo nome dai caminetti del pre- partita e dalle scorribande dei " semplici bastardi" aspiranti candidati, così soprannominati dallo stesso primo cittadino.

 

Una suggestione, quella su Gualmini, alimentata dalla sua vicinanza al governatore Stefano Bonaccini e dalle parole della stessa parlamentare Ue, che qualche settimana fa in una intervista al Cantiere Bologna non pose limiti alla provvidenza: « Adesso sono al parlamento europeo e lì rimango. Poi certo, le vie del Signore sono infinite, e un anno è lunghissimo». Il rientro in Italia tuttavia non è così imminente. Gualmini, attualmente in commissione bilancio al parlamento Ue, sta lavorando sodo sullo stanziamento dei fondi europei post-pandemia, in un momento delicato per il Paese. Non solo. La sua candidatura a Bologna comporterebbe l’ingresso al suo posto di un eletto veneto, con l’Emilia- Romagna che resterebbe con un solo parlamentare Ue: Paolo De Castro.

 

Una sponda in meno in Europa, per una regione che ne ha molto bisogno. Solo ieri, nel giorno dell’approvazione a Strasburgo della relazione sulla "Gender Equality" (di cui è relatrice per il gruppo S& D) Gualmini ha non a caso lanciato l’allarme sui « dati drammatici » emersi dall’analisi per genere delle ricadute del Covid in Emilia Romagna, insieme alla consigliera regionale Pd Roberta Mori. Secondo i dati, da marzo a maggio, nei mesi più duri del lockdown, 22 mila donne hanno perso il lavoro in regione, tre volte di più delle 7 mila che avevano perso il loro contratto nei tre mesi precedenti. Un numero che rappresenta 57% del totale dei posti di lavoro ceduti nei tre mesi di lockdown, pari a 38.061. Il virus, in particolare, ha colpito durissimo l’occupazione femminile impiegata nel settore commerciale, turistico e alberghiero: qui sono infatti 11.494 le donne rimaste senza contratto, contro le 4.917 cessazioni che hanno riguardato gli uomini. Non solo. Anche il 60% delle richieste di cassa integrazione in deroga arrivate in viale Aldo Moro al 30 giugno è rappresentato da donne. « In Europa stiamo lavorando perché l’uguaglianza di genere sia realizzata con misure concrete – spiega Gualmini – come la parità salariale tra, il riconoscimento dell’enorme lavoro di cura informale svolto dalle donne, maggiori servizi per la conciliazione vita-lavoro e il recepimento della convenzione di Istanbul sulla violenza sulle donne».