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Edizione del 13/07/2020
Estratto da pag. 1
Pd spiazzato su Autostrade. Zingaretti sposa la linea Conte che sposa la linea M5s
I dem divisi. Per Marcucci con la proposta Benetton "fatto un passo in avanti" ma poi arriva il segretario Pd: "La lettera Aspi è deludente"
Il Pd si ritrova spiazzato. Giuseppe Conte sposa la linea dura dei 5Stelle sulla revoca della concessione autostradale ai Benetton. Almeno ufficialmente. E i dem, dopo una giornata di passione, sono costretti a dare un segnale per non restare vittime degli eventi. Ed ecco il segretario Nicola Zingaretti: “I rilievi del presidente del Consiglio sono condivisibili”. Le interviste rilasciate dal premier alla Stampa e al Fatto quotidiano, in cui dice che si va verso la revoca della concessione autostradale e che la proposta presentata dai Benetton “è imbarazzante”, capovolgono la vicenda. Ammesso che poi sia effettivamente così e che il governo vada fino in fondo. Domani Conte farà un’informativa in Consiglio dei ministri, inizierà un dibattito che vedrà Italia Viva contraria insieme a una parte del Pd. E in questo stato confusionale non è detto che si arrivi a una decisione.

Fino a poche ore prima il partito di Zingaretti avrebbe voluto trattare con la holding per convincerla a cedere gran parte della partecipazione societaria in Atlantia, per intendersi dall’88% sarebbe dovuta scendere almeno sotto il 30%. Sarebbe stato questo un buon compromesso, secondo i dem. Tanto che il capogruppo al Senato Andrea Marcucci aveva considerato il nuovo piano dei Benetton “un passo in avanti”. Dello stesso avviso il giorno prima il sottosegretario ai Trasporti Salvatore Margiotta. Tutto lasciava pensare a un governo diviso con i 5Stelle da un lato per la revoca e il Pd che faceva resistenza. E addirittura il Movimento era sul piede di guerra contro Conte temendo che potesse “cedere ai ricatti” dei Benetton, copyright grillino.

Poi oggi è arrivata l’accelerazione del presidente del Consiglio. Accelerazione che ha colto il Pd di sorpresa. La lettura dei giornali fa montare la rabbia: “Non è la nostra posizione”, sono i messaggi scambiati di buon mattino da esponenti dem di primo piano. Indecisi su cosa fare, se replicare, se dissentire, alla fine scelgono di non restare schiacciati dal Movimento. E il segretario a nome del partito, seppur diviso, sposa la linea Conte.

“La lettera di Aspi al governo è deludente – dice Zingaretti - e conferma ulteriormente l’esigenza di un profondo cambio di indirizzo dell’azienda basato su impegni rigorosi in materia di tariffe, sicurezza e investimenti, e su un assetto societario che veda lo Stato al centro di una nuova compagine azionaria che assicuri l’avvio di questa nuova fase”.

A confermare la propria posizione sul dossier è Matteo Renzi che con un post su Facebook ricorda che la revoca della concessione è un’operazione “facile da dire, difficile da fare”. Perché, spiega il leader di Italia Viva, “se revochi senza titolo fai un regalo ai privati, ai Benetton, ai soci e apri un contenzioso miliardario che crea incertezza, blocco cantieri, licenziamenti”. Per Renzi la strada da percorrere è un’altra: “Se proprio lo Stato vuole tornare nella proprietà, l’unica possibilità è un’operazione su Atlantia con un aumento di capitale e l’intervento di Cassa depositi e prestiti”. Il rischio che si possa andare alla conta domani in Consiglio dei ministri è evidente. Ammesso che si arrivi con una proposta e che non ci sia semplicemente l’informativa del premier, come annunciato da Berlino.

All’attacco del premier per l’intervista che ha fatto crollare il titolo Atlantia in Borsa (-15,19% a 11,36 euro) il leader della Lega Matteo Salvini per il quale la linea e le parole del presidente del Consiglio su Autostrade fanno “andare in fumo milioni e milioni di euro, mettendo in difficoltà tanti piccoli risparmiatori”, perché “se un governo chiacchiera i risparmiatori poi ne pagano le conseguenze” annunciando una segnalazione alla Consob.

A fine serata il Movimento continua a insistere con un’altra nota: “Non ci sono ragioni per opporsi alla revoca. Condividiamo ogni singola parola espressa dal presidente del Consiglio”. Un modo per dire che ormai non sono concessi passi indietro, quando cresce il timore di ripensamenti.

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